di Marco Montemurro

Benigno Noynoy Aquino, grazie al sostegno di oltre il 40% degli elettori, sarà il prossimo presidente delle Filippine. I cittadini di tutte le province, chiamati a scegliere il nuovo governo e le amministrazioni locali, il 10 maggio hanno dato prova di voler cambiare il paese e hanno mostrato quanto sia ormai impopolare la presidente uscente Gloria M. Arroyo.

I giorni che hanno preceduto le elezioni sono stati carichi di tensione poiché, per la prima volta nel paese, è stato utilizzato un sistema elettronico per registrare i voti. Le numerose critiche contro tale sperimentazione però sono state fortunatamente smentite dai fatti, in quanto, nonostante un limitato numero di problemi tecnici, l’organizzazione elettorale è riuscita a svolgere le operazioni di scrutinio.

Grazie a tale sistema, le preferenze sono pervenute alla commissione elettorale per via telematica, cosicché, in tempi rapidi, sono stati registrati la vittoria di Noynoy Aquino e il suo grande scarto con i candidati rivali. Non è riuscito a superare il 25,5 % di voti Joseph Estrada, l’ex presidente con alle spalle una carriera da attore e si è fermato al 14,2% Manny Villar, il ricco imprenditore edile che ha speso ingenti risorse per la sua campagna elettorale.

Sebbene il partito Nazionalista non sia riuscito ad eleggere come presidente Villar, all’interno della sua formazione due altri candidati, da tenere in considerazione per la loro originalità, otterranno invece le cariche alla quali hanno aspirato. Il pugile Manny Pacquiao, campione del mondo e idolo nelle Filippine, è riuscito a conquistare un seggio al Senato, invece Imelda Marcos, la famosa moglie dell'ex presidente Fernando Marco, siederà al Senato.

La maggioranza dei filippini, comunque, ha scelto di votare Benigno Noynoy Aquino poiché il suo nome ha una forte valenza. Grazie al merito della famiglia cui appartiene, il cognome è associato alla difesa della democrazia e alla lotta contro la corruzione. Il nuovo presidente, infatti, prima che fosse eletto, era già celebre, perché i suoi genitori hanno ricoperto ruoli importanti nella storia nazionale. Suo padre, il senatore Benigno Aquino, fu ucciso nel 1983 per la sua opposizione contro il presidente Marcos, un sacrificio che ha contribuito, dopo la fine della dittatura, all’ascesa della moglie Corazon alla presidenza della repubblica. La madre dell’attuale presidente governò il paese dal 1986 al 1992 e, pertanto, è tuttora considerata l’emblema del ritorno della democrazia, avendo ricoperto la massima carica in periodo di transizione, dopo un ventennio di regime militare.

Il neoeletto presidente deve molto del suo successo alla figura carismatica della madre “Cory”. L’ipotesi della candidatura di Benigno Noynoy Aquino, infatti, è stata resa ufficiale durante la scorsa estate, precisamente dopo la morte della madre quando, nei giorni di lutto, l’ex presidente fu commemorata ricordandola come una paladina della democrazia del paese. Per dar forza al desiderio di rinnovamento emerso in maniera esplicita nel paese, il figlio Benigno Noynoy, già in carica allora come senatore, ha accettato un’ipotesi maturata tra le file del suo partito Liberale, rendendosi disponibile a partecipare alle elezioni generali del 2010.

Grazie al significato politico associato al suo nome, dunque, Noynoy Aquino ha cominciato a condurre una campagna elettorale basata sui valori della giustizia, della legalità e della democrazia, riuscendo così a mostrarsi come una valida alternativa a Gloria Arroyo, rimasta in carica per ben due mandati.

Dopo quasi vent'anni dal governo della madre, il nome Aquino ritornerà presto nelle stanze del Malacanang di Manila (la residenza del presidente), un evento che inevitabilmente susciterà il ricordo di anni piani di speranza, quando nel 1986 la protesta di migliaia di filippini costrinse Marcos ad abbandonare il palazzo. La memoria sarà una delle prime questioni alle quali il nuovo presidente dovrà render conto, innanzitutto il confronto con la figura del padre, considerato un eroe nazionale e il cui volto è raffigurato su tutte le banconote locali da cinquecento pesos.

Benigno Noynoy Aquino adesso, per mantenere il consenso ottenuto, dovrà cercare di risolvere i tanti problemi da lui denunciati, primo fra tutti la dilagante corruzione radicata nel paese. Il compito è arduo, ma questo è il desiderio di gran parte dei suoi elettori, le aspettative che ora nutrono milioni di filippini nei suoi confronti.

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