di Mario Braconi

Funziona così: al condannato vengono somministrati, in quest’ordine, tre sostanze,: una per indurlo all’incoscienza, un’altra per paralizzarlo totalmente e una terza per fermargli il cuore. Per quanto sia grave ed odioso il crimine commesso dal condannato, la lugubre procedura che vede lo stato trasformarsi in boia e i suoi dipendenti in complici, fa accapponare la pelle persino ai fan più scatenati della pena capitale. Contrariamente a quanto si pensa, utilizzando questo metodo non si muore immediatamente, ma per farlo occorrono 6 / 7 minuti e non è affatto sicuro che non si soffra: il fatto di essere completamente sedati aiuta, ma se qualcosa non va per il verso giusto, è bene ricordare che si tratta di un’agonia per asfissia interrotta da un infarto fulminante.

E’ stato così anche per Jeffrey Landigan, divenuto protagonista, suo malgrado, di una vicenda grottesca che lo ha coinvolto nelle ultime ore della sua vita disperata. Il 13 dicembre del 1989 Landigan, dopo essere evaso dalla prigione in Oklahoma dove stava scontando una prima condanna per omicidio di secondo grado (l’iniziale condanna a morte era stata commutata in quaranta anni di reclusione), trascorse il pomeriggio con Chester Dyer, 42 anni. Dopo aver bevuto e aver fatto sesso, qualcosa deve essere andato storto, dato che i due uomini hanno cominciato a lottare.

Due giorni dopo Dyer venne rinvenuto cadavere nel suo letto, attorniato da carte da gioco pornografiche (sulla schiena, l’assassino lasciò un asso di cuori). Secondo l’Arizona Republic, ad incastrare Landigan sarebbero state le sue impronte digitali e un’orma insanguinata sul luogo del delitto. Un report di Amnesty USA, però, racconta la storia in modo diverso: nonostante la ricostruzione giudiziaria sostenga che al momento del delitto nell’appartamento di Dyer vi fossero solo Landrigan e la vittima, le analisi effettuate sui reperti biologici rinvenuti sulla scena del crimine hanno attestato che essi appartenevano a due persone e che nessuno dei due DNA era compatibile con con quello di Landrigan.

Anche se gli elementi messi in evidenza da Amnesty ovviamente non provano in modo definitivo che Landigan non si sia macchiato dell’omicidio di Dyer, certamente essi fanno pensare che la ricostruzione dei fatti presentata al giudice non fosse molto accurata o effettuata in perfetta buona fede. E’ interessante notare come i media, negli USA come in Europa, ignorino simili “dettagli”. Per esempio, quasi solo Clive Stafford Smith, fondatore di Reprieve (una ONG che si batte contro la pena di morte), dalle colonne del Guardian ricorda che il cervello di Landigan era “gravemente danneggiato”: abbandonato dalla madre naturale all’età di sei mesi, dopo una gravidanza funestata dall’assunzione di alcol e stupefacenti, è in seguito stato adottato da un’alcolizzata che, oltre a farsi fuori un litro di vodka al giorno, lo maltrattava e lo picchiava (una volta lo colpì sulla testa con una padella tanto forte da abbozzarla).

Secondo quanto riportato da Amnesty, nel 1998 una (tardiva) perizia condotta sul condannato da un neuropsichiatra concluse che “la combinazione di fattori ereditari, esposizione prenatale a sostanze ed alcol, abbandono precoce e relazioni tormentate con la famiglia adottiva avevano reso l’uomo incapace di funzionare in società”. Il comportamento dell’avvocato d’ufficio (Landigan ovviamente non poteva nominarne uno), un pivello al suo primo caso di pena capitale, è stato censurato per non aver nemmeno tentato di portare all’attenzione del giudice le circostanze attenuanti che avrebbero salvato la vita all’imputato.

La beffa è che lo stesso giudice che lo ha condannato a morte ha recentemente dichiarato che, se ai tempi in cui ha deciso del suo destino avesse saputo dei danni cerebrali di Landigan, avrebbe senz’altro commutato la pena di morte in ergastolo. Si noti il candore di una simile dichiarazione, che tra l’altro certifica il fatto che, a quanto pare, negli USA ad un giudice che decide sulla vita di un uomo non si richiede, come minimo, di acclarare lo stato mentale dell’imputato.

In generale, il caso Landigan è paradigmatico di come funziona la pena capitale negli Stati Uniti: solitamente comminata a persone malate, appartenenti a minoranze etniche (Landigan è nativo americano), viene comminata al termine di processi di sconcertante superficialità, in cui la difesa ha un ruolo poco più che simbolico. Il trionfo della vendetta di Stato stile Far West, beninteso limitata a chi non abbia cervello, soldi e conoscenze sufficienti a mettere KO il boia.

Tuttavia non è per questo che verrà ricordato il caso Landigan, quanto piuttosto per aver sollevato il velo di ipocrisia poco conosciuto che copre chi fa affari con la “morte di stato”. L’unica azienda americana a produrre il Pentothal approvato dalla FDA è la Hospira, che però ha recentemente fatto sapere di non essere in grado di fornire il farmaco almeno fino all’inizio del 2011. A quanto risulta da una comunicazione inviata dall’azienda allo stato dell’Ohio, intercettata dall’Associated Press, Hospira avrebbe dichiarato di “occuparsi di migliorare e/o di salvare vite e pertanto di disapprovare l’uso dei suoi prodotti nelle esecuzioni capitali”, anche se pubblicamente cita la carenza di un componente del prodotto, attualmente non reperibile sul mercato, come causa dell’interruzione della produzione.

Insomma, benché non sia dato sapere se sia un tardivo (seppur ben accetto) scrupolo morale o un oggettivo problema produttivo a causare la mancata produzione di Penthotal, il fatto è che l’Arizona si è trovata senza una delle tre sostanze utilizzate per uccidere i condannati a morte. Lo Stato ha dovuto ammettere pubblicamente che si sarebbe rivolta ad un fornitore straniero di “buona reputazione”: abbastanza per consentire agli avvocati di Landrigan di sollevare formalmente la questione di una possibile esecuzione dolorosa nel caso di somministrazione di una sostanza non approvata dalla FDA, cui segue la sospensione temporanea dell’esecuzione.

Sotto la pressione incrociata dagli avvocati di Landrigan e dei media, l’Arizona è costretta a riconoscere che il Penthotal viene dalla Gran Bretagna: dunque, bando agli scrupoli, il prodotto è “buono”, e l’esecuzione s’ha da fare. Il 26 ottobre Landrigan viene ammazzato nell’Arizona State Prison Complex di Florence, usando, tra gli altri prodotti, un tiobarbiturico non approvato dalla FDA, ma fortunatamente proveniente da un Paese dall’ottima “reputazione”.

Tutto bene, dunque, per i fan della pena capitale (che peraltro si erano fatti avanti nel momento di stallo dell’esecuzione, sostenendo che non c’è mai carenza di proiettili né di mazze da baseball sul mercato) soddisfatti nella loro brama di vendetta grazie all’assassinio di un ritardato mentale condannato a seguito di un processo ridicolo degno della giustizia iraniana. Meno serena, però, l’opinione pubblica in Gran Bretagna, poco a suo agio con l’idea di un’azienda farmaceutica del proprio paese che specula sulla pena di morte.

Risolto velocemente il “giallo” sul nome della società, visto che l’unica a detenere la licenza per produrre il Penthotal in Gran Bretagna è la Archimedes Pharma UK, la quale, però, oppone alla sua improvvisa nudità un’improbabile foglia di fico, sostenendo che, “coerentemente con le leggi correnti, non detiene informazioni sugli acquirenti finali dei suoi prodotti.” Un problema non solo d’immagine, dato che il regolamento dell’Unione Europea 1236/2005, immediatamente operativo in tutti i Paesi Membri senza necessità di normative statali di recepimento, prevede letteralmente che “gli operatori economici della Comunità non derivino alcun beneficio da un commercio che promuove o altrimenti faciliti l’implementazione di politiche di pena di morte, tortura o altro trattamento o punizione crudele, inumana o degradante”.

E’ possibile che, grazie ad un meccanismo di triangolazione, la Archimedes Pharma riesca a sfuggire alla legge europea, dimostrando così di aderire, come scrive Stafford Smith, al “giuramento di Ipocrita più che al giuramento di Ippocrate”. Tuttavia, a nessuno dovrebbe sfuggire il ruolo che avrebbero società come Hospira o Archimedes Pharma nella cancellazione della pena di morte negli USA. Se interrompessero la produzione di Penthotal costringerebbero moltissimi Stati degli USA ad uno stop delle esecuzioni, stimolando una riflessione generale del Paese su questa barbarie e dando forza a chi si batte perché essa sia considerata non costituzionale. Ma, come avrebbe detto Vespasiano, il denaro non ha odore.

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