di Mario Braconi

Se Abdul Umar Mutallab non è riuscito riuscito ad uccidere 278 persone facendo esplodere il volo NorthWest 256 Amsterdam-Detroit è stato un puro caso: a proteggere fortunosamente centinaia di vite innocenti, una serie di circostanze del tutto fortuite: la scarsa dimestichezza con la sporca lotta terrorista del velleitario quaedista figlio-di-papà, certamente più a suo agio sui campi ben curati della British International School del Togo o nelle stanze moquettate della sua mansion a Marylebon che nei polverosi "compound" di addestramento del network internazionale del terrore. La scarsa potenza della bomba o l'errata miscelazione dei suoi componenti, in grado di produrre niente più che una fiammata di un metro - pericolosissima ma non necessariamente fatale all'interno di un apparecchio moderno e ben tenuto - come si spera siano quelli su cui ci spostiamo. La presenza a bordo di un misterioso "angelo salvatore", Jasper Schuringa, probabilmente un "angelo custode" della sicurezza di quelli che si trovano ormai immancabilmente (e comprensibilmente) a bordo di tutti gli aerei che viaggiano verso e dagli Stati Uniti.

Anzi, per la verità, ad analizzare freddamente la vicenda, per l'equilibrio psicologico di chi è costretto a frequenti trasferte aeree intercontinentali, è molto più rassicurante pensare che Schuringa non sia, come vuole la vulgata giornalistica, un regista in vacanza dotato di grande forza d'animo e presenza di spirito. Certo, è triste accantonare il pensiero piacevole di un atto di coraggio e di altruismo per trasformarlo in una missione ben retribuita, ma è particolarmente angosciante pensare che la probabilità di poter abbracciare una persona cara al termine di un viaggio aereo sia una funzione del coraggio di uno sconosciuto.

Poiché non vi sono stati morti, Janet Napolitano, Homeland Security Secretary, con una uscita spiegabile solo con la determinaziona cieca di chi vuole mantenere con le unghie un posto di lavoro che ha perso ogni diritto di occupare, ha dichiarato alla CBS: "Il sistema ha funzionato." Sarebbe stato meno ridicolo e più dignitoso ammettere che il sistema, così come è, rende impossibile la vita ai viaggiatori più o meno sani di mente con ispezioni e controlli snervanti, senza riuscire ad impedire che a bordo degli aerei un demente riesca nell'impresa di trasportare una siringa di esplosivo cucita nelle mutande.

Un sistema che si è dimostrato imbelle, burocratico, pletorico e controproducente, nonostante (o forse proprio in conseguenza del fatto che) prevede una schedatura massiva di potenziali terroristi – a gennaio del 2009 il "data mart" conteneva la bellezza di 564.000 nomi, corrispondenti a 500.000 possibili identità - lo sfrido di 64.000 unità (!) è dovuto alle varianti dei nomi, che, considerando la grande abilità degli americani ad leggere e scrivere nomi non anglosassoni aggiunge un altro pizzico di suspence alla lotta al terrore...

Infatti, 400.000 di quei nomi (con i caveat di cui sopra), costituiscono il Terrorist Screening Data Base (TSDB), ovvero la primaria fonte USA delle identità dei sospetti di terrorismo; all'interno di questo numero, sarebbero 4.000 i record associati a persone "no-fly", cioè cui è vietato sorvolare gli USA, mentre per 14.000 di essi l'accesso ad un volo da e verso gli USA è possibile solo dopo solo dopo ulteriori verifiche. Tutto questo dispendio di energie non ha però impedito a Abdul Umar Mutallab di scorrazzare allegramente in aereo per tutto il mondo, dallo Yemen alla Nigeria, dalla Nigeria agli USA, via Amsterdam, con un biglietto comprato in Ghana in contanti.

Eppure, il comportamento di Abdul Umar Mutallab ha dato numerosi segnali di preoccupazione e di sospetto: le sue considerazioni pro-attentato dell'11 settembre, mai nascoste, perfino negli ambienti climatizzati e vellutati in cui ha fatto lezione; il fatto che, una volta recatosi in Dubai per imparare l'arabo, abbia improvvisamente rotto con la famiglia dopo aver optato per una altra scuola sita in Yemen, un ulteriore e rinomato serbatoio di odio anti-occidentale low-cost. In Yemen opera Anwar al-Awlaki - a meno che non sia stato ucciso da un attacco militare yemenita a Shabwa - americano, ingegnere, professore universitario, reclutatore di assassini (come Nidal Malik Hasan, reponsabile della strage di Fort Hood) e "guida spirituale" dei terroristi dell'11 settembre.

Con un simile CV, gli Americani hanno pensato bene di farlo espatriare in Yemen, via Londra, anziché trattenerlo in patria per fargli qualche domanda; il fatto che il ricco e potente padre di Abdul Umar Mutallab, di casa negli USA, abbia avvisato le autorità nigeriane ed americane delle cattive frequentazioni del figlio, esprimendo nel contempo sorpresa alla notizia che gli era stato concesso un visto negli USA. Urgono alcune considerazioni inevitabili: forse che al figlio di un ricco signore non si possono creare problemi? O forse non si devono infastidire troppo i passeggeri stressati dal traffico delle Feste? O forse è necessario che gli USA adesso spendano qualche miliardo di dollari per dotarsi delle costosissime macchine "annusatrici" in grado di tracciare anche particelle infinitesimali di esplosivo? Ci stiamo preparando ad un’altra guerra? Non è dato saperlo. Nel frattempo, in bocca al lupo a chi viaggia in aereo – con questa “sicurezza”, ne abbiamo tutti bisogno.

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