di Emanuela Pessina

BERLINO. Una decina di giorni fa la Germania ha scoperto l'esistenza del "Nationalsozialistischer Untergrund" (NSU), l’underground nazionalsocialista, un gruppo neonazista attivo a Zwickau (Est della Germania) da oltre dieci anni e responsabile, con ogni probabilità, dell'omicidio di 9 immigrati e di un poliziotto, di un attentato a Colonia risalente al 2004 (23 feriti il triste bollettino) e di decine di rapine in banca. Grande lo shock mediatico sollevato dall’evento di cronaca, che ha lasciato comunque rapidamente il posto al bisogno di vederci chiaro: perché tutto ciò che ha a che fare con nazismo e neonazismo pesa ancora tanto in Germania, dove la coscienza dei gravi errori del passato non permette di ignorare nessun minimo dettaglio, e fa vergognare oggi forse più che in altri Paesi.

Al cosiddetto “trio del terrore di Zwickau” appartenevano tre membri, due dei quali si sono di recente uccisi dopo un tentativo di rapina finito male. L’unica sopravvissuta del trio è Beate Zschaepe, la donna che ha fatto saltare in aria il domicilio della banda subito poco prima della morte dei complici: da qui è partito tutto. Perché quest’ultima è un’azione incredibilmente eclatante, degna delle più losche storie di terrorismo: un’azione che potrebbe rivelare la volontà di nascondere qualcosa, forse tracce, indizi di relazioni pericolose.

Sono solo supposizioni, eppure qualcosa di ambiguo c’è. In un lungo reportage, il settimanale Der Spiegel ha rivelato una rete molto fitta di relazioni che, più o meno indirettamente, mettono in collegamento il “trio del terrore” al partito nazionaldemocratico tedesco, l’NPD. I tre membri dell’underground nazionalsocialista di Zwickau erano infatti a loro volta collegati a un altro gruppo neonazista regionale, la Thueringer Heimatschutz, in cui verso la fine degli anni ‘90 militavano diversi politici di spicco dell’attuale NPD tedesco.

La presenza attiva di queste figure politiche all’interno dell’associazione neonazi è comprovata da scritti ufficiali degli organi di potere tedeschi, che già nel 2000 indagavano la posizione dell’NPD per un eventuale divieto di un partito considerato a tratti anticostituzionale. Ora la Thueringer Heimatschutz non esiste più, ma il sito internet che le fa capo è ancora attivo. Secondo Der Spiegel, il portale conterrebbe dei contributi che mostrano rapporti fra il partito nazionaldemocratico e i militanti neonazi.

Dalle ultime indagini risulta inoltre l’esistenza di un altro complice del commando di Zwickau, André E., uno dei personaggi politici di riferimento dei giovani nazionalsocialisti di Potsdam, alle porte di Berlino. André E. potrebbe sembra essere anche l’autore di un video nel quale i terroristi di Zwickau hanno dichiarato la propria folle intenzione omicida nei confronti degli immigrati, rivendicando anche l’attentato di Colonia del 2004.

L’NPD, da parte sua, ha immediatamente preso le distanze dal gruppo di Zwickau, ma i fatti non supportano pienamente la posizione del partito. Il presidente nazionaldemocratico Holger Apfel ha dichiarato di “condannare in maniera assoluta” ogni azione terroristica, eppure, i forum che fanno capo alle già nominate associazioni neonazi sembrano mostrare un’altra realtà. Come le parole dell’ex-vice di Apfel, che in una discussione parla della campagna elettorale come „di un argomento da sfruttare per ottenere soldi dalla politica”.

In passato, il giovane è già stato condannato per possesso illegale di armi e per diverse azioni violente. O come le parole di un altro blogger neonazi, che rivendica il bisogno di “stabilire il socialismo nazionale nelle comunità più piccole del popolo, nelle associazioni, nelle città e nei comuni”. Neonazi che fanno politica, politici che militano nei gruppi neonazi: il confine fra partito ufficiale di estrema destra e gruppi neonazi potrebbe davvero essere più labile di quanto si voglia far credere, in Germania.

La parola spetta ora agli inquirenti, che vogliono andare a fondo nella vicenda per dare alla Germania le dovute risposte. Come già nel 2003, il Governo federale sta valutando la possibilità di metter fuorilegge il partito nazionaldemocratico tedesco alla luce dei legami che sembrano esserci con le cellule terroristiche neonaziste: la Cancelliera Angela Merkel (CDU) ha dichiarato l’intenzione di valutare la situazione “con tutti i mezzi possibili”.

Nel 2003 non si era riusciti a bandire l’NPD per la “massiccia presenza di informatori infiltrati” al suo interno, che permettevano un maggiore controllo delle attività dei gruppi neonazi. Altra questione discutibile: perché la presenza d’informatori dei servizi segreti non ha impedito dieci anni di omicidi e attentati?

Oltre alle presunte relazioni pericolose di qualche anno fa, ora lo Stato deve giustificare una serie di vittime, e la popolazione non sembra più disposta ad accettare compromessi. Da un sondaggio del settimanale Stern risulta che il 64% dei tedeschi non ha fiducia nella lotta dello Stato contro i gruppi di estrema destra, giudicata poco concreta. Infiltrati o no, tocca ora alle autorità e provare a invertire l’opinione dei tedeschi circa l’efficienza delle misure e, soprattutto, ripulire il Paese.

 

 

 

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