di Carlo Benedetti

MOSCA. Il Papa tedesco non molla. Sin dal primo momento della sua gestione vaticana Joseph Ratzinger ha parlato ed operato per raggiungere prima Mosca (per gettare un ponte tra l’oltretevere e l’ortodossia) per poi oltrepassare la grande muraglia e raggiungere Pechino al fine di aprire spazi per accordi distensivi. Ed è per questi motivi che è sempre nei pressi del check-in romano in attesa di cogliere un volo lastminute. La scelta decisiva, intanto, riguarda la Russia di Putin-Medvedev dal momento che tra il Palazzo apostolico e il Patriarcato ortodosso di Mosca e di tutte le Russie si moltiplicano i segnali di reciproca stima. Pur se in questo nuovo spazio d’azione si tratta, al momento, di sole parole ma è pur significativo il fatto che nell'edizione di Natale l'Osservatore romano ha pubblicato il messaggio augurale del patriarca russo Kirill.

Ed è anche importante che a Mosca il canale Russia-24, network internazionale al diretto servizio del Cremlino, ha dedicato un lungo servizio dedicato al Vaticano, con interviste ai cardinali Lajolo, Turkson, Ravasi, al portavoce vaticano Federico Lombardi e al “ministro degli esteri” del patriarcato moscovita Ilarion, che è proprio il personaggio che in questi mesi sta tessendo i rapporti diplomatici tra Roma e Mosca.

Emerge, quindi, una sorta di filo conduttore (distensivo) di una vicenda religiosa e politica. Tenendo sempre conto che sarà necessario superare quelle “difficoltà” che si riferiscono a quelle questioni sollevate dagli ortodossi che si indicano con i nomi impropri di “unianismo” e “proselitismo” dei quali sono accusati i cattolici.

Intanto nell’agenda dei lavori c’è la decisione che il Papa dovrà prendere in queste settimane su chi inviare in Russia come nunzio apostolico. L'attuale ambasciatore del Papa, monsignor Antonio Mennini, sta per lasciare il paese per prendere funzione come nuovo nunzio in Gran Bretagna. Visto da Mosca il suo “ministero” è stato un successo. Durante gli anni come diplomatico presso il Cremlino, Mennini ha conquistato la fiducia di Putin prima e di Medvedev poi. Quest'ultimo, ricevuto in Vaticano a fine 2009, ha deciso di perfezionare le relazioni diplomatiche bilaterali innalzando a livello di ambasciata la sede diplomatica presso il Palazzo apostolico. E così, pur se attraverso negoziati difficili e complessi, le aspirazioni per un dialogo hanno preso il sopravvento.

A quanto sembra vince ora il pragmatismo. Perché in Russia, da anni, c'è anche un'altra fondamentale presenza cattolica. Si tratta di monsignor Paolo Pezzi, ciellino, profondo conoscitore della realtà russa e, dal 2007, arcivescovo metropolita di Mosca. L'obiettivo ultimo cui lavora in questi anni la diplomazia vaticana è, quindi, l'incontro tra Ratzinger e Kirill.

Il Papa tedesco da segni d’impazienza. E nel recente libro-intervista 'Luce del mondo' manda a dire che "l'opinione pubblica ortodossa in Russia va un poco preparata. Infatti è ancora diffusa una certa paura della Chiesa cattolica. Bisogna attendere con pazienza, non precipitare nulla. In ogni caso, da entrambe le parti c'è volontà che l'incontro avvenga, e matura sempre più il contesto in cui potrà avvenire".

Su questa complessa e delicata vicenda di diplomazia religiosa interviene il cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il quale, nel corso di un viaggio in Kazakhstan, fa notare che i rischi del secolarismo avvicinano cattolici e ortodossi: "Garantire un posto a Dio nella nostra vita - dice - è uno sforzo congiunto del Patriarcato di Mosca, della Chiesa cattolica romana e dei leader religiosi musulmani".

Ed ecco sulla scena una nuova fase distensiva tra le due Chiese. Avviene che l’'Istituto Europeo dell'Accademia Russa delle Scienze” conferisce  la laurea di “dottore honoris causa” in scienze storiche all'arcivescovo Loris Francesco Capovilla, già segretario di Papa Giovanni XXIII ed artefice di quel dialogo a distanza tra il Papa e Krusciov. La decisione del prestigioso riconoscimento si deve al direttore dell'Istituto accademico Nicolaj Shmeliov (esponente storico della generazione del disgelo kruscioviano) già consigliere del presidente Mikhail Gorbaciov, che l'ha resa pubblica attraverso il professor Anatoly Krasikov direttore del Centro studi socioreligiosi dell'Istituto.

La proposta della concessione della “laurea” ha richiesto alcuni mesi di approfondimento dei testi redatti dall'ex segretario di Papa Giovanni XXIII e di lavoro amministrativo oltre che di traduzioni. La laurea è stata conferita - si legge nella motivazione - “in riconoscimento del suo apporto personale allo studio dell’eredità spirituale del Sommo Pontefice Giovanni XXIII, protagonista della storia del Novecento, promotore del dialogo delle religioni con il mondo contemporaneo, grande operatore di pace”.

C’è, quindi, un intenso lavoro che tende a cucire rapporti più intensi. Il Vaticano, intanto, sta organizzando altri viaggi nei confronti dei quali la diplomazia del Cremlino (e quella della Chiesa ortodossa) mostra grande attenzione. Si sa, infatti, che sono quattro i viaggi internazionali che il Papa compirà nel corso dell’anno, tre in Europa e uno in Africa. Ci saranno così precisi programmi che riguardano il vecchio continente: in Croazia (4-5 giugno), in Spagna per la Giornata mondiale della gioventù di Madrid (18-21 agosto) e in Germania (Berlino, Erfurt e Friburgo dal 22 al 25 settembre).

Il quarto viaggio si svolgerà in Africa, dove Benedetto XVI visiterà il Benin dal 18 al 20 novembre. E così da quando è stato eletto, nel 2005, Benedetto XVI potrà dire di aver toccato tutti i continenti con le sue visite. Solo l'Oriente, in particolare l'estremo Oriente, restano fuori dalla geografia delle sue visite, se si escludono i viaggi in Turchia (2006), in Terra Santa (2009) e a Cipro (2010). Ma è a Oriente che il Palazzo apostolico guarda più insistentemente.

La politica estera vaticana sarà molto impegnata nel corso dell'anno anche sul fronte cinese. Ma Ratzinger - come notano a Mosca gli esponenti dell’ortodossia impegnati nello studio delle mosse vaticane e delle sfide poste dal nuovo millennio - dovrà prima ricucire quello strappo delle ultime settimane con Pechino. Perché lo scorso 20 novembre l'ordinazione di un vescovo senza l'approvazione apostolica - Giuseppe Guo Jincai nella provincia dell'Hebei - provocò una prima, dura reazione della Segreteria di Stato vaticana.

Altrettanto dura la reazione della Cina, che a sua volta accusò il Vaticano di "limitare la libertà" religiosa. In pratica con Pechino - al contrario di quanto avvenuto con la Russia - ci sono stati veri e propri passi indietro. A partire dal 1951, quando Vaticano e Cina interruppero i rapporti diplomatici in seguito alla presa del potere di Mao Tse-tung.

Dopo un lunghissimo silenzio, solo in anni recenti sono ripresi contatti informali e discreti accompagnati da segnali distensivi come i concerti offerti dalla Filarmonica di Pechino al Papa o le missioni di maggiorenti cattolici a Shangai per ricordare la figura del missionario Matteo Ricci. Una lettera del Papa ai cattolici cinesi, pubblicata da Ratzinger nel 2007, accelerò poi la politica di pacificazione. Lo strappo delle ultime settimane rivela ora che i contatti si sono improvvisamente interrotti.

Ma accanto alla durezza delle prese di posizione, in Vaticano c'è chi pensa all'appeasement. La recente nomina di un sacerdote cinese moderato come segretario della congregazione vaticana per l'Evangelizzazione dei popoli, il salesiano Savio Hon Tai-Fai, sembra andare in questa direzione e il processo di distensione rivela che c’è pur sempre un pluralismo d’interessi che riguarda le varie Chiese: Roma, Mosca, Pechino.

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