di Carlo Benedetti

Un' immagine del vertice tenutosi a Mosca Il Cremlino alza il tiro nei confronti della politica americana nell'area dell'Islam e critica duramente la posizione israeliana sul Medio Oriente. Tutto avviene mentre s'intravedono montare i marosi di una polemica a livello internazionale. Ma la Russia di Putin sembra proprio non temere le reazioni e continua ad ostentare certezze. Affida l'intera "offensiva" ad un uomo politico di primo livello. Perché, appunto, è proprio Evghenij Maksimovic Primakov (classe 1929, massimo esperto del mondo arabo, ex primo ministro ed ex ministro degli Esteri) che torna sull'arena politico-diplomatica per lanciare - dopo il crollo dell'Urss e degli allora forti rapporti con il mondo arabo - una nuova pagina della diplomazia russa. Primakov, che è attualmente il responsabile dell'attività politica ed economica della Camera di Commercio russa, attacca su tutti i fronti Washington e Tel Aviv. Lo fa con un duro intervento alla prima riunione del gruppo "La Russia e il mondo islamico" che vede la partecipazione di politici ed ex ministri degli Esteri di venti paesi musulmani, come Iran, Arabia Saudita, Giordania, Pakistan, Turchia, Egitto, Algeria, Indonesia e Malesia. Primakov parla in prima persona manifestando la sua chiara volontà politica di tornare a stabilire con il mondo musulmano rapporti d'amicizia e collaborazione. Poi continua appoggiandosi ad un messaggio di saluto inviato all'assemblea dal presidente Putin. E anche qui la linea del Cremlino è chiara e decisa. Il Capo dello Stato russo afferma,infatti, che il potenziamento dei legami con il mondo islamico rappresenta una priorità della politica estera nazionale. Risulta così che il dialogo in corso assume un carattere fruttuoso, reso possibile anche dal ruolo d'osservatore che la Russia esercita nell'ambito della Conferenza islamica.

Alle parole di Putin Primakov aggiunge una notazione che riguarda l'America di Bush. Dice che gli Stati Uniti si comportano senza tener conto dell'esperienza storica dei paesi musulmani, ignorando sia le tradizioni sia i rapporti di forze esistenti al loro interno. "Benché avessero annunciato che l'operazione in Iraq rappresentava un passo importante contro il terrorismo - sottolinea poi Primakov - gli Stati Uniti hanno soltanto trasformato il paese in una roccaforte di Al Qaeeda. Ed oggi si può affermare che in Iraq - rileva ancora l'esponente di Mosca - esiste probabilmente la rete più forte di questa organizzazione. Ecco perché - sono sempre sue parole - la velleità di mettere sullo stesso piano l'islam e il terrorismo, oltre che un errore è una voluta denigrazione della religione musulmana. Ciò, comunque, non toglie che il fondamentalismo islamico rappresenti un pericolo. Quanto poi ad Israele, Primakov fa rilevare che il terrorismo e l'estremismo islamico sono alimentati dalla perdurante crisi nel Medio Oriente, tanto che risulta più che mai evidente che l'ostacolo principale è rappresentato da quella posizione di Israele di disimpegno nei confronti della road map. E infine Primakov lancia un appello ad Hamas: esprime cioè il convincimento che tale movimento accetterà la via negoziale "se non sarà ostacolato in questo proposito". Si può dire - valutando nel concreto quanto affermato - che le idee e le considerazioni che Mosca avanza in questo momento sono dettate da precise posizioni di realpolitik. Entrano in ballo le caratteristiche pragmatiche dei due personaggi che dominano l'arena: Putin come braccio politico e militare, Primakov come diplomatico e uomo dell'intelligence. Non va infatti dimenticato che i due vengono dalla stessa scuola: quella degli organi della sicurezza e che hanno frequentato - pur se in tempi diversi - paesi considerati come zone di frontiera estremamente importanti. Primakov ha navigato in lungo e in largo nelle aree dell'Islam e Putin si è fatto le ossa nella Germania del Muro.

Ed ora, appunto, è proprio Primakov che, dal seggio della Camera di Commercio, (che potrebbe anche sembrare una sede di terzo o quarto piano) sceglie tempi e modi per un rilancio della sua politica. Ed è una vera doccia fredda per le diplomazie dell'Ovest. E qui non va dimenticato che fu proprio lui che, nell'ormai lontano 1997, quando era ancora ministro degli Esteri della Russia, intervenne opponendosi alle sollecitazioni della Albright che, in qualità di segretario di Stato americano, insisteva sull'importanza dell'allargamento della Nato a Est. Primakov, allora, scandì con decisione il niet che segnò l'epoca sovietica di Gromiko. Un rilancio quindi della politica della contrapposizione? No. Perché il personaggio Primakov non è un nostalgico di quei tempi; è già avanti negli anni e non nutre ambizioni. Vuole solo aiutare Putin in questa che potrebbe essere una svolta significativa. Una sorta di riposizionamento di Mosca che vuole tornare ad occupare il posto che aveva nella scena mondiale. Ed ecco che Primakov, freddo, pragmatico ed anche misterioso, esce nuovamente allo scoperto. Si era già trovato a passare dal chiuso degli istituti accademici e dalle stanze della diplomazia alla prova del fuoco nel posto di premier di un paese in subbuglio. Sembrava rientrato nella "normalità" tra simposi e riunioni sui temi del commercio mondiale. Ora invece affronta con determinazione questioni spinose come il rapporto con gli Usa ed Israele. Con lui il discorso del Cremlino diviene tutto politico.

Con questa sua nuova uscita tenta la sfida e sa già che il problema principale che dovrà affrontare sarà quello di andare contro quelle ali filo-americane e filo-israeliane che operano in Russia in molti ambienti del potere. E sarà, comunque, una battaglia difficile. Perché si troverà a dover combattere contro quelle strutture corporative che, tra l'altro, non hanno mai digerito la sua politica estera critica nei confronti degli Usa e di Israele. La lobby ebraica internazionale gli rimprovera di essere "un ebreo" passato dalla parte dei nemici di Israele per difendere interessi propriamente russi. E così questo Primakov, che l'ampia biografia presenta come uomo che viene da lontano (dal lavoro giornalistico a quello di studioso, dall'esperto di questioni orientali alla direzione politica di un Pcus che si avviava a concludere un'intera epoca, dall'attività di intelligence alla diplomazia) si trova nuovamente ad essere l'uomo che è obbligato a guardare al futuro, capace di instaurare un dialogo intelligente, con realismo, con pragmatismo.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy