di Carlo Benedetti

MOSCA. L'appuntamento per la nuova fase distensiva tra Est ed Ovest - il nuovo "Start" - è fissato per l'8 aprile a Praga, dove si firmerà un accordo sul disarmo che stabilirà un tetto di 1.550 testate nucleari operative e di 800 vettori nucleari. A sancire l'inizio di questa nuova fase distensiva saranno il russo Dmitri Medvedev e l'americano Barack Obama. E sarà una cerimonia carica di significati, a partire dalla capitale prescelta per la firma: una Praga ex Paese del Patto di Varsavia, adesso membro della Nato, che ospita le due superpotenze chiamate a "dare il buon esempio" alla comunità internazionale con un accordo sul disarmo. Il documento politico-militare contribuirà, quindi, alla non proliferazione.

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov commenta l'avvio di questa fase "primaverile" annunciando che il nuovo trattato aumenterà la fiducia reciproca tra la Russia e gli Stati Uniti. E sempre il Capo della diplomazia del Cremlino ritiene che il compito principale, per ridurre le armi strategiche offensive sulla base della parità aderente al principio di parità di sicurezza, è stato risolto. Ed è sicuro che i colloqui sulla riduzione delle armi nucleari continueranno.

Dall'altra parte dell'oceano gli fa eco Obama che sta preparando le valigie per la missione nel cuore della Mitteleuropa. “Stati Uniti e Russia - dice l'americano – hanno concluso l'accordo per il controllo degli armamenti più completo in quasi vent'anni”. Un documento - precisa - che “riduce in modo significativo i missili e i lanciatori” ma, allo stesso tempo, “garantisce la sicurezza” degli alleati dell'America. Il presidente americano ricorda poi la fitta agenda d’impegni su questo dossier. In particolare il vertice sulla non proliferazione che ha convocato a Washington, con i leader dei 40 Paesi firmatari del trattato di non proliferazione, la settimana successiva e la conferenza di New York, più avanti in primavera, per "costruire" sui progressi effettuati a Washington.

Sul tema della non proliferazione nucleare si ritroveranno, nella capitale Usa, i leader di oltre 40 Nazioni. Un summit dove Obama, come ha detto un funzionario della Casa Bianca, "potrà esibire fatti e non solo parole". Intanto risulta con sempre maggiore evidenza che l'accordo Russia-Usa sulla limitazione degli armamenti strategici (che conferma il reset nei rapporti bilaterali) lancia un ammonimento a nazioni come l'Iran e la Corea del Nord sulla determinazione di Washington e Mosca nella lotta alla proliferazione nucleare. Ma restano incerti i riflessi generali che l'accordo avrà sullo scudo anti-missile.

Perché questa nuova fase delle trattative, pur essendo la più importante in due decenni, prevede un limite di 1.550 testate nucleari (una diminuzione del 74% rispetto all'accordo Start del 1991) e di 700 vettori (un dimezzamento rispetto al vecchio Start scaduto nel dicembre scorso). "Le grandi potenze lanciano una campagna di valore planetario" spiega Obama rilevando che questa è stata la settimana più trionfale della sua presidenza che vede anche la storica riforma sanitaria (la sua priorità nella agenda dei problemi interni). "C'é voluta pazienza, c'é voluta perseveranza, ma non ci siamo mai arresi", ha detto Obama, riferendosi ai negoziati con Mosca ma anche alla riforma sanitaria.

All'offensiva diplomatica della Casa Bianca e del Cremlino, intanto, fa riferimento il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che insiste sul fatto che l'accordo nucleare lancia un preciso segnale a Paesi come l'Iran e la Corea del Nord. Da Mosca però si sottolinea che l'accordo include un collegamento "legalmente vincolante" tra armi strategiche di attacco (come appunto i missili) e quelle di difesa (come lo scudo antimissile).

Un’interpretazione che viene però respinta dalla Casa Bianca: l'accordo non contiene vincoli allo sviluppo dello scudo anti-missili. Alla radice della divergenza c'é il fatto che sia Obama che Medvedev devono ottenere la ratifica dei rispettivi parlamenti prima che il trattato possa entrare in vigore. Obama ha bisogno del voto favorevole di 67 senatori su 100, deve convincere quindi anche almeno una decina di senatori repubblicani a votare per l'accordo. "Spero che si formi un forte sostegno bipartisan per ottenere la ratifica del trattato" dice. Ma per arrivare a questo risultato occorre che l'accordo non minacci lo scudo, che ha i suoi sostenitori più forti proprio tra i repubblicani. Di conseguenza dopo avere ottenuto il reset delle relazioni con Mosca, adesso Obama è chiamato ad una impresa ancora più difficile: il reset dei rapporti con i repubblicani dopo la feroce battaglia per la riforma sanitaria.

Ma ecco che mentre soffiano buoni venti distensivi tra Mosca e Washington - via Praga - arrivano tempeste asiatiche firmate dalle due Coree. Tutto prende avvio con una nave sudcoreana affondata nel Mare Giallo da un siluro. Ed è subito tensione alle stelle lungo la frontiera marittima. Con la marina di Seul che apre il fuoco contro una nave non identificata poco dopo l'affondamento di una nave sudcoreana con 100 persone a bordo. Dalle prime informazioni l'affondamento sarebbe stato causato da un siluro e l'azione dell'unità sudcoreana potrebbe essere una rappresaglia per quell'attacco. Il governo di Seul ha convocato una riunione di emergenza dopo quanto accaduto nel mar Giallo.

Il ministero della Difesa sudcoreano al momento non ha confermato le informazioni che indicano un coinvolgimento della Corea del Nord nell'incidente. Lo riferisce la Bbc, ricordando però che a novembre dell'anno scorso un vascello sudcoreano aveva aperto il fuoco quando una nave di Pyongyang aveva superato il limite delle acque territoriali. All'epoca c'era stato uno scambio di fuoco e i nordcoreani avevano quindi smentito di aver oltrepassato il confine. Ed ora a Mosca e a Washington ci si chiede se questo nuovo "incidente" sia proprio una sorta di "giallo" destinato a gettare ombre sul rapporto pacifico Est-Ovest.

 

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