di Emanuela Pessina

BERLINO. Al congresso di partito dei giovani dell'Unione Cristianodemocratica, tenutosi sabato alle porte di Berlino, la Cancelliera Angela Merkel ha dato per fallito il concetto abituale di società multiculturale. Secondo la Merkel, la multiculturalità è stata considerata finora come la banale convivenza di diverse culture, che si dispongono una accanto all'altra in uno stesso paese e cui non sono richiesti ulteriori sviluppi. Quest'idea è, di per sé, troppo semplicistica e la Merkel la dà già per "fallita": la società tedesca ha bisogno di una nuova prospettiva sociale che cresca sulla base di un modello multiculturale più complesso in cui le differenti tradizioni interagiscano attivamente.

Una linea molto ambiziosa, quella della Cancelliera, che prevede innanzitutto l'integrazione assoluta degli immigrati per garantire un loro ruolo attivo nella società tedesca. Per Angela Merkel, gli immigrati devono ambire all'integrazione totale e la lingua e l'istruzione sono i primi, imprescindibili passi in questo processo. Porte aperte anche agli immigrati già specializzati e istruiti, quindi, che possono andare a supplire a quella mancanza di ingegneri, dottori e tecnici specializzati registrata in Germania negli ultimi anni.

Il ragionamento della Cancelliera non farebbe una piega, non fosse che i requisiti per entrare a far parte del prototipo avanzato di società multiculturale sono troppo alti e non tutti gli immigrati e emigranti hanno le possibilità materiali per acquisirli. Padronanza della lingua, titoli di studio e integrazione sociale, per quanto basilari, costituiscono spesso mete irrangiungibili, rese ancora più lontane dalla difficoltá quotidiane.

Ma quel che sorpende di più è che la voce di Angela Merkel va a inserirsi in un dibattito, quello sull'integrazione, che sta occupando le prime pagine di tutti i giornali da un mese a questa parte, e che ha già suscitato polemiche da ogni parte. E la Cancelliera sembra proprio avere preso le parti di Horst Seehofer (CSU), il presidente della consorella bavarese della CDU, conosciuto per la sua poca sensibilità in materia immigrazione.

Seehofer ha di recente espresso i suoi dubbi riguardo la politica migratoria prospettata dal Governo e lo ha fatto in maniera tanto esplicita quanto discutibile, suscitando parecchio imbarazzo tra le fila dell'opposizione e non solo. "La Germania non è un Paese di immigrati- ha sottolineato con veemenza Seehofer- e l'Unione cristiano-sociale difende la cultura tedesca contro la multiculturalità". A questo proposito, Seehofer ha precisato che non sarà l'eventuale mancanza di forza lavoro specializzata a rendere plausibile l'mmigrazione incontrollata. Per Seehofer il modello multiculturale è irrimediabilmente "morto".

Ma per l'opposizione le critiche di Seehofer sono limitate e vanno a toccare solo gli immigrati turchi e quelli arabi, quei popoli, quindi, di tradizione musulmana. Le sue idee costituiscono un muro culturale, un ostacolo psicologico immenso a quella che è l'integrazione effettiva di culture di base diversa da quella tedesca. A livello più ampio, inoltre, se il Governo esige istruzione e integrazione da parte degli immigrati, deve anche fornire a tutti i mezzi necessari per raggiungerli, ha accusato l'opposizione. Altrimenti, come al solito, la politica di immigrazione si va a risolvere in una selezione dei più  meritevoli fra i benestanti, che hanno la possibilità di studiare a priori. I corsi di lingua, ad esempio, devono essere accessibili a tutti.

In particolare, le parole velenose di Seehofer erano per il ministro dell'Economia Rainer Bruederle (FDP) e la sua proposta di semplificare il processo di acquisizione di esperti dall'estero. Secondo il ministro dell'Economia, nel 2009 la mancanza di personale specializzato ha causato al Paese quasi 15 miliardi di euro di perdita e la semplificazione dell'ingresso di personale specializzato potreebe far fronte alla mancanza. Tanto per cominciare, il ministro proporrebbe di abbassare il reddito minimo richiesto agli specializzati extracomunitari per avere il permesso di soggiorno defintivo da 66mila euro a 40mila per anno.

I cambiamenti effettivi, comunque, si rimandano a metà novembre, quando la Coalizione si riunirà ufficialmente per discutere la questione delle forze lavoro specializzate. In calendario c'è, in particolare, la discussione circa i titoli di studio acquisiti all'estero: la proposta del ministro del Lavoro Annette Schavan (CDU ) prevede il riconoscimento delle specializzazioni ottenute nei rispettivi Paesi d'origine a oltre 300mila immigrati, concesso finora solo a quelli di provenienza comunitaria.

 

 

 

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