di Emanuela Pessina

BERLINO. Parlamentari che, di lavoro, fanno solo politica: detta così potrebbe sembrare fantascienza, o piuttosto un’antiquata e logora utopia, eppure qualcuno comincia a crederci davvero, anche tra chi ha voce in capitolo. Secondo a quanto scrivono alcuni autorevoli quotidiani tedeschi, i socialdemocratici (SPD), una delle maggiori forze politiche in Germania, stanno valutando la possibilità di impedire qualsiasi attività professionale secondaria ai membri del Parlamento, in modo tale da garantire più qualità alla democrazia.

L’idea è del gruppo di lavoro “AG Demokratie”, composto da 16 membri SPD del Parlamento, ed è inserita in un contesto più ampio di proposte per raggiungere una reale trasparenza nella res politica. A pubblicare lo scritto formale di “AG Demokratie” è stato il quotidiano Die Welt qualche giorno fa: la mozione sarà presentata ufficialmente al congresso dei socialdemocratici 2011, per essere rivista e approvata, ed entrare così a far parte del programma politico SPD.

Il comitato di lavoro chiede innanzitutto la sospensione totale delle entrate secondarie dei parlamentari, così come delle attività remunerate e non, che possano intaccarne l’integrità politica. Nel centro del mirino, in particolare, la partecipazione dei politici a organi direttivi di comunicazione: impedire tali connessioni farebbe “crescere la libertà di critica” all’interno del Paese ed “eliminerebbe alla radice il problema dell’influenza impropria sui media”.

Altro pericolo per l’indipendenza delle decisioni politiche sono i finanziamenti ai partiti da parte di imprese, enti e associazioni varie: “AG Demokratie” chiede che tali sostegni vengano proibiti, o comunque regolati e monitorati pubblicamente. Va da sé che un partito sponsorizzato rischia di assoggettare gli interessi del cittadino alle possibilità economiche del gruppo economico che lo sostiene. A essere messe in discussione sono le pari opportunità dei vari gruppi di interesse, le cosiddette lobby: chi ha più soldi fa valere il proprio ascendente sulla politica grazie ai finanziamenti della stessa.

Ed è a questo proposito che i socialdemocratici vedono la necessità di stilare un “registro delle lobby”: per valutare meglio le mosse dei politici, i cittadini dovrebbero sapere chi finanzia chi. Un registro pubblico dei finanziamenti ai partiti e ai singoli politici renderebbe possibile a ogni singolo tedesco una comprensione più ampia della politica.

Per il momento rimangono comunque tutte proposte, in pratica solo chiacchiere, poiché i primi sviluppi concreti si vedranno eventualmente solo a dicembre, durante il congresso di partito SPD che dovrà rivedere e approvare formalmente lo scritto. Una riforma dell’ambito dei finanziamenti a politici e partiti tedeschi era già stata discussa a livello parlamentare ad aprile, ma non aveva portato nessun cambiamento effettivo: lo scritto di “AG Demokratie” va quindi a riaprire un dibattito che rischiava di essersi spento nei meandri della capricciosa estate berlinese.

Obbligo di trasparenza per le lobby, attività secondarie di politici e finanziamenti ai partiti sono temi che si trascurano facilmente, soprattutto quando chi governa conta fra i partiti maggiormente accusati di lobbysmo. Da ammirare i socialdemocratici, perché sanno sfruttare il loro ruolo all’opposizione: riaprire in maniera intelligente un dialogo politico caduto nel vuoto è forse il modo migliore per fare politica.

Tant’è vero che già numerosi gruppi politici stanno già organizzando le prime manifestazioni in questa direzione. “Perché l’esperienza insegna che non bastano le belle parole dei partiti“, spiegano dal sito lobbycontrol.de. “C’è sempre bisogno della presenza e della pressione pubblica, anche solo per fare qualche piccolo passo in avanti.”

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