di Michele Paris

A poco più di un mese dal terzo anniversario della sparatoria nel campus universitario della Virginia Tech, che causò la morte di 32 persone, il Parlamento locale dell’omonimo stato americano ha approvato due nuove leggi che liberalizzano ulteriormente la vendita e il possesso di armi da fuoco. La Virginia è in realtà solo uno dei tanti stati dell’Unione ad aver preso provvedimenti favorevoli ai proprietari di armi negli ultimi mesi. Una tendenza dettata dall’ingiustificato timore di un giro di vite sulla regolamentazione delle armi che l’amministrazione Obama aveva promesso in campagna elettorale. Mentre i commercianti fanno affari d’oro, un’imminente sentenza della Corte Suprema potrebbe ancora di più fare la felicità dei fautori del Secondo Emendamento, nonostante la striscia di sangue negli USA continui ad allungarsi.

Tra le proposte del presidente Obama che più avevano suscitato le attese delle organizzazioni che si battono per restringere la circolazione di armi da fuoco nel paese, ve n’erano due che apparivano ad un passo dall’essere adottate una volta conquistata una larga maggioranza democratica al Congresso. La prima prevedeva la fine di una particolare concessione accordata ai commercianti del settore, i quali nel corso di fiere e speciali manifestazioni possono vendere armi a chiunque senza richiedere un controllo sulla fedina penale dell’acquirente. La seconda, invece, prometteva la reintroduzione del bando federale sulle cosiddette “armi d’assalto”, introdotto nel 1994 e scaduto dieci anni più tardi.

Non solo le paure di quanti già s’immaginavano privati delle loro armi sono apparse infondate, ma al contrario nuove leggi a loro favore sono state firmate dal tanto temuto Obama. Come, solo per citare le più recenti, quelle che permettono di portare armi - purché nascoste - all’interno dei parchi nazionali e a bordo dei treni. Per la potente lobby delle armi, guidata dalla NRA (National Rifle Association), però, l’inclinazione del presidente non sarebbe sufficientemente benevola nei confronti del Secondo Emendamento, dal momento che questi provvedimenti sono stati approvati dalla Casa Bianca solo perché inseriti in altre leggi più importanti e di natura completamente differente.

Per questo motivo, i difensori del diritto a portare armi liberamente, da mesi si adoperano in numerosi stati affinché vengano approvate leggi a livello locale per prevenire eventuali regolamentazioni imposte da Washington. Così, ad esempio, in Virginia proprio la scorsa settimana è stata garantita la possibilità di portare armi da fuoco all’interno di bar, ristoranti e discoteche che servono alcolici, mentre è stato soppresso un divieto che resisteva da 17 anni e che impediva l’acquisto di più di un’arma al mese. Il primo provvedimento, in particolare, era già stato licenziato dal Congresso locale qualche anno fa, ma si era scontrato con il veto dell’allora governatore democratico, Tim Kaine. La recente elezione del repubblicano Robert McDonnell ha invece dato il via libera alla discussa norma.

Lo scorso fine settimana, piccoli gruppi di possessori d’armi della California si sono organizzati per mettere in scena una protesta contro le presunte violazioni dei propri diritti, portando le loro armi in fondine bene in vista all’interno di locali pubblici. Molti stati si sono già dati da fare concretamente o lo stanno per fare a breve. In Arizona e Wyoming - due stati dell’Ovest, dove la questione del diritto a portare armi è fortemente sentita - sono in discussione una serie di leggi volte ad allargare le maglie delle regolamentazioni, tra cui una che consentirebbe ai possessori di portare con sé le proprie armi nascoste senza richiedere un permesso specifico alle autorità.

Montana e Tennessee, addirittura, per la prima volta negli Stati Uniti, nel 2009 hanno ratificato disposizioni che esentano i due stati dall’applicazione di leggi federali in materia di regolamentazione di armi e munizioni. Ancora, nell’Indiana, da gennaio di quest’anno le aziende private non saranno più in grado di impedire ai loro dipendenti di tenere armi da fuoco nelle loro automobili parcheggiate o in transito sui terreni di proprietà delle stesse compagnie.

Dalla Casa Bianca, intanto, alle critiche per il mancato rispetto delle promesse elettorali si risponde con le cifre. Secondo un portavoce del presidente, il numero degli episodi di criminalità nel 2009 sarebbe al livello più basso dagli anni Sessanta. Il presidente, poi, viene dipinto ora come un fervente sostenitore dell’interpretazione in senso individuale del diritto di portare armi stabilito dal Secondo Emendamento della Costituzione americana. Un voltafaccia puramente opportunistico, com’è evidente, dettato principalmente dalla necessità di non alienarsi i compagni di partito più moderati, ma anche l’opposizione repubblicana, in vista del passaggio di altre leggi di maggiore peso che figurano in cima all’agenda presidenziale.

Tra i piccoli successi di quanti chiedono maggiori restrizioni, vanno segnalate quanto meno le bocciature - sia pure tra molte resistenze - in una ventina di stati di altrettante proposte che intendevano permettere agli studenti di portare armi nascoste nei campus universitari. In New Jersey, inoltre, il Parlamento statale ha fissato il limite di vendita ad una sola arma da fuoco al mese. La tendenza generale, tuttavia, appare decisamente di segno opposto e ad essa potrebbe dare un’ulteriore spinta il prossimo pronunciamento della Corte Suprema nel caso “McDonald contro Chicago”, in discussione di fronte al tribunale costituzionale americano a partire da questa settimana.

Il caso in questione è la diretta conseguenza della storica sentenza emanata nel 2008 (“District of Columbia contro Heller”), nella quale si sanciva l’incostituzionalità di alcune norme restrittive fissate dal distretto federale di Washington. I nove membri della Corte saranno chiamati ora a stabilire se l’applicazione del Secondo Emendamento - interpretato due anni fa in senso individualistico - va estesa anche a livello statale e non può, di conseguenza, essere limitata all’enclave federale della capitale. Una nuova sentenza favorevole alla lobby delle armi rappresenterebbe un colpo mortale per le regolamentazioni al possesso e alla vendita che i consigli comunali di molte città americane hanno adottato negli ultimi decenni.

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