di Giuliano Luongo 

Uno dei timori paventati al momento dell’elezione di Viktor Yanukovich al seggio presidenziale dell’Ucraina, era quello del raggiungimento di un generale abbassamento del livello di democrazia e pluralismo politico. La recente questione dell’arresto - poi smentito, poi probabilmente riconfermato - dell’ex Premier e ora leader dell’opposizione Yulia Tymoshenko è solo l’ultimo step di un caso politico-giudiziario iniziato lo scorso dicembre, il cui scopo ultimo e recondito - stando alla stessa Tymoshenko - sarebbe quello di mettere a tacere l’opposizione onde lasciare all’attuale Presidente Yanukovich campo libero senza opposizione alcuna. E’ bene dunque cercare di ricostruire le tappe precedenti della vicenda.

Il caso che poi ha portato al non-arresto dello scorso 24 maggio è datato ufficialmente al 15 dicembre scorso, quando l’Ufficio del Procuratore Generale di Kiev ha aperto un’indagine sul “cattivo uso” di fondi ricevuti dal governo ucraino (per la precisione al Ministero per l’Ambiente) nell’ambito operativo del Protocollo di Kyoto: solo 5 giorni dopo è partita l’accusa nei confronti della Tymoshenko. L’ex Prima Ministra ha negato il fatto che i fondi fossero stati sottratti al Ministero in questione, per poi definire l’intero procedimento penale come una “caccia alle streghe” nei suoi confronti.

La Tymoshenko non fu subito arrestata, ma solo messa in condizione di non poter lasciare la capitale per tutta la durata delle indagini. Nell’ambito dello stesso caso le autorità hanno messo in stato di fermo l’ex Ministro per l’Ambiente Georgiy Filipchuk, in carica durante il secondo governo Tymoshenko; Filipchuk è il terzo Ministro di quel governo a finire sotto accusa da marzo 2010 (data di caduta del governo in questione) dopo il Ministro dell’Interno Yuri Lutsenko ed il Ministro dell’Economia Bogdan Danylyshyn, entrambi inquisiti per reati legati all’abuso d’ufficio.

I membri del BYUT, il partito della Tymoshenko, bloccarono fisicamente il Parlamento dopo la messa in accusa della loro leader. Lo stesso giorno, il Partito Popolare Europeo (al quale il BYUT, per motivi del tutto avulsi da qualsivoglia ideologia e coerenza politica, simpatizza fin quasi all’adesione) ha espresso la sua vicinanza alla donna politica ucraina con una dichiarazione nella quale condanna “la crescita di una pressione aggressiva e politicamente motivata da parte delle autorità ucraine nei confronti dell’opposizione e del suo leader Yulia Tymoshenko”.

E’ interessante ricordare come, proprio agli inizi del dicembre del 2010, il Procuratore Generale Viktor Pshonka avesse affermato di non avere motivi politici per portare alla sbarra la Tymoshenko e Lutsenko: in effetti, almeno per Lutsenko, di motivi pratici ce n’erano a bizzeffe, già se pensiamo solo alla sua ubriachezza molesta e a tutte le gaffe durante un viaggio in Germania nel 2009. In ogni caso, tornando al caso attuale, voci da alcuni ufficiali governativi affermano che le indagini sulla Tymoshenko sono state avviate nell’ottica di un piano più ampio volto a svelare tutte le attività illecite del precedente governo.

Il 27 gennaio Yulia Tymoshenko è stata bersagliata da un’altra accusa ufficiale, quella dell’uso - ovviamente illecito - di 1000 veicoli originariamente destinati a funzioni medico sanitarie (=ambulanze et similia) per potenziare la propria campagna elettorale, per un conto totale di 6,1 miliardi di euro pagati dai contribuenti ucraini. Sorvolando sull’appeal di usare un’ambulanza per invitare la gente al voto, la bionda incriminata ha reagito professando ancora la propria innocenza e accusando il rivale Yanukovich, a suo dire reo di stare organizzando false accuse al fine di mettere a tacere le voci dell’opposizione.

In aggiunta, lo scorso 10 aprile la Procura ha accusato la bella Yulia di abuso di potere durante la crisi del gas russo-ucraina del 2009; abuso che si sarebbe concretizzato nell’aver firmato un contratto decennale di forniture di gas senza avere l’approvazione del resto del governo. Il portavoce della Procura ha inoltre aggiunto che la firma di tale accordo sarebbe costata al paese una cifra enorme, cosa che ovviamente la Tymoshenko nega, dicendo anzi di aver fatto un’ottima azione nel riuscire a far ripartire le forniture di gas al suo Paese, sebbene ad un prezzo non proprio vantaggioso.

E’ proprio per quest’ultima accusa che ha rischiato di portare la politicante dietro le sbarre: il 24 maggio, dallo stesso sito web della Tymoshenko, è trapelata la notizia del possibile arresto, smentita subito dopo dalle autorità. La Tymoshenko ha affermato che la Procura non ha potuto trattenerla non solo perché i reati non sussistono, ma soprattutto perché la pressione popolare per una sua “liberazione” è stata talmente forte che andare avanti con l’arresto si sarebbe concretizzato in uno smacco politico troppo forte per il governo attuale. Sarà proprio per evitare l’eccesso di critiche che il governo ha deciso ieri di fare poker accusando in blocco tutto l’ex governo Tymoshenko di frodi varie in tema di compravendita vaccini durante la crisi dell’influenza suina.

In sintesi, il casellario giudiziario dell’ex Premier dell’Ucraina sembra poter rivaleggiare quasi con quello di Berlusconi, eppure stavolta i sospetti di manovra politica ci sono eccome. Il timing delle accuse è stato notevole, venendo proprio nel periodo in cui l’Unione Europea teneva d’occhio la situazione politica dell’Ucraina onde stringere i rapporti politici ed economici con il Paese ex-sovietico: da Bruxelles si è detto che un Paese dalla situazione politica instabile e con il pluralismo a rischio non può considerarsi pronto per rapporti più stretti con l’Unione. In effetti, così il governo Yanukovich avrebbe raggiunto un interessante traguardo, quello di tenere in carcere la sua principale oppositrice politica e, al tempo stesso, rimanere a distanza di sicurezza dall’Europa per non scontentare l’ingombrante partner russo.

Di contro, è interessante notare come la Tymoshenko sia ormai divenuta non solo la leader dell’opposizione, ma anche l’emblema della possibile integrazione europea dell’Ucraina, integrazione da fare sotto la guida di un partito con un rinnovato orientamento centrista-conservatore in barba alle velleità pseudo socialiste di quando la Tymoshenko “vinse” la rivoluzione arancione accanto al butterato Yushchenko (che, per la cronaca, all’epoca era un liberale generico ed ora è in una ignorata coalizione di estrema destra veteronazista).

Tutto ciò, ovviamente, per seguire un trend caro all’est europeo ormai europeizzato e per porsi “meglio” come elemento anti-russo, tranciando tutte le possibili connessioni con ciò che è in odore di (ex)URSS. Riassumendo, in Ucraina l’elettore medio può scegliere tra un governo tendente al non-pluralismo, pro-Russia in odore di revival dittatoriale, oppure tra un’opposizione trasformista, truffaldina, pro-Europa, solo perché ciò significa essere anti Russia a priori. Povera Ucraina.

 

 

 

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