di Mario Braconi

Le rovine dei palazzi incendiati dalle rivolte urbane in Gran Bretagna ancora fumano; e il Paese,assieme al resto del mondo, si interrogano. Compito arduo, cui è necessario far fronte senza pregiudizi. Una certezza, sopra a tutto: le rivolte inglesi dell’agosto 2011 non sono motivate dalla fame: obiettivi della razzia e degli atti vandalici sono stati soprattutto negozi di articoli elettronici e di abbigliamento sportivo. Zoe Williams sulle colonne del Guardian, nota che, se i rivoltosi si fossero accaniti sulle vetrine di Gucci o di Tiffany, si sarebbe almeno potuto dare al loro agire una parvenza di connotazione politica. Invece “il tallone d’Achille dei casseurs è proprio nel dimostrare di essere andati alla ricerca di oggetti che evidentemente desidererebbero possedere”.

La Williams cita la testimonianza di Claire Fox, attivista di sinistra e testimone oculare: “la rivolta aveva tutta l’aria di essere nichilista, le persone non apparivano motivate politicamente né dimostravano alcun senso della comunità o della solidarietà sociale”. Pare che a Clapham Junction l’unico negozio che si è salvato è stato Waterstone’s (una catena di librerie), mentre inspiegabilmente dagli scaffali di Boots (una parafarmacia) sono state razziate grandi quantità di Imodium: con un pizzico di umorismo, Williams aggiunge che “ce n’era abbastanza per tenere vivo un feed di Twitter sul livello di istruzione dei rivoltosi e sui loro disturbi intestinali”.

Una rivoluzione di potenziali consumatori frustrati, dunque? Senz’altro. Ma non dimentichiamo il valore simbolico che il consumo ha assunto nel nostro mondo post-moderno. Lo spiega Alex Hiller della Nottingham Business School: “Se ci si rifà a Baudrillard ed ad altri autori che scrivono di sociologia del consumo, [si capisce che il consumismo] è una falsificazione della vita sociale. La pubblicità, in effetti, promuove un luogo di fantasia. Anzi, il consumismo si basa proprio sull'essere scollegati dal mondo [reale]”. Dunque, una delle ragioni delle esecrabili condotte viste in questi giorni per le strade della Gran Bretagna potrebbe proprio essere una forma di rivalsa, non solo  materialistica, verso un destino apparentemente fatto solo di disoccupazione, emarginazione e degrado.

Ciò valga anche come frammentario ma preoccupante spia dell'annichilimento dei valori civili e sociali che dovrebbero essere le pietre angolari delle grandi democrazie europee: Londra chiama Parigi. L’emancipazione, anziché per teorie e pratiche di liberazione, sembrerebbe aver preso la brutta scorciatoia del consumo, un consumo cui l'uomo della strada sente di avere diritto ad ogni costo, anche quello di affogare il suo proprio futuro e quello della comunità di appartenenza. Da questa angolazione, è di grande utilità la testimonianza sul campo resa dalla celebre filantropa di origini iraniane Camila Batmanghelidjh sulle colonne dell’Indipendent. L'insorgenza di strutture parallele illegali dirette contro le istituzioni (le gang, ad esempio) è spesso la triste conseguenza dell'atteggiamento cieco o rinunciatario delle istituzioni. Racconta la vivace e corpulenta signora di servizi sociali incapaci di assistere le madri in difficoltà; di centri contro il disagio psichico dove i pazienti non hanno niente di meglio che strappare la carta da parati; di dipendenti dei centri per la gestione del disagio giovanile barricati dentro le loro stanze perché giovani disturbati la fanno da padroni con i loro atteggiamenti da teppisti e i loro cani feroci; di giovani donne che all’interno dei casermoni devono fare lo slalom con i passeggini per evitare le siringhe e i preservativi usati, mentre all’interno degli ascensori il minimo è dover sopportare il lezzo di orina - anche se qualche volta si rischia lo stupro. Questa deprimente carrellata  serve almeno a capire che qui non si tratta di un caso eccezionale di attacco alla dignità, quanto piuttosto un’umiliazione sistematica, quella appiccicata addosso a persone prive di quasi tutto in una società che [nel reale e nell’immaginario NdR] appare piena di cose”.

Il grido di dolore della Batmanghelidjh consente di comprendere, senza peraltro pelose giustificazioni da intellettuali nella torre d'avorio, che nei sobborghi si sia sviluppato un humus propizio alla violenza. Ma altri commentatori hanno voluto dare una lettura più “di testa” della crisi esplosa in questi giorni. Secondo lo scrittore Ian Leslie, l’esplosione virale di violenza è motivata da due ordini di fattori, distinti ma convergenti: da un lato la disgregazione sociale, che rende le persone meno soggette alle norme delle proprie comunità ed in generale più vulnerabili all’influenza proveniente da persone con cui non hanno relazioni stabili (tipiche quelle sviluppate attraverso i social network). E dall’altra, una ragione tecnica (si è parlato della rivolta dei BlackBerry): una società perennemente connessa alla Rete è sottoposta ad un'orgia di informazione e di stimoli che finisce “rendere impossibili i circuiti di feedback e depotenziare la responsabilità individuale”.

Il sito di neuroscienza MindHack, infine, fornisce una chiave di lettura per interpretare l'esplosione virale della violenza, usando un semplice esempio. Se siamo in un autobus, infastiditi per nostre ragioni personali, ma anche indispettiti dal suono delle cuffiette dei ragazzini davanti a noi, dalle chiacchiere dei vecchietti diretti al mercato, e in generale dalla folla e dal caldo, difficilmente ci sentiremo “affini” al nostro prossimo. Ma se si verificasse un attacco contro l'autobus, improvvisamente faremmo idealmente corpo anche con il più sgradevole dei nostri compagni di viaggio al fine di fronteggiare la minaccia esterna. Secondo MindHack, un atteggiamento della polizia indiscriminatamente violento produce coesione su una folla di persone eterogenee e delle quali, è scientificamente provato, quelle veramente pericolose sono una minoranza identificabile. Sembrerebbe dunque che gli intellettuali britannici siano molto  preparati sulle origini sociali e psicologiche della bomba esplosa a Londra, e che siano anche attrezzati per gestirla nel modo in modo freddo e razionale. Non si può dire, però, che la loro voce si sia fatta strada nelle orecchie e nei cuori dei politici.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy