di Marco Montemurro

L’Expo di Shanghai, evento che passerà alla storia come la più grande esposizione universale, è pronto a ospitare i rappresentati delle potenze mondiali. È una tappa irrinunciabile per ogni capo di stato che intende recarsi in Cina e, difatti, nell’arco di una sola settimana l’Expo apre le porte a ben due personalità di rilievo. Il 22 maggio Hillary Clinton, Segretario di Stato statunitense, ha visitato l’esposizione di Shanghai e, dopo pochi giorni, è stata la volta della Presidente dell’India, Pratibha Patil.

Stati Uniti e India si mostrano dunque fortemente interessati a coltivare buone relazioni diplomatiche con la Cina, ben consapevoli di quanto sia fondamentale intessere rapporti commerciali con il gigante asiatico. Per i 189 paesi partecipanti, l’Expo è una straordinaria occasione per stringere relazioni economiche e, in tale contesto, la Cina è l’attrice protagonista, da tutti corteggiata per le sue prospettive di crescita.

Fino al 31 ottobre, per sei mesi Shanghai sarà un centro nevralgico del mondo, in cui affluiranno capi di stato, delegazioni d’industriali, politici in missione e turisti curiosi. Una folla eterogenea percorrerà i numerosi padiglioni, strutture progettate appositamente per l’Expo su un’area vasta oltre 5 km quadrati. Ogni paese ha contribuito a costruire un intero edificio, per poi allestirlo in base alle proprie specialità da promuovere, scelte in armonia con il tema centrale dell’esposizione "Better city, Better life", ossia una città migliore per una vita migliore.

La Cina vanta il padiglione più imponente dell’Expo, una grande piramide rovesciata, dipinta con la stessa tonalità di rosso della città imperiale. Le nazioni più influenti del pianeta gestiscono enormi edifici, ricchi di attrazioni ed eventi, dunque, entro tale contesto spettacolare, i rappresentati di Stati Uniti e India hanno ritenuto un dovere visitare i loro rispettivi padiglioni.

Hillary Clinton, in veste di Segretario di Stato, ha attraversato con ammirazione l’Expo e l’area statunitense al suo interno. L’entusiasmo mostrato, però, probabilmente era offuscato dai motivi della sua visita, pieni di preoccupazioni. La Clinton in effetti si è recata in Cina per partecipare, insieme al Segretario del Tesoro statunitense Geithner e al presidente della Federal Reserve Bernanke, al secondo Strategic and Economic Dialogue, svoltosi a Pechino il 24 e 25 maggio esclusivamente tra Stati Uniti e Cina.

Quando tale vertice fu organizzato per la prima volta, nel luglio 2009, i media coniarono il termine G-2, definizione scelta per evidenziare come gli equilibri mondiali siano influenzati da due grandi nazioni, Usa e Cina. Il governo statunitense infatti, per risollevare il paese dalla crisi economica, guarda sempre di più verso una direzione: la Cina. “Le compagnie americane vogliono vendere merci prodotte dai lavoratori americani ai consumatori cinesi, dato che questi ultimi hanno redditi e domande crescenti”, così si è espressa Clinton, come ha riferito l’agenzia Reuters. Geithner, dal canto suo, ha invece cercato di spiegare ai vertici cinesi che la rivalutazione monetaria dello yuan può portare benefici anche alla Cina, e non solo alle esportazioni americane. È arduo, ma il presidente Obama, per creare due milioni di posti di lavoro, vuole raddoppiare le esportazioni degli Stati Uniti in Cina entro cinque anni.

Appena concluso il vertice tra Usa e Cina, denso di ansie, il giorno successivo è giunta a Pechino un’altra ospite importante, la presidente dell’India Pratibha Patil. L’evento è importante poiché da dieci anni un capo di stato indiano non si recava in Cina. Il viaggio celebra i 60 anni di relazioni diplomatiche tra India e Cina e, per ricordare il legame storico tra i due paesi, è stata programmata l’inaugurazione di un tempio buddista a Luoyang, nella provincia dell’Henan, località famosa perché duemila anni fa giunsero i primi monaci, dall’India, per diffondere la religione.

La presidente Patil comunque, oltre agli intenti celebrativi, non nasconde gli interessi economici della sua visita. È giunta accompagnata da una delegazione di industriali poiché, come riferisce il sito internet della presidenza, auspica nuovi accordi commerciali tra India e Cina. L’obiettivo è stipulare nel 2010 scambi bilaterali per un valore di 60 miliardi di dollari. Il secondo gigante asiatico, a differenza degli Stati Uniti, si presenta quindi sicuro di sé, vantando un’economia in crescita e, pertanto, in sintonia con il suo grande vicino cinese.

La tappa a Shanghai, con l’immancabile appuntamento all’Expo, è infine l’evento conclusivo del viaggio di Patil. Il 30 maggio la presidente dell’India visita il suo padiglione nazionale, uno dei più frequentati che, in nome dello slogan “uniti nella diversità”, promuove i molti volti del subcontinente. L’Expo dunque, con la sua serie di ospiti d’onore, realizza l’intento per il quale è stato progettato, ossia mostrare al mondo quanto la Cina sia ormai al centro dell’economia globale.

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