di Michele Paris

Con il ballottaggio delle primarie di domenica, il Partito Socialista francese ha scelto il proprio candidato per le elezioni presidenziali che il prossimo anno dovrà sfidare Nicolas Sarkozy. A conquistare la maggioranza dei consensi espressi dai 2,7 milioni di francesi che hanno partecipato al voto è stato l’ex segretario del partito, François Hollande, impostosi sull’attuale leader dei socialisti, Martine Aubry. Il 57enne Hollande ha raccolto circa il 56 per cento dei suffragi contro il 44 per cento della rivale. Nel primo turno delle primarie lo scorso 9 ottobre, il primo aveva ottenuto il 39,2 per cento contro il 30,4 per cento della Aubry.

La vera sorpresa del primo turno era stato il candidato dell’ala sinistra del partito, Arnaud Montebourg, con il 17,2 per cento. L’exploit di quest’ultimo aveva spinto al quarto posto l’ex candidata alle presidenziali del 2007, Ségolène Royal (7%), e ancora più giù l’esponente della corrente più liberista del partito, Manuel Valls (5,6%). L’appoggio di questi ultimi due dopo il primo turno ha comunque contribuito al successo di Hollande nel ballottaggio.

Secondo i più recenti sondaggi, François Hollande appare in vantaggio nei confronti di Sarkozy, anche se la campagna elettorale vera e propria non é ancora iniziata e l’impopolare presidente non ha ancora annunciato ufficialmente la sua intenzione di correre per la rielezione. Il primo turno delle presidenziali è previsto per il 22 aprile e l’eventuale ballottaggio andrà in scena il 6 maggio.

Nonostante il basso profilo del candidato Hollande, i socialisti sembrano in ogni caso avere buone chance di conquistare la presidenza nel 2012, alla quale dal 1958 hanno portato un solo uomo, François Mitterand, uscito dall’Eliseo ormai più di sedici anni fa. A determinare gli equilibri del confronto di aprile sarà anche il livello di gradimento che sarà in grado di raccogliere la candidata del Fronte Nazionale, Marine Le Pen, in un momento in cui in tutta Europa la critica al sistema neoliberista sembra essere affidata pressoché unicamente all’estrema destra.

A penalizzare Hollande - esponente dell’ala moderata del PS - è anche la sua mancanza di esperienza di governo a livello nazionale. Pur vantando un curriculum accademico di primissimo livello (HEC, ENA), il candidato socialista non ha mai ricoperto incarichi ministeriali. Attualmente occupa un seggio al Parlamento di Parigi ed è il presidente del dipartimento della Corrèze, uno dei più piccoli dell’intera Francia. Hollande è stato inoltre segretario del Partito Socialista tra il 1997 e il 2008 in un periodo di grandi difficoltà e divisioni, prima di cedere il testimone a Martine Aubry.

Protetto dell’ex presidente della Commissione Europea, Jacques Delors, Hollande era ad esempio alla guida del partito nel 2002 quando Lionel Jospin non riuscì nemmeno a conquistare il secondo turno nelle elezioni presidenziali, venendo battuto da Chirac e Le Pen, e nel 2005, quando i socialisti si divisero sulla nuova costituzione UE, bocciata dai francesi in un referendum popolare. Hollande è stato il partner di Ségoléne Royal, dalla quale ha avuto quattro figli e si è diviso nel 2007 poco dopo la sconfitta di quest’ultima nella corsa all’Eliseo.

Le primarie socialiste in Francia erano state segnate dallo scandalo Strauss-Kahn, accusato di stupro ai danni di una cameriera in una suite di un hotel newyorchese. Hollande ha indubbiamente beneficiato del voto degli elettori più moderati su cui contava l’ex direttore del FMI. Allo stesso modo, la candidatura di Martine Aubry è stata poco più che improvvisata, dal momento che la segretaria del partito aveva deciso in precedenza di correre nelle primarie solo in caso di rinuncia da parte di Strauss-Kahn.

Il voto per la scelta del candidato presidente per il Partito Socialista era stato preceduto da alcuni dibattiti trasmessi in diretta TV che hanno fatto registrare indici d’ascolto elevati. Mentre Hollande si era presentato come candidato centrista, Martine Aubry aveva cercato di posizionarsi relativamente più a sinistra.

In realtà, a ben vedere, non sono emerse differenze sostanziali tra i due candidati promossi al ballottaggio. Nessuno dei due, inoltre, ha preso le distanze in maniera netta da alcune delle politiche di Sarkozy. Entrambi, ad esempio, appoggiano l’intervento in Libia e hanno promesso di voler proseguire la politica economica di rigore adottata dall’attuale governo nel corso della crisi finanziario in atto.

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