di Carlo Musilli

Alla fine lo ha fatto davvero: ha dato fuoco al Corano. Per chi se lo fosse scordato, parliamo di Terry Jones, il bigotto fondamentalista che l'estate scorsa ha tenuto col fiato sospeso le diplomazie di mezzo mondo con il suo progetto di falò medievale. E così ha fatto. Lo scorso 20 marzo, nella sua sperduta chiesetta in Florida, ha organizzato addirittura un "processo al Corano". Una farsa durata sei ore a cui hanno partecipato quattro gatti. L'accusa era affidata a un ex islamico convertitosi al cristianesimo, la difesa a un non meglio precisato "imam di Dallas".

Evidentemente il Corano aveva poche chance di cavarsela. Come da pronostico, è arrivata la condanna per "istigazione alla violenza". Allo scopo di emendare il libro islamico dai suoi peccati, gli invasati di Gainsville hanno messo in piedi una specie di rito stregonesco. Una copia del testo è stata lasciata a mollo nel cherosene per un'ora. Poi è stata depositata in una scatola al centro della chiesa. Uno zippo vecchia maniera ha fatto il resto. Burn baby, burn.

Ma siccome Terry oltre ad essere un truffatore è anche un gran vigliacco, la mano che ha fatto scattare la scintilla non è stata la sua. Ad eseguire la sentenza ci ha pensato il suo fido aiutante, tale Wayne Sapp. Praticamente quello che il giovane Semola era per mago Merlino.

Nelle originarie intenzioni malate di Jones, il "Coran Burning Day"doveva tenersi l'11 settembre e puntava a cavalcare l'indignazione degli americani per la possibile costruzione di una moschea accanto a Ground Zero. All'epoca Terry era una star. Decine di giornalisti affollavano il praticello davanti al suo Centro di Gainsville, in Florida. Non una vera chiesa, ma una specie di setta con una trentina di adepti.

In effetti, nemmeno Terry è mai stato un vero pastore. La sua storia è piuttosto quella di un ladruncolo di provincia. In gioventù vendeva macchine usate, poi si trasferì in Germania e ha iniziò a predicare il Verbo. Quando lo beccarono con le mani nella cassetta delle elemosine tornò in patria, senza però abbandonare il pulpito. Dopo anni passati a prendersela inutilmente con immigrati, gay, trans e lesbiche, Terry ha trovato nell'Islam la gallina dalle uova d'oro.

A inizio settembre, Fbi, Interpol e servizi segreti lo tenevano d'occhio angosciati. Non potevano fare nulla per fermarlo: il primo emendamento della Costituzione americana consente perfino di fare il barbecue con un testo sacro, anche se questo potrebbe causare rivolte e attentati un po' ovunque. Alla fine era intervento direttamente Obama e Terry si era convinto a lasciar perdere. Pericolo scampato? Nemmeno per sogno.

Sei mesi dopo, è ancora il Terry di sempre. Stessi baffoni a uncino da cow boy, stesso pistolone calibro 40 sotto la giacchetta, stessa convinzione di parlare per bocca di Dio. In più, il predicatore ha soltanto un profondo risentimento per esser stato dimenticato tanto in fretta. Deve aver pensato che l'unico modo per tornare in cima alle cronache fosse dar seguito alle vecchie minacce.

Nonostante l'impegno profuso, all'inizio sembrava che Terry avesse fatto l'ennesimo buco nell'acqua. Nessun media americano lo ha degnato di uno sguardo. "Il pastore Jones ha già avuto il suo quarto d'ora di notorietà - ha detto Ibrahim Hooper, portavoce degli islamici statunitensi - non vogliamo regalargli neanche un minuto di più". Tutti continuavano ad ignorarlo. Ma nell'era di Youtube, ignorare davvero qualcuno è diventato quasi impossibile.

Il filmato del Corano flambé ha iniziato a girare sui siti islamici di tutto il mondo e alla fine si sono scomodati a condannare il gesto perfino i presidenti di Pakistane Afganistan. Quello che forse Terry non aveva ben chiaro era che le sue manone da vecchio commerciante di catorci si sarebbero presto sporcate di sangue.

Così un inutile e ignorantissimo gringo della Florida ha causato la morte di decine di persone in Medio Oriente. Le prime manifestazioni contro di lui sono state organizzate venerdì scorso in Afghanistan. Nella cittadina settentrionale di Mazar-i-Sharif, durante un attacco alla sede Onu, sono state uccise 12 persone, di cui due decapitate. Secondo una fonte Onu di New York, i morti sarebbero addirittura 20. Forse i responsabili della strage sono stati alcuni talebani infiltrati, ma non è arrivata alcuna rivendicazione dell'attacco.

Lo stesso giorno a Kabul, su istigazione del mullah, circa 200 persone si sono riunite davanti all'ambasciata americana gridando "morte all'America!" e bruciando la bandiera Usa. Sabato le proteste sono continuate a Kandahar, dove duemila persone sono scese in piazza. Il bilancio è stato di 10 morti e oltre 80 feriti. Sventato per un soffio il tentativo di tre kamikaze di farsi esplodere nella base Nato di Camp Phoenix. Ancora scontri ieri a Kandahar, dove un altro afgano è morto e a decine sono rimasti feriti.

Piuttosto imbarazzante il modo in cui Obama ha reagito a tutto questo. Com'è ovvio, il Presidente americano ha pronunciato subito parole dure contro le violenze. Ma la condanna della bravata di Jones è arrivata solo ieri, con colpevole ritardo. Per di più su esplicita richiesta del presidente afgano, Hamid Karzai.

E Terry? A chiunque sarebbero baluginati dei sensi di colpa, ma non a un cristiano fondamentalista come lui. Non solo ha detto di non sentirsi assolutamente responsabile per le uccisioni, ma ha anche chiesto agli Usa e all'Onu di reagire con forza "contro i paesi dominati dai musulmani". Per far capire al mondo che fa sul serio, Terry ha anche annunciato che intende allestire un nuovo "processo". Stavolta a salire sul banco degli imputati sarà il Profeta Maometto. E' così confermata la regola numero uno degli idioti: di fronte all'evidenza dell'errore, insisti, insisti, insisti ancora.

 

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