di Luca Mazzucato

NEW YORK. Continuano le defezioni nell'Amministrazione Obama: dopo Christina Romer, ora Larry Summers e Rahm Emanuel si preparano a lasciare il governo. Romer e Summers sono stati i due consiglieri chiave dei due team economici presidenziali, mentre Emanuel è il Capo di Gabinetto, ovvero il factotum di Obama a Washington. Potrebbe essere una mossa disperata di Obama, a picco nei sondaggi in vista delle elezioni parlamentari di Novembre, per dare l'impressione di una discontinuità nel governo.

Secondo Bloomberg News, notizia poi confermata dalla Casa Bianca, Larry Summers avrebbe voluto lasciare già alla fine del 2009, ma su insistenza del Presidente avrebbe accettato di restare un altro anno per gestire gli effetti delle misure economiche prese all'inizio del 2009, ovvero il salvataggio bancario (tre trilioni di dollari) e il piano di stimolo all'economia (787 miliardi di dollari).

In aspettativa dalla sua cattedra di Economia ad Harvard (che perderebbe se posticipasse il suo ritorno oltre gennaio 2011), afferma in una nota che “non vede l'ora di tornare a insegnare e scrivere sui fondamentali della creazione di posti di lavoro e di stabilizzazione della finanza, come anche sull'integrazione dei paesi emergenti nel sistema globale.”

Il consigliere economico è nel mirino dell'ala più liberale del partito democratico sin dal primo giorno, per via delle sue ricette eccessivamente liberiste e dei suoi trascorsi come manager dell'hedge fund D.E.Shaw. Per la sua personalità aggressiva e le frequenti uscite fuori luogo, Summers è sicuramente un personaggio controverso. Segretario di Stato negli ultimi anni della presidenza di Bill Clinton, Summers è stato l'artefice della micidiale deregulation che abolì lo "Glass-Steagall Act", permettendo la creazione delle megabanche, che nel 2008 colarono a picco insieme all'intera economia globale.

Diventato in seguito Presidente dell'Università di Harvard, Summers fu costretto a dimettersi dopo aver dichiarato che “differenze innate tra i sessi spiegherebbero perché poche donne hanno successo nella ricerca scientifica”, attirandosi una pioggia di critiche. Imperdonabile gaffe, che probabilmente gli è costata il posto di Segretario del Tesoro nell'attuale amministrazione.

Solo due settimane fa era andata via anche Christina Romer, primo consigliere economico di Obama. Per motivi familiari. Anche se non è mistero che la Romer era ai ferri corti proprio con Summers. Nonostante la Romer fosse il capo del team economico, pare che il Presidente ascoltasse esclusivamente i consigli del suo rivale, che a volte cercava persino di escludere la Romer dai briefing.

Le dimissioni dei due consiglieri economici (ai ferri corti con l'ala progressista del partito) sono un chiaro segnale di discontinuità nella politica economica americana, che Obama si appresta a ridisegnare in prossimità delle elezioni. Ma in direzione di una svolta ancora più liberista. Secondo fonti di Politico.com il presidente vorrebbe nominare al posto di Summers una donna proveniente dal mondo degli affari, possibilmente un amministratore delegato di una grossa corporation.

Questa scelta toglierebbe mordente alle strampalate accuse repubblicane di essere un presidente socialista, ma sposterebbe ancora più a destra la barra economica. In un momento in cui è chiaro a tutti che l'unico modo per invertire il disastro in cui sta sprofondando l'economia americana è un nuovo e ingente piano di stimolo federale, chiesto quotidianamente da Paul Krugman sulle colonne del New York Times.

Un terzo pezzo grosso sta per lasciare la scacchiera: l'ultima indiscrezione parla delle dimissioni della longa manus di Obama sulla capitale, il Capo di Gabinetto Rahm Emanuel. L'esuberante tuttofare si appresterebbe a lasciare la Casa Bianca per candidarsi alle primarie per il sindaco di Chicago, sua città natale. Per evitare l'accusa di conflitto d’interessi e di usare la sua carica per influenzare le primarie, Rahm potrebbe andarsene già all'inizio di Ottobre. Facendo felici molti democratici dell'ala sinistra del partito, che mal sopportano i modi sgarbati e irruenti di Emanuel.

Durante la battaglia per la riforma sanitaria, infatti, il Capo di Gabinetto arrivò a bollare come “fottutamente ritardati” i membri del gruppo progressista del Congresso. Prendendosi parole persino da Sarah Palin, che pretese delle scuse per il suo figlio ultimogenito affetto da sindrome di Down. L'uscita di scena di Emanuel rappresenta una grossa gatta da pelare per Obama, che si è affidato ai suoi modi bruschi per torcere le braccia dei senatori e raccattare i voti necessari per approvare la rifoma sanitaria.

Anche se le tre defezioni sono tra le persone meno gradite ai progressisti, sembra assai improbabile che la situazione possa migliorare. Obama sta cercando, infatti, di dare l'impressione di un cambiamento di strategia, per non prestare il fianco alle accuse di socialismo provenienti dalla destra repubblicana in vista delle elezioni. Le nuove nomine dunque saranno pesate sul piatto del gradimento da parte delle grandi banche e delle multinazionali, in una rincorsa a destra che preannuncia un ulteriore aumento della disoccupazione e un protrarsi della crisi verso uno scenario di deflazione.

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