di Luca Mazzucato

New York. “Come spendiamo i vostri soldi” è il riassunto degli sforzi dei repubblicani e delle proposte per le prossime elezioni, presentato al loro consiglio di amministrazione, ovvero l'assemblea dei finanziatori del partito. Un affare interno: nella relazione trimestrale il capo dell'Assemblea Repubblicana spiega di aver raccolto ottanta milioni di dollari convincendo gli americani a “salvare il paese dal socialismo e dall'Impero del Male,” cioè l'amministrazione Obama. Il tutto corredato da foto ritoccate di Barack Obama travestito da Joker.

La politica americana è ormai lanciata verso una deriva italiota, almeno per quanto riguarda la proposta politica della destra. Nonostante gli argomenti utilizzati dai repubblicani siano spesso puerili, è raro che i giornalisti nelle trasmissioni televisive più seguite calchino la mano sulle insostenibili contraddizioni degli esponenti conservatori. Il resoconto del congresso repubblicano è un documento assai interessante, perché mostra come, all'interno del ristretto consesso di finanziatori e dunque tra gli addetti ai lavori, i repubblicani non facciano alcun mistero del fatto che la loro tattica politica è basata sulla malafede, la paura e l'ipocrisia.

Ecco come i repubblicani hanno raccolto fondi nel 2009. I grandi donatori sono fuggiti dal partito in maniera “disastrosa,” abbandonando il comitato finanziatore. I piccoli donatori sono diventati la vera forza del partito, grazie al movimento ultra-conservatore dei “Tea Party.” Secondo la presentazione ufficiale in Powerpoint, la modalità seguita da questi piccoli donatori è la “donazione viscerale,”  la cui motivazione può essere “reazionaria,” dovuta a “sentimenti estremamente negativi verso l'Amministrazione,” o in una sola parola: “la paura.” L'unico modo escogitato per tenersi stretti i grandi donatori è invece quello di offrire loro “soggiorni lussuosi nella contea del vino in California” oppure biglietti per “combattimenti agonistici a Las Vegas.” Oppure semplicemente “appellarsi alla loro ego.” Di politica, non se ne vede nemmeno l'ombra.

Per tener fede alla popolare T-shirt “Republicans for Voldemort,” i senatori repubblicani non si stancano di ripetere in aula che “è venuto il momento per i cittadini di levare i loro sguardi a Dio e chiedere un aiuto soprannaturale, sull'orlo di quest'abisso.” L'abisso essendo non la crisi economica devastante, ma il piano per il lavoro proposto da Barack Obama. Ma la pubblicazione di questo nuovo documento ha già spinto alcuni donatori, soprattutto religiosi, a ritirare il proprio sostegno al partito citando la propria contrarietà per la strategia della paura, con buona pace dell'ipocrisia.

Ecco alcuni esempi di malafede sbugiardata. L'anno scorso Barack Obama ha varato un piano di stimolo per l'economia di quasi ottocento miliardi di dollari, seguito la settimana scorsa dall'approvazione del nuovo pacchetto per il lavoro. L'opposizione repubblicana ha alzato le barricate al grido di “responsabilità fiscale,” ovvero bloccare qualsiasi legge che aumenti il deficit statale. Dimenticando ovviamente che, negli otto anni di W. Bush, il saldo positivo ereditato da Clinton è stato trasformato in una voragine di trilioni di dollari grazie ai tagli delle tasse ai redditi più elevati e alle due guerre, passati senza alcuna copertura di bilancio.

Assistiamo in continuazione ai rappresentanti repubblicani a Washington e in televisione stracciarsi le vesti per l'aumento del deficit provocato dai piani di sostegno all'economia. L'ultima mossa è stata l'ostruzionismo per bloccare l'estensione degli assegni di disoccupazione, con un redivivo Tom DeLay (ancora sotto processo) ad argomentare che chi è disoccupato se lo merita, perché è uno scansafatiche che non vuol cercar lavoro. Ma quando tornano nei loro distretti elettorali, ecco gli stessi repubblicani vantarsi dei finanziamenti strappati a Washington grazie al piano di stimolo. In prima fila l'astro nascente repubblicano Bobby Jindal, che nel suo distretto in Florida tuona contro gli aiuti statali proprio mentre distribuisce a famiglie e parrocchie bisognose assegni extra-large (di quelli lunghi due metri che si vedono nei film) con la sua firma, ma che provengono proprio dal piano di stimolo.

L'altro fronte su cui la “paura” come arma elettorale viene brandita senza pietà è la battaglia per la riforma sanitaria. I repubblicani al congresso si vantano, a porte chiuse, di aver fatto un ottimo lavoro. Sono infatti riusciti ad inventare, complici le assicurazioni sanitarie, la più grande campagna di bufale nella storia americana (dal primo tentativo di riforma sanitaria tentato da Clinton quindici anni fa). A cominciare dai “comitati di morte,” che con la riforma avrebbero ucciso i cittadini anziani iscritti al voto come repubblicani, fino al monito ripetuto in continuazione come un mantra e rivolto ad Obama: “Giù le mani del governo da Medicare!” Il sistema sanitario che cura tutti i cittadini sopra i sessantacinque anni negli Stati Uniti è pubblico e si chiama Medicare: i repubblicani sono riusciti non solo a convincere gli anziani che Medicare è privato e per quello funziona bene, ma che il governo Obama vuole nazionalizzarlo prima per smantellarlo poi. Un vero capolavoro.

Ma c'è di peggio. L'estenuante negoziato lungo un anno tra i democratici e i repubblicani sulla riforma sanitaria si è svelato per quello che tutti immaginavano (l'unico che ci credeva è il presidente Obama). Nonostante tutte le proposte repubblicane siano state incluse nella proposta di legge democratica, i senatori del GOP hanno tenuto finora in stallo i democratici, minacciando l'ostruzionismo e infine chiedendo che la proposta venga stracciate per ricominciare da capo il negoziato. Viene da chiedersi perché, ma per fortuna un senatore repubblicano l'ha spiegato candidamente ad un suo comizio: “Se non ci fossimo stati noi a far finta di discutere per tutto l'anno, a quest'ora avreste già la riforma approvata!”

Il più clamoroso esempio di malafede è la novità del giorno: la nemica giurata della riforma sanitaria, Sarah Palin, ha candidamente confessato alla tv canadese di essersi spesso recato in Canada per curarsi, attraversando il confine dall'Alaska, perché oltreconfine le cure prestate sono migliori che negli Stati Uniti. L'ammissione viene dopo mesi in cui la Palin denigra giornalmente la sanità pubblica canadese come inefficiente e basata sui “comitati della morte.”

La politica della paura gioca però contro il successo del partito stesso. La base ultra-conservatrice che viene aizzata contro il “presidente socialista” si presenta compatta alle primarie per votare immancabilmente il candidato più a destra, che dopo aver vinto le primarie non avrà però alcuna possibilità di vincere le elezioni contro il tipico candidato moderato democratico. Non ci resta che attendere con trepidazione il momento in cui un'analoga presentazione Powerpoint trapelerà dalle celebri scuole per veline, svelandoci il segreto del successo del Popolo della Libertà.

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