di Michele Paris

A distanza di pochi giorni dall’insediamento ufficiale alla Casa Bianca, il presidente-eletto Barack Obama ha visto cadere la prima tegola sul proprio gabinetto che dovrà affrontare a breve la conferma dei suoi membri di fronte alle varie commissioni del Congresso. Sono stati gli sviluppi di un’indagine in corso da qualche mese in merito ad un presunto scambio di favori tra il segretario al commercio designato, Bill Richardson, e un suo finanziatore, a spingere il governatore democratico del Nuovo Messico a ritirare il proprio nome dalla squadra di governo del 44esimo presidente degli Stati Uniti. L’ex segretario all’energia ed ambasciatore alle Nazioni Unite durante gli anni dell’amministrazione Clinton, sarebbe indagato per essersi adoperato affinché un’agenzia dello stato - di cui è a capo - chiudesse un lucroso contratto di fornitura con una società finanziaria californiana che figurava tra i finanziatori della propria campagna elettorale. L’accusa rientra in quella pratica di scambio definita “pay-to-play” ed è molto simile a quelle sollevate recentemente nei confronti del governatore dell’Illinois Rod Blagojevich. Nonostante Richardson abbia dichiarato di aver agito nei confini della legalità, l’indagine nei suoi confronti minacciava di prolungare il processo di conferma al Senato - nonostante la maggioranza democratica - con la conseguenza di ritardare il lavoro del nuovo governo in un momento estremamente delicato per il paese.

Il primo serio ostacolo ad un processo di transizione, avanzato fin qui speditamente e senza particolari intoppi, determina così l’abbandono della nuova amministrazione di uno dei principali rappresentanti della comunità ispanica statunitense, un blocco di votanti che era risultato determinante in molti stati per la vittoria di Obama alle presidenziali. Il 61enne Richardson, candidato alle primarie democratiche e successivamente defilatosi per appoggiare il futuro vincitore, prima di prendere la decisione di abbandonare la squadra pare essersi consultato con Obama, il quale - pur esprimendo il proprio rammarico - non ha accennato alla possibilità di respingere le sue dimissioni.

Lo scorso mese di agosto fu l’F.B.I. ad aprire un’inchiesta, ripresa successivamente da un “grand jury” di Albuquerque, sulla società di Beverly Hills “CDR Financial Products”. Quest’ultima si era infatti garantita un contratto con l’authority per le finanze del Nuovo Messico in seguito a pressioni fatte dal governatore Bill Richardson o da membri del suo staff. La “CDR Financial Products” è una società di consulenza finanziaria che ha in questo modo intascato quasi 1,5 milioni di dollari per la sua attività legata all’emissione di bond da parte dello stato del Nuovo Messico. Il presidente della compagnia californiana, David Rubin, risulta essere un finanziatore del Partito Democratico ed ha donato 100.000 dollari a beneficio di due comitati elettorali (“PAC”) legati a Richardson (“Si Se Puede” e “Moving America Forward”), nonché 10.000 dollari direttamente alla campagna elettorale per la sua rielezione a governatore nel 2005.

Il coinvolgimento di Bill Richardson nell’inchiesta era cominciato ad emergere ai primi di dicembre, più o meno in concomitanza con il processo di selezione condotto dallo staff di Obama sui possibili candidati ad entrare a far parte del suo gabinetto. Una volta indicato come potenziale segretario al commercio - e dopo essere stato scartato come segretario di stato - Richardson sarebbe stato al centro d’indagini di routine da parte dell’F.B.I. per conto del Senato americano, circa la sua condotta e i suoi passati legami politici. Il team del presidente-eletto sarebbe dunque stato informato della situazione, anche se al momento non sono stati rilasciati commenti ufficiali riguardo. Varie fonti vicine al prossimo presidente hanno rivelato tuttavia che il governatore avrebbe tenuto nascosto l’indagine in corso nei suoi confronti ai membri del team deputato alla valutazione del background dei candidati ad entrare nel nuovo gabinetto.

Le vicende in questione fanno parte di uno sforzo messo in campo ormai da tempo dal Dipartimento di Giustizia per scardinare quelle pratiche di scambio di favori tra politici locali e più o meno grandi interessi che si stanno consolidando nel panorama americano, soprattutto nell’ambito del mercato delle obbligazioni emesse a livello statale. La rimozione dalla squadra di governo di Richardson, il quale avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella preparazione dell’imminente pacchetto di stimolo all’economia che verrà presentato al Congresso, lascerà solo due esponenti di origine ispanica con incarichi ministeriali, Hilda L. Solis al Dipartimento del Lavoro e Ken Salazar agli Interni.

Se Barack Obama e il suo entourage ai primi di dicembre avevano immediatamente preso le distanze dal governatore dell’Illinois, Blagojevich, accusato tra l’altro di aver tentato di mettere all’asta il seggio al Senato lasciato libero dal presidente-eletto, piena solidarietà è stata invece assicurata a Bill Richardson. Obama e Richardson sono d’altra parte in buoni rapporti e il governatore del Nuovo Messico aveva rischiato buona parte del suo futuro politico lo scorso mese di marzo, quando aveva rotto con il clan Clinton durante le primarie democratiche per schierarsi a fianco del front-runner del proprio partito. Richardson ha confermato che intende continuare a ricoprire la carica di governatore di uno stato dove è tuttora estremamente popolare e per il cui sviluppo economico si è adoperato intensamente negli ultimi anni. Molti progetti tuttavia sono stati macchiati da dubbi di corruzione e favoritismi vari.

Proprio la spregiudicata condotta di Bill Richardson nel proprio stato, variamente descritta dai media locali e non solo, ha lasciato sconcertati molti osservatori in merito all’efficacia dei meccanismi di selezione adottati da Obama e dai suoi incaricati nel valutare le credenziali dei futuri membri della nuova amministrazione. Ben documentati erano anche i suoi legami con l’industria energetica e petrolifera e i contributi da quest’ultima versati alle sue varie campagne elettorali. Una situazione delicata, soprattutto alla luce delle rigide regole annunciate da Barack Obama all’indomani della vittoria elettorale per l’esclusione da incarichi di governo di lobbisti e politici in odore di corruzione.

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