di Rosa Ana De Santis

Il santo padre tuona contro la contraccezione. E le fiamme dell’inferno divampano già per chi fa uso della pillola come di ogni altro contraccettivo per commettere l’abuso di decidere consapevolmente della nascita dei propri figli. Quale orrore direbbe lui. Non lasciare al vento della provvidenza manzoniana, della buona sorte, del caso - diremmo noi - la vita umana. E’ lì che sta il segno della grandezza del creatore e del miracolo divino. Un invito che dietro la trionfante retorica che ricorda i versetti di Matteo 6 sugli uccelli che non mietono né raccolgono, ma vengono nutriti dal padre celeste, tradisce una verità crudissima e lampante. La morale laica direbbe che quello che loro predicano è giocare con la vita umana alla roulette, tentare l’azzardo: l’operazione più pazza, immorale e pericolosa che si possa fare con la vita di un figlio. Poveri, malati, magari non desiderati. Vita punto. Embrione punto. Persone da subito. E questo vale persino prima, quando ancora niente di tutto questo esiste nemmeno. La chiamano accoglienza della vita a ogni costo mentre diventa sotto gli occhi di tutti rimozione incauta della ragione. Benedetto XVI invia questo commento di monito al congresso in cui a Roma viene ricordata l’enciclica di Paolo VI Humane Vitae nella quale la Chiesa espresse la sua condanna sulla pillola. Il Papa ne riprende integralmente lo spirito, ricordando che ogni contraccettivo ostruisce indebitamente i piani della natura voluti da dio e pone pertanto l’uomo in una posizione di potere che non gli appartiene e che porta con se l’onta di un autentico peccato.

La coppia senza procreazione, e ancor di più senza procreazione affidata alla sorte della natura, al ciclo femminile e alle maree lunari – perché no - non è tale. Un sentimento vissuto fuori da questi dettami dell’accoppiamento senza progetto è misurabile - dice lui - ed è certamente meno significativo di quanti uniti in nozze (davanti a dio, non va dimenticato) s’accoppiano; con piacere ma non troppo, confondono la gravidanza con la maternità, l’amore per i figli con le cucciolate casuali. E’ senz’altro visibile che chi fa tutto questo ottempera in profondità al valore del matrimonio religioso.

Non stupisce che la chiesa faccia il suo mestiere. Che ribadisca la condanna a tutto ciò che porta le menti a ragionare senza le ombre della minaccia, del castigo o della ricompensa. Gli strumenti che ogni reggenza autoritaria detiene per costringere alla bontà servile i sottomessi. Piuttosto si dovrebbe parlare dell’intenzionalità, concetto chiave di tutta la morale cattolica. Perno magico della loro bioetica e bersaglio preferito di chi ne individua i limiti e le interpretazioni a convenienza.

E’ chiaro che nella condanna alla contraccezione non può essere utilizzato il terrore del delitto. L’uccisione del bambino, la personalità dell’embrione. Quel ventaglio di argomenti tanto cari al Movimento per la vita che arrivano a colpire anche chi non è credente, ma che semplicemente, con sensibilità e profondità d’animo, si avvicina all’esperienza del concepimento. E’ per questo quindi che se sull’aborto anche la persona lontana dalla chiesa può venire persuasa dalla condanna, sulla contraccezione è troppo deserto il coro dei fedeli. E vuoi che i preti non lo sappiano?

Qui gli argomenti dei cattolici sono quelli della presunzione umana sul disegno divino e il tema dell’intenzionalità. Se si usa la pillola o qualsiasi altro strumento contraccettivo l’intenzione sottesa è quella di non concepire. Di fare l’amore senza procreare. Ma siccome il papa non è proprio un ingenuo sa bene che il rifiuto assoluto di qualsiasi controllo delle nascite è stricto sensu impraticabile e quindi consiglia di affidarsi a quel noto metodo tradizionale chiamato Ogino-Knaus e che Benedetto XVI traduce per l’occasione nei sofismi del ciclo, delle pause e dei tempi femminili.

E dove sta l’assoluzione morale di questa scorciatoia? Proprio nella sua risibile efficacia. E’ in questa ipocrisia che sta la salvezza del fedele. Nel fatto - comico, eppure sostenuto - che potrebbe andar male, che può essere che tu rimanga incinta nonostante i tuoi piani, che dio s’infili nel tuo letto e ti tiri questo colpaccio per ricordarti che è lui che comanda. E tu non ti opporrai perché a quel punto sarà davvero visibile il grande piano che dio ha scelto per te. E’ quindi sulle percentuali di rischio che si gioca tutta la differenza tra contraccezione secondo natura e artifici della tecnica e della scienza medica.

Perché alla resa dei conti calcolare le fasi del ciclo della donna per evitare la gravidanza non è forse l’intenzione di fare l’amore senza volere figli? Tutto il monolite concettuale dell’intenzione si sgretola piano piano o è solo un’impressione che venga poi recuperato- ex post e quasi per miracolo - sul piano dell’effetto consequenziale dell’azione, proprio di quello non voluto, cosiddetto indiretto? Insomma i poveri esseri umani ce la mettono tutta, ma se dio vuole che le cose vadano in un certo modo si rimetteranno alla sua volontà. Si può dire tutto, di crederci oppure no, fuorché di rivendicare alcuna dignità per questo mosaico illogico di argomenti e smentite che quando proprio quando stanno per implodere in contraddizione vengono recuperate più che dalle fede, da un comodissimo deus ex machina. Altro che creatore.

Paolo VI le definiva vie illecite per la regolazione della natalità. E il discrimine per cui considerare la liceità o meno degli strumenti contraccettivi è tra naturale e non naturale. E’ tra casualità e scelta, tra cieco affidamento e responsabilità. Tutto qui. Il solito binomio. Correranno il rischio di accorgersi un giorno forse, andando a guardare in modo esteso tutta la vita umana, che l’agire degli uomini e delle donne, persino di quelli che entrano in chiesa a mani giunte, è tutto teso a contrastare il corso della natura che non è altro che ciò che è, e che il più delle volte è tutto ciò che non deve essere.

Per questo ci affanniamo tutti a contrastare le malattie, a soccorrere i più svantaggiati, a combattere per vivere anche quando la legge naturale sembra aver destinato alcuni a soccombere. Perché è senza merito che alcuni nascono con deficit e senza merito che altri sono più forti. Nulla è più ingiusto della natura. Qualcuno la definì tragicamente matrigna. E nulla di ciò che la riguarda può essere detto giusto. Perché il male e il bene appartiene agli uomini, non al corso delle cose. Non è proprio questo slancio di giustizia che governa la legge morale? Non è questo che mette gli uomini e le donne nelle condizioni di pensare e agire?

Cosi raccontano dal Vaticano che se una madre difende la vita del proprio figlio è benedetta. E’ benedetta persino quando non si cura dal cancro e muore, lasciando un orfano per partorirne un altro. Ma va all’inferno - forse - quando prima ancora che quel bambino esista si cura che nasca sano e quando prima ancora di fare l’amore sceglie con responsabilità se concepirlo o meno. Perché sapendo che il concetto di persona non sta proprio in tutto ciò che loro dicono, nel rischio di non poter sostenere tutte le conseguenze di certe definizioni, meglio sospendere il ragionamento e affidarsi alla provvidenza. Quella che dispensa per strane vie comunque una soluzione. Quella che sarebbe bene chiamare sorte o fortuna e che non incontra mai, proprio mai, il comune senso di rispetto per la vita.

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