di Carlo Benedetti

Mosca. Anche la chiesa ortodossa, sempre considerata arretrata e conservatrice, sembra voler uscire dal suo ghetto. Costruisce nuove strutture e apre le porte ad una istituzione che sino a ieri considerava come dominio del diavolo. Si tratta del primo think tank religioso che vede presenti teologi e politologi, giuristi e filosofi, laici e religiosi che hanno il compito di discutere piani e strategie senza essere influenzati dalle notizie relative all'andamento quotidiano della politica. Intenti, quindi, ad elaborare idee per il futuro, con l'obiettivo di arricchire  il dibattito pubblico e le culture politiche accentuando il confronto e il dibattito tra fede e ragione su un piano scientifico e non polemico.

Tutto questo avviene oggi in Russia sotto Kirill I, sedicesimo patriarca di Mosca e di tutte le Russie e già metropolita di Smolensk e Kaliningrad. E’ lui - al secolo Vladimir Gundiaiev - che avvia una “nuova politica” per cercare di far uscire la Chiesa dal recinto delle sue cattedrali. Non tocca la teologia e non accenna a revisioni, ma punta a nuove forme di contatto e proselitismo respingendo - a quanto sembra - il ricorso alla manipolazione degli episodi del passato ai fini delle polemiche correnti.

Eccolo quindi comparire, in queste prime avvisaglie di rivoluzione strisciante, in uno stadio per incontrare i religiosi, o a salutare gli atleti della nazionale russa che vanno a trovarlo. Tutto sempre sotto l’occhio di una televisione ben guidata da una regia ad hoc che lo segue in tutte le sue uscite pubbliche. Compresa quella recente in Ucraina, in una situazione di tensione e in un Paese segnato da gravi fratture all’interno della comunità ortodossa locale.

“Kiev è la nostra Gerusalemme” ha sottolineato Kirill aggiungendo che “la fede ortodossa è nata qui, in questa città di Kiev. Di conseguenza il mio primo pensiero dopo l’investitura a febbraio è stato di visitare la capitale e di pregare per i fedeli locali”. Non tutti però hanno accolto come un segno di riconciliazione la preghiera di Kirill. Diversi attivisti di un’organizzazione nazionalista ucraina hanno manifestato per le strade della città e alcuni di loro hanno aggredito un gruppo di filorussi che salutavano l’arrivo del Patriarca. Per molti, comunque, il viaggio di Kirill - vera inversione di tendenza - ha contribuito ad avviare rapporti meno burrascosi con le Chiese ortodosse non riconosciute, pur se i nazionalisti vorrebbero da parte del Patriarcato moscovita una dimostrazione di forza nei confronti degli ucraini.

Resta il fatto che la missione in Ucraina è stata seguita con grande attenzione dalla tv russa. Ed ora, alla stessa televisione di Mosca (che parla dell’ortodossia come fattore di moderazione) è stata concessa la possibilità di far entrare operatori e giornalisti nella sala dorata dove il Patriarca ha convocato religiosi e laici di “vario orientamento”. E, come dice il commento ufficiale, “si tratta di personaggi che rappresentano tutte le ali del pensiero religioso attuale: progressisti e conservatori”. Siamo ad una fase di svolta che a Mosca - fuori degli ambienti ecclesiastici - viene definita come una perestrojka religiosa avviata da questo papa russo di 64 anni, noto come fautore del dialogo con la chiesa di Roma.

I problemi, comunque, non mancano. E il think tank religioso da poco istituito dovrà, ad esempio, occuparsi di quel contenzioso aperto tra Mosca e Kiev relativo al problema della chiesa ucraina ortodossa, autocefala, caratterizzata da forte nazionalismo e spirito antirusso e che si è riorganizzata ufficialmente in patria nel 1990. La situazione in Ucraina è divenuta ancora più complessa nel 1992, in seguito alla decisione del patriarcato di Mosca di deporre dalla sua carica il proprio arcivescovo, Filarete, metropolita di Kiev, accusato di ordire la separazione della Chiesa ucraina dalla Chiesa ortodossa russa. Questi non accettò la deposizione e, forte dell'appoggio di forze politiche nazionaliste ucraine, si aggregò prima alla Chiesa autocefala, fondando in seguito una propria giurisdizione denominata Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev.

Ecco perchè, attualmente, la situazione dell'ortodossia è molto complessa, in quanto sono presenti tre giurisdizioni distinte: la giurisdizione dell'esarcato ucraino della Chiesa ortodossa russa, che è tuttora la più consistente in termini di fedeli, parrocchie e monasteri. E’ l'unica giurisdizione canonica e ad essa si affiancano le due Chiese autocefale scismatiche in concorrenza reciproca, ma accomunate da un forte spirito nazionalista e dall'appoggio di forze politiche interne.

Questa situazione genera nell'ambito del patriarcato di Mosca il forte timore di dover lasciare la giurisdizione sull'Ucraina, che non solo sarebbe in sè una grave perdita, ma potrebbe indurre altre Chiese locali dei nuovi Stati - resisi indipendenti in seguito alla dissoluzione dell'Unione Sovietica - a seguire lo stesso esempio. Il risultato sarebbe una disgregazione del Patriarcato di Mosca e una riduzione notevole della sua consistenza e del suo prestigio. Di qui anche la perestrojka che, avviata da Kirill, dovrebbe portare allo smantellamento (graduale) dei vecchi meccanismi di una teologia non più al passo con i tempi.

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