di Luca Mazzucato

New York. Quelli che “Barack Obama non è presidente: é nato in Kenya.” Quelli che “il governo vuole staccare la spina alla nonna per pagare la riforma sanitaria.” Quelli che “Obama è un nazista, o magari un socialista.” Dopo il fuggi-fuggi dalla corazzata neocon e la scomparsa del clan di George W. Bush, il Partito Repubblicano si è trasformato in un'armata Brancaleone, il cui unico scopo é affondare Barack Obama, costi quel che costi. La leadership del partito è stata scippata dai popolari commentatori radiofonici e televisivi di estrema destra che, come Rush Limbaugh e Glenn Beck, che grazie al megafono di Fox News arringano folle di bianchi inferociti dal presidente “abbronzato.”

Il primo assaggio si era avuto durante la campagna elettorale dello scorso anno con il movimento dei birthers, che potremmo tradurre come “nascitari”. I birthers, il cui nome rifà il verso ai famosi truthers (il movimento che chiede di riaprire le inchieste sull'Undici Settembre), hanno sollevato il dubbio che Barack Obama sia ineleggibile, in quanto segretamente nato in Kenia. Per mettere fine a queste dicerie, il presidente ha messo in rete una copia del suo certificato di nascita depositato alle Hawaii, ma ovviamente la dura realtà è incapace di scalfire le profonde convinzioni di questi repubblicani.

La demenza ha contagiato persino la leadership repubblicana, che ha cavalcato l'onda anomala dei birthers pur sapendo trattarsi di pura spazzatura. Nei comizi in giro per il paese, i deputati repubblicani spesso ripetono gli slogan dei birthers, ottenendo immancabilmente fragorose ovazioni. Ma si sono spinti più in là, portando questa follia fino al Congresso. Per strizzare l'occhio ai birthers, alcuni repubblicani hanno presentato una proposta di legge che obbligasse i candidati alla presidenza a presentare il certificato di nascita (proposta poi bocciata).

Alla domanda di una giornalista su cosa il presidente pensasse di fare al riguardo, il portavoce della Casa Bianca Gibbs ha alzato le spalle, osservando che “il certificato di nascita del presidente è pubblico, con quindici dollari vai all'anagrafe di Honululu e puoi leggere l'originale.” Ma vuoi mettere la gioia di poter urlare che Obama non è mai stato presidente? Inestimabile!

La parola definitiva sui birthers la dà l'Urban Dictionary, che definisce birther “colui che lotta per il diritto di sposare il proprio cugino,” un pacato riferimento al fenomeno del cretinismo delle valli, che ha reso possibile la nascita e la radicazione di questo movimento, forte di centinaia di migliaia di sostenitori bianchi, di mezza età, armati e incazzati.

Il movimento dei birthers è stato il primo esempio di una nuova visione della politica. Privi di leadership e di argomenti validi dopo aver affossato contemporaneamente Iraq, Afghanistan, Wall Street e il bilancio statale, i senatori e deputati del Grand Old Party hanno preferito affidarsi alle schegge impazzite della destra conservatrice. L'idea è semplice: cementare una base di irriducibili tra gli antiabortisti, gli amanti delle armi, i suprematisti bianchi, insomma tutti quelli che odiano il presidente senza se e senza ma, per riportare il partito verso magnifiche sorti e regressive.

Quello che nessuno si aspettava, è che la strategia di inondare il discorso pubblico d’idiozie sparate a tutto volume sta avendo un discreto successo e rischia di affondare il progetto cardine della presidenza Obama: la riforma sanitaria. Nella battaglia sulla sanità si sono sposati due aspetti della galassia conservatrice: la demenza pura dei birthers con il fiume di dollari delle potentissime assicurazioni sanitarie.

A colpi di denaro sonante, la lobby delle assicurazioni sanitarie ha comprato tutti i senatori repubblicani (uno spreco, potevano averli gratis!), insieme ad un manipolo di democratici centristi detti Blue Dog, cruciali per bloccare la riforma: è la nascita del movimento dei deathers, ovvero i “mortuari.”

Il soprannome deve la sua origine alle ripetute dichiarazioni di politici repubblicani, tra i quali spicca la rediviva Sarah Palin, secondo i quali la riforma sanitaria di Obama nasconde il progetto del governo di “staccare la spina alla nonna.” La senatrice Virginia Foxx, ad esempio, non la manda a dire e in Senato tuona: “Questa riforma ha come obiettivo mettere a morte gli anziani!” Secondo il senatore Louie Gohmert, poi, “gli anziani verranno messi in liste ed uccisi.”

La lista di slogan partoriti dal settore marketing delle assicurazioni sanitarie e vendute dai senatori repubblicani è esilarante e a verbale della discussione al Senato. Il governo dovrebbe istituire dei “comitati della morte” (death panels, da cui il nomignolo deathers), che dovranno valutare l'utilità sociale di ogni singolo anziano e decidere se vale la pena tenerlo in vita, o non conviene forse staccare la spina. I senatori più temerari, come il segretario del Partito Repubblicano Michael Steel, svelano che Obama userà i registri elettorali per eliminare i soli anziani registrati come repubblicani.

Allo sfortunato Newt Gringich, purtroppo, alcuni giornalisti hanno fatto notare che “di questa proposta non c'è alcuna traccia nel disegno di legge!” Al che Gringich ha seguito la classica scuola Ghedini: “Ma va là! La legge è lunga un migliaio di pagine!” E, con pacato buonsenso, ha paragonato Barack Obama al compianto Adolf Hitler, ricordando che i nazisti sono stati i primi ad introdurre l'eutanasia per gli anziani e i disabili.

La storia dei “comitati della morte” ha fatto il giro del paese alla velocità della televisione e in breve i Town Hall Meetings (frequenti incontri tra deputati e cittadini, una consuetudine della democrazia americana) si sono trasformati in gironi infernali in cui anziani disperati urlavano ai senatori democratici che è una vergogna e che non sono sopravvissuti fino a sessantacinque anni per essere “uccisi da un burocrate mandato da Washington.” Alcune inchieste giornalistiche hanno presto scoperto però che queste “proteste spontanee” altro non erano se non eventi pianificati dalle compagnie assicurative, che pagavano e trasportavano attivisti anziani in lungo e in largo per dare l'impressione di eventi diffusi su tutto il territorio nazionale.

La lobby delle assicurazioni sanitarie sta facendo carte false per evitare l'introduzione di un'opzione pubblica nella riforma, che introducendo un elemento di concorrenza farebbe crollare i profitti fraudolenti delle compagnie assicurative. Creano a volte episodi curiosi. Secondo un editoriale dell'Investors Business Daily, la sanità pubblica è “socialista”, e dunque il peggiore dei sistemi possibili: “Se il fisico teorico Steven Hawking fosse vissuto in Inghilterra, ad esempio, la sanità pubblica l'avrebbe ucciso da tempo.” Pronta la risposta del celebre fisico inglese, che dalla sua residenza di Cambridge, vicino Londra, ha confermato di essere vivo e vegeto, proprio grazie alle cure del sistema sanitario nazionale.

Grazie alle martellanti pubblicità delle assicurazioni sanitarie, che seminano il panico tra gli anziani, e al largo spazio dato dai media alle continue proteste, il sostegno popolare alla riforma sanitaria, larghissimo fino a pochi mesi fa, ha cominciato a vacillare. L'ultimo sondaggio della NBC mostra che la strategia di spararla grossa funziona: il 45% degli americani crede alla favola dei comitati della morte e dell'eutanasia sugli anziani; il 55% crede che la riforma darà copertura agli immigrati clandestini, mentre il 50% crede che i soldi della riforma verranno usati per favorire gli aborti, entrambe grossolane menzogne inventate premiata ditta repubblicani-assicurazioni. L'iter della riforma sta incontrando enormi difficoltà in Senato e non è chiaro se riuscirà a passare.

Resta da vedere se questo schema repubblicano funzionerà anche contro l'altra riforma che i democratici hanno in cantiere: quella della finanza. Un anno fa, il popolo della destra conservatrice marciava insieme ai liberali per protestare contro l'avidità di Wall Street che ha portato alla crisi globale. Riusciranno i nostri eroi amministratori delegati a manipolare a proprio favore la rabbia dell'uomo bianco razzista, inferocito contro le banche e le corporations, e rivoltarla ancora una volta contro se stesso? Unica salvezza: gettare il telecomando.

 

 

 


 

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