di Carlo Musilli

Si chiama Edl, Engish Defence League. È un movimento xenofobo nato in Inghilterra circa un anno fa e piace tanto a naziskin e hooligan. Ha una forte base territoriale e fa della violenza sulle strade il suo principale strumento diplomatico. Il programma politico non poggia su grandi architetture filosofiche. In sostanza, sono nemici dell’Islam.

A sentir loro, non sono affatto razzisti. Non se la prendono a priori con il Corano, anche perché probabilmente non l’hanno mai letto. Dicono di essere contro il fondamentalismo e, soprattutto, contro il famigerato processo d’islamizzazione che minaccia la cultura occidentale. Un’ossessione che ultimamente serpeggia dalla Svezia all’Olanda, dal Belgio all’Austria, fino agi Stati Uniti. In questi paesi gli xenofobi sono già riuniti in forze politiche rilevanti, se non di governo. Ma attivisti di estrema destra fremono anche in Francia, Germania e Svizzera.

Sfruttando il vento favorevole, l’Edl inglese ha in progetto di creare una forza islamofoba continentale. L’acronimo resterà lo stesso, cambierà solo il significato della prima lettera: si chiamerà European Defence League. Il nuovo movimento vedrà la luce il prossimo 30 ottobre, quando si concluderà il processo per incitamento all’odio razziale contro Geert Wilders, capo della destra ultraconservatrice olandese e autentico guru dell’anti-islamismo. Difficile immaginare un leader più carismatico di lui per la nuova formazione.

In attesa della palingenesi europea, gli inglesi dell’Edl stringono i rapporti con i cugini statunitensi del Tea Party, un partito che si colloca a destra dei repubblicani più assatanati e che avrà un ruolo di primo piano alle prossime elezioni americane di medio termine (suoi i candidati in Delaware e nello stato di New York). Nati dalla rabbia che la crisi economica ha generato, quelli del Tea Party hanno inizialmente sfogato il loro becero populismo mediatico contro le grandi banche e l’amministrazione che le ha salvate.

Ora che Goldman Sachs e Citybank non fanno più notizia, i nazionalisti hanno spostato il mirino su un altro bersaglio facile: i mefistofelici islamici. Quest’estate, la controversa vicenda della moschea a Ground Zero ha dato loro un’altra grande occasione di cavalcare l’onda dell’emotività popolare e di allargare la propria base di consenso oltre ogni limite immaginabile.

Proprio ad articoli infuocati contro la moschea deve la sua notorietà (e, chissà come, la sua credibilità) Pamela Geller, la blogger di New York che, secondo un’inchiesta del settimanale britannico The Observer, sarebbe il tramite principale fra il Tea Party e l’Edl.

La donna ha incontrato a Manhattan i leader del partito inglese e ha scritto su internet di condividerne “l’ideologia”. A loro volta, i razzisti inglesi hanno espresso sincera ammirazione nei confronti di Pamela e della sua santa crociata.

Non solo, l’Edl ha anche invitato a Londra il rabbino Nachum Shifren, impetuoso oratore del Tea Party, che nella terra della regina dovrebbe tenere una conferenza sulla Sharia dai toni prevedibilmente non morigerati.

Naturalmente, tutte queste smancerie hanno anche una spiegazione economica. Se è vero che il Tea Party è finanziato dai dollari dei milionari americani ultraconservatori, la nuova alleanza potrebbe consentire all’Edl di investire maggiori risorse nel reclutamento e nell’attivismo.

Ma questi ragionamenti elementari forse sono già dei sofismi per gli standard degli attivisti Edl. Per capirne davvero lo spirito, occorre vederli all’opera. Due settimane fa, col volto coperto dalla santissima croce di S. Giorgio (protettore dell’anonimato?) hanno costretto la polizia di Leicester, cittadina inglese con una nutrita enclave musulmana, alla più grande operazione negli ultimi 25 anni.

In seguito ad una manifestazione cui il ministro degli Interni aveva negato l’autorizzazione, si sono scontrati con 13 squadre delle forze dell’ordine e con gli acerrimi nemici di Unite Against Fascism, un’organizzazione di estrema sinistra. Alcuni portavano cartelli e striscioni con scritto “La legge della Sharia distruggerà la Gran Bretagna e tutti i nostri valori britannici”. Evidentemente, vogliono pensarci loro.
 

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