di Luca Mazzucato 

NEW YORK. L'effetto Wikileaks arriva in Medioriente e questa volta è Al Jazeera a lanciare il sasso. L'emittente del Qatar pubblica 1700 documenti segreti sul conflitto israelo-palestinese e l'infinita girandola di negoziati di pace cominciati e poi abbandonati negli ultimi anni dal trio Stati Uniti-ANP-Israele. Portando scompiglio, come c'era da aspettarsi, soprattutto nel campo palestinese, proprio ora che molti Paesi finalmente riconoscono ufficialmente lo Stato Palestinese...

Il Presidente Abbas e il suo team negoziatore, guidato da Saeb Erekat, non ne esce di sicuro a testa alta. Si parla dello stato di Gerusalemme Est, di scambi di terre tra West Bank, Gaza e Israele, di’insediamenti, di quanti profughi del '48 potranno tornare in Israele, insomma di tutti i nodi più scottanti. Abbiamo deciso di raccontare due degli infiniti episodi. Il lettore avido può andare a spulciare l'intero malloppo (tutto in inglese) sul sito web di Al Jazeera.

La rivelazione forse più drammatica riguarda un incontro del Giugno 2008 tra il Segretario di Stato americano Condoleezza Rice, il Ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni e Ahmed Qurei e Saeb Erekat, il primo ministro e il capo negoziatore dell'ANP. In questo incontro, i palestinesi fanno la loro offerta iniziale per aprire le trattative: una storica apertura per la Rice, in pratica una totale capitolazione.  L'ANP offre a Israele l'annessione di tutti gli insediamenti di Gerusalemme Est (tranne Har Homa) e metà della Città Vecchia, senza chiedere nulla in cambio. Una concessione cui Yasser Arafat non si era piegato nemmeno alla fine dei negoziati falliti di Camp David. Come offerta iniziale, nemmeno un turista americano al Bazar del Cairo saprebbe fare di peggio.

La reazione israeliana a quest’apertura senza precedenti è quella di chiedere invece l'annessione di tutte le altre colonie illegali in West Bank. Tanto, ammette il negoziatore israeliano, di lasciare anche un solo quartiere di Gerusalemme Est ai palestinesi nessuno ci pensava nemmeno. Dal canto loro, gli israeliani non hanno alcuna intenzione di abbandonare le colonie, dove vive quasi mezzo milione di persone. Ma lasciare in mani israeliane Ariel e le altre popolose colonie nel cuore della West Bank è un compromesso inaccettabile da parte palestinese: così facendo, l'ANP verrebbe di fatto sbriciolata in un collage di enclavi palestinesi a macchia di leopardo, circondate dal Muro elettrificato. Conclude la Rice alla fine dell'incontro, rivolta ad Ahmed Qurei: “Allora non avrete nessuno Stato!” Infatti, due anni e mezzo son passati e niente si è mosso, mentre le colonie ebraiche continuano a crescere.

Questa rivelazione mette in luce un altro particolare interessante. Ricorderete un anno fa la polemica tra gli Stati Uniti e Israele, quando Netanyahu annunciò la costruzione di 1600 nuove abitazioni in una colonia ebraica a Gerusalemme Est. All'epoca, il vicepresidente americano Joe Biden s'inalberò, condannando fermamente la scelta israeliana perché “metteva in pericolo i negoziati di pace.”

Si scopre ora che la decisione israeliana era stata già concordata con l'ANP, che aveva unilateralmente rinunciato alla sovranità su quella colonia, alla presenza del Segretario di Stato americano, all'epoca Rice. Curioso incidente, che spiega come mai Netanyahu si sia mostrato molto sorpreso della reazione americana. Come ama ripetere in ogni occasione, “costruire a Gerusalemme non è diverso da costruire a Tel Aviv.” Ora sappiamo che anche l'ANP la pensa così.

Un'altra gustosa rivelazione riguarda la famosa “mappa del fazzoletto.” Correva sempre l'anno 2008, in piena luna di miele tra l'allora premier israeliano Olmert e il Presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), che s’incontravano con una certa assiduità. Olmert non perdeva occasione per ricordare che l'unico futuro per Israele è nella pace e che il suo governo era persino disposto a scambiare parte del proprio territorio in cambio dell'annessione degli insediamenti ebraici in West Bank.

Dopo l'incontro iniziale, in cui i palestinesi regalavano Gerusalemme Est agli israeliani senza chiedere nulla in cambio, ad un altro incontro Olmert presenta ad Abbas la mappa preparata dai negoziatori israeliani, per i confini definitivi tra Israele e il futuro Stato palestinese. La risposta israeliana all'offerta palestinese. Ovvero l'annessione a Israele di tutti gli insediamenti ebraici in West Bank (circa il 10% dei Territori Occupati), in cambio di un 10% di deserto attorno alla Striscia di Gaza e qualche villaggio arabo-israeliano, di cui peraltro Israele cerca di sbarazzarsi da sessant'anni.

Ma, come un navigato prestigiatore, Olmert non vuole lasciare nessuna copia della mappa ai negoziatori palestinesi. Il povero Abbas si presta all'ennesima umiliazione: né fotocopie, né foto con il cellulare, Olmert è inamovibile. Il Presidente è costretto a prendere una penna e raccogliere un fazzoletto dalla tavola imbandita e vergare uno schizzo della mappa, unica versione che i negoziatori palestinesi avranno a disposizione per studiare la loro controproposta.

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