di Alessandro Iacuelli

Il fatto che una scuola dia in comodato d'uso dei computer portatili ai suoi studenti, suona come una novità interessante, come una spinta verso un ammodernamento spesso richiesto da più parti, genitori, insegnanti, studenti stessi, un po' in tutto il mondo. Ma ai ben 1800 studenti della Lower Marrion High School di Philadelphia, quei computer portatili devono essere andati davvero per traverso, ed anche ai loro genitori, vista la reazione. Pochi giorni dopo la consegna dei computer, sono iniziate a circolare le strane note sui registri di classe e rapporti e richiami agli studenti più indisciplinati; puniti molti comportamenti indicati come "inappropriati". Peccato che non si trattasse di comportamenti e atteggiamenti assunti dai ragazzi, tutti adolescenti, tra le mura scolastiche, ma nel chiuso delle loro case.

La cosa è andata avanti fin troppo tempo, circa un anno, prima della goccia che ha fatto traboccare il vaso di un controllo totalizzante, ossessivo e soprattutto non autorizzato: quando uno studente ha protestato dicendo di non essersi comportato male, il sovrintendente della scuola, l'equivalente di un nostro preside, gli ha mostrato come prova una foto scattata dalla webcam dello stesso computer portatile che la scuola aveva fornito al ragazzo un anno prima, e inviata elettronicamente alla scuola stessa senza informare l'ignaro studente.

Da un anno prima. Era esattamente da allora che la scuola teneva sotto controllo gli allievi dentro le proprie case, attraverso un software che attivava automaticamente la webcam dei computer e consentiva al personale scolastico di spiare le loro attività casalinghe. A tutti i 1800 studenti. Tutti avevano lo stesso software installato sul computer, della cui esistenza non erano stati informati nè loro né le famiglie.

E' stata proprio la famiglia dello studente cui è stata mostrata una foto ad inalberarsi, fino al punto di aprire una class action contro la scuola per spionaggio, violazione delle leggi federali e del Quarto emendamento della Costituzione americana: per intenderci, quello che dovrebbe difendere i cittadini dalle perquisizioni, gli arresti e le confische senza ragione.

Solo dopo l'apertura della class action, il sovrintendente scolastico Christopher McGinley ha deciso di inviare una lettera alle famiglie con informazioni circa l'attività di spionaggio. Con questa lettera, la scuola ammette di aver installato degli spyware sui computer, programmi in grado di attivare da remoto la webcam, giustificandosi dicendo che era "solo una misura contro il furto dei computer". Bella faccia tosta, hanno replicato alcune famiglie inviperite. In realtà alcune perizie (di parte) hanno indicato che la scuola poteva anche controllare il contenuto dei dischi rigidi dei computer.

Ma chiaramente non si tratta di una condotta che viola solo privacy degli studenti, ma quella di ben 1800 famiglie, riprese attraverso la webcam all'interno di casa propria. La scuola ha risposto a questa accusa dicendo che il software può solo catturare immagini attraverso la webcam, e che non è in grado di catturare e inviare audio e video. Qualcuno non ci ha creduto, qualcuno ha detto che non fa differenza e che l'intimità familiare è stata violata lo stesso. Altri vogliono sapere se la scuola ha archiviato centinaia di immagini private dei loro figli, e dove. Questa ammissione da parte della scuola è stata prontamente raccolta dagli avvocati che seguono la class action, per rilanciare le accuse ulteriormente.

Infatti, in un'intervista riportata dal Financial Times, sostengono che le contestazioni da parte dei genitori potrebbero anche estendersi alla violazione delle norme sulla pornografia infantile, visto che l'occhio indiscreto dell'istituto scolastico avrebbe potuto riprendere gli studenti anche in situazioni intime. D'altronde, lo sanno tutti che, da che mondo è mondo, gli adolescenti si masturbano nella loro camera. "Nessuno immaginava che il Grande Fratello nascesse da un amministratore scolastico", hanno concluso gli avvocati.

La scuola di Philadelphia non è l'unica ad aver cercato di estendere fin dentro le case degli studenti i propri strumenti di controllo. La South Bronx di New York City ha fornito i computer dei suoi alunni di un software che permette di visualizzare a distanza tutto ciò che appare sul desktop dei loro computer. Una funzionalità che consente quindi di ritrasmettere anche il volto degli studenti, quello che fanno e quello che dicono in videochat, quando la webcam del computer viene avviata, e sullo schermo si apre la finestra del video. Alcune settimane fa, in un programma televisivo della Pbs Digital Nation, il vicepreside della scuola, Dan Ackerman, ha mostrato come riusciva a usare quel programma proprio come lo specchio oscurato degli interrogatori, e vedere senza essere visto.

Che si stia sviluppando una nuova moda "invasiva" del controllo scolastico? Intanto, alcuni studenti si erano salvati dal controllo: tutti quelli che, non appena ricevuto il computer, l'hanno formattato e vi hanno installato una qualunque distribuzione GNU/Linux. Fidarsi è bene…

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