di mazzetta

La situazione in Ciad non risparmia i colpi di scena esponendo gli scontati meccanismi che da sempre generano le guerre nell'epoca moderna. Il presidente del Ciad, Idriss Deby, sta fronteggiando una ribellione; una ribellione decisamente interna, tanto che a ribellarsi al suo dispotismo rifiutando le prossime elezioni-farsa sono i componenti della sua stessa etnia.
Il Ciad è uno dei paesi più poveri del mondo, ma dal 2003 esporta petrolio: quest'anno ne esporterà 170.000 barili, andando ad insidiare il posto di terzo produttore di petrolio africano occupato dalla Guinea equatoriale. Deby è riuscito a respingere un attacco alla capitale e accusa i ribelli di essere uno strumento del vicino Sudan per espandere l'islamismo estremista nell'Africa Centrale. I ribelli a loro volta accusano la Francia, che considera Deby legalmente eletto, di aver protetto il dittatore. I ribelli ciadiani fanno base in Sudan, come dal Sudan partì Deby per prendere il potere con un golpe militare nel 1990, perché l'etnia alla quale appartengono è le stessa che vive in Darfur, dove la furia del governo sudanese verso una ribellione locale ha provocato circa 400.000 vittime e 2 milioni di profughi negli ultimi tre anni, nell'indifferenza della comunità internazionale, che si è limitata ad inviare qualche migliaio di peacekeeper per parte africana e aiuti umanitari di nuovo esauriti da parte dell'ONU e dell'Occidente.

Il presidente ha fatto la voce grossa e ha minacciato la EXXON, a capo del progetto petrolifero patrocinato dalla Banca Mondiale, di chiudere i rubinetti del petrolio qualora non fossero stati sbloccati i fondi che la Banca Mondiale aveva congelato perchè Deby non rispettava gli accordi, che prevedevano che una quota minima dei proventi sarebbero andate alle spese sociali. Dopo una visita dell'inviato speciale Donald Yamamoto a Ndjamena, la banca Mondiale ha deciso di sbloccare 124 milioni di dollari, a condizione che il presidente accetti una missione contabile della Banca Mondiale che ridisegni il bilancio dello Stato, in maniera da rispettare gli accordi a tutela della popolazione povera.

Paul D. Wolfowitz, presidente della Banca Mondiale, ha tolto dall'imbarazzo la EXXON e dato i soldi dei poveri a Deby; Wolfowitz in effetti è stato eletto per questo e deve difendere il greggio africano, sul quale gli USA hanno deciso di puntare per sostituire quello proveniente dal Golfo.
Ovviamente la Banca Mondiale ha spacciato il tutto come un successo, finalmente Deby si piegava al controllo contabile. Deby ovviamente con quei soldi comprerà armi o affitterà mercenari, cercando di eliminare i ribelli. I suoi comizi, ripresi dopo il respinto assalto al palazzo presidenziale, lo hanno visto presentarsi con un corteo di cinque Hummer neri e una colonna di militari, ad arringare gli abitanti della capitale Ndjamena, che però, del tutto scettici verso le elezioni, hanno aderito alla proposta delle opposizioni mandandole deserte; Deby ha ottenuto la rielezione da una magra minoranza dell'elettorato. L'opinione comune è che dovrebbe trattare con i ribelli, ma intanto è già stato versato il sangue di qualche centinaio tra fedeli e ribelli al presidente.

Quasi metà dell'esercito ha disertato e stabilito le sue basi a cavallo dei confini del Darfur, ma anche oltre i confini della Repubblica Centrafricana, dove in una città della frontiera settentrionale sono atterrati due Antonov con un centinaio di ribelli ciadiani. Jean-Francis Bozize, capo di gabinetto de ministero della Difesa e figlio del presidente Francois Bozze, arrivato al potere con un golpe militare sostenuto da forze ciadiane nel 2003, ha chiesto aiuto alla Francia per ottenere un supporto di "intelligence". Anche con Deby la Francia dovrebbe limitarsi alla fornitura di intelligence ma intanto ha mandato di corsa qualche centinaio di parà…

Deby non ammette la natura interna della ribellione e accusa il Sudan di essere l'ispiratore del tentato golpe; ha anche minacciato di espellere gli oltre 200.000 rifugiati del Darfur, per fare pressione sulla comunità internazionale. I profughi sono in realtà in aree sottratte al controllo al governo, il che ovviamente ha indebolito comunque l'opera di assistenza umanitaria. Incredibilmente Deby ha trovato sostegno in quella parte di politici americani che hanno il dente avvelenato con il Sudan, in particolare quella dei predicatori evangelici, che ora accusano addirittura la Cina di essere la fonte di tutti i guai, perché acquisterebbe gran parte del petrolio del Sudan e gli venderebbe armi. Il Sudan fornisce petrolio anche all'Occidente e a Khartoum c'è una forza multinazionale (c'è anche un contingente italiano) che non bada alla salute dei profughi, ma al rispetto degli accordi petroliferi,.

La Francia glissa e sostiene Deby, che grazie alla Banca Mondiale ora ha un po' di respiro finanziario; per il "genocidio" in Darfur intanto l'ONU ha deciso di perseguire quattro (proprio quattro) figure sudanesi di quarto piano e allo stesso tempo lamenta che la generosità internazionale verso i profughi si è esaurita. Non sembra che la scelta dell'ancoraggio petrolifero africano abbia garantito agli americani una stabilità molto superiore a quella del Medioriente, come non sembra che dall'innovativo accordo tra Banca Mondiale, Deby e il consorzio guidato dalla EXXON (c'è anche la Elf-Total) abbia prodotto un qualsiasi vantaggio per gli abitanti del Ciad, che da paese povero si è trasformato in paese povero squassato dalla guerra civile. Tutti i maggiori media del pianeta hanno trasmesso acriticamente la dichiarazione con la quale la Banca Mondiale ha sbloccato i fondi. Tutto va bene, fino a che a qualcuno non verrà in mente di bucare quel lungo tubo che porta lontano il petrolio; solo allora esisterà in Ciad una "crisi" degna di essere registrata dalla comunità internazionale e dai portatori di democrazia.

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