di Carlo Benedetti

Nel cuore dell'Europa, in terra d'Ucraina, si prospetta di nuovo l'incubo di un'ulteriore divisione. Perché domenica 26 il paese torna a votare per le "politiche" dopo quella storica vittoria della "rivoluzione arancione" che, nel 2004, vide prevalere, nella competizione presidenziale, il filo-occidentale Viktor Jushenko sul filo-russo Viktor Janukovich. La "vicenda" non è chiusa: ora è la volta delle elezioni per il parlamento (Verkovna Rada). Lo scontro si annuncia drammatico. Da un lato ci sono le popolazioni di quelle regioni che guardano all'Occidente e alla Polonia; dall'altro quelle che hanno come riferimento il mondo slavo e la madre-Russia. Due realtà sociali, politiche ed economiche completamente diverse. La parte occidentale (che ha come "capitale" Lvov, città che noi chiamiamo Leopoli) e quella orientale che si riconosce nel centro industriale di Kharkov e che comprende i bacini carboniferi del Donbass. Tutto si ripresenta con lo scenario tradizionale caratterizzato da un clima generale dove sono usati (sotto slogan che rivendicano il rinnovamento della società) trucchi ed espedienti tra i più subdoli. Ma questa volta soffia un vento diverso. La cosiddetta "rivoluzione arancione" ha già attraversato duri periodi, con lotte intestine caratterizzate da episodi di corruzione, mafie e tangentopoli. E così quanti avevano manifestato appoggio alle posizioni tradizionali, filorusse e filoslave, si ritrovano ad avere il vento in poppa. Il riscontro lo si ha anche nel fatto che i media occidentali - in gran parte favorevoli a Jushenko - mettono il silenziatore sull'avvenimento. Ma vediamo - pur con una necessaria sinteticità - la situazione in dettaglio. IL PAESE. L'Ucraina ha 48 milioni d'abitanti: ucraini e russi, con minoranze polacche. Si estende su un territorio di oltre 600mila Kmq. Si affaccia sul mar Nero e sul mare d'Azov ed è compresa tra la Moldavia, la Romania, l'Ungheria, la Slovacchia, la Polonia, la Bielorussia e la Russia. In base alla costituzione del 1996 è una Repubblica Presidenziale; il Capo dello Stato, che nomina il Primo Ministro, è eletto a suffragio universale per cinque anni; il Parlamento (450 membri) è rinnovato ogni cinque anni. Amministrativamente è suddivisa in 24 province, più la repubblica autonoma di Crimea. Fa parte della Csi (Comunità stati indipendenti) che è l'organismo di coordinamento sovranazionale, costituito il 21 dicembre 1991, al momento dello scioglimento dell'Urss.

LA SCENA GEO-POLITICA. Per le "politiche" si affrontano circa 40 formazioni che dovranno superare lo sbarramento del 3% per ottenere i seggi della Rada. Ma sembra certo che solo sei saranno i partiti che entreranno nel nuovo Parlamento: "Nasha Ucraina" (Nostra Ucraina) che è il partito del potere ed è ovviamente guidato dall'attuale Presidente Jushenko, il quale gode dell'appoggio degli ambienti americani; "Partij regionov" (Partito delle regioni) con Janukovich che propone un'Ucraina sempre più alleata con Mosca e distante dalle posizioni occidentali e, soprattutto, americane; "Bloka Julij Timoscenko" (Blocco di Julija Timoscenko) che raggruppa i seguaci di questa ex premier chiamata la "Pasionaria dell'Ucraina", ma che di passioni ha solo quelle relative agli intrighi di palazzo; "Kommunisticeskaja Partija" (Partito comunista) guidato da Petr Simonenko che appoggia l'ala anti-Jushenko e che chiede una sempre maggiore integrazione con l'economia russa; "Sozialisticeskaja Partija" (Partito socialista) che, come il Pcu, ha già una discreta rappresentanza parlamentare; "Narodnaja Partija" (Partito popolare) con alla testa Volodymir Lytvyn.

Tutti i partiti in campo, comunque, sono obbligati a tener conto d'alcune specifiche caratteristiche locali che si riferiscono alle tradizioni secolari ed anche alla storia del periodo pre e post-sovietico. In pratica il paese "politico" è diviso in due, con Kiev che si trova a mediare tra due altre aree. C'è il "fronte" antirusso - si è visto nelle elezioni presidenziali - che ha come base la città di Lvov (così in russo, ma per gli ucraini è tornata ad essere L'viv): è cattolica ed anche fortemente di "destra". Non a caso erano di questa zona le organizzazioni fasciste del nazionalista Stepan Bandera che appoggiarono i nazisti combattendo contro l'Armata Rossa. Ed è sempre in questa parte dell'Ucraina che - dopo il crollo dell'Urss - sono stati abbattuti i monumenti in onore degli eroi sovietici della seconda guerra mondiale. L'altro Paese è quello delle regioni industriali. Che ha come punto di riferimento la città di Kharkov L'AGENDA DEI PROBLEMI. La situazione economica è pessima. Il "capitalismo arancione" non decolla. Notevole poi è il contenzioso con la Russia perché è sempre aperta la questione della pesante eredità sovietica: la spartizione della flotta che opera nel mar Nero con le relative basi d'appoggio. E con Mosca non è stato completamente risolto il processo di disarmo dei missili e delle testate nucleari. C'è poi - sempre con la Russia - il punto dolente delle forniture di gas e delle concessioni per l'attraversamento del territorio. Tutto questo per non parlare della questione della sovranità russa sulla penisola di Crimea. Sul piano generale c'è poi da notare che l'Ucraina guarda alle prospettive d'ingresso nell'Ue, nella Nato e nel Wto. Per l'alleanza militare si prevede una adesione nel 2010; per l'Ue si parla del 2015, mentre per il World Trade Organization si considerano tappe più vicine.

IL PRAGMATISMO MOSCOVITA. Putin, dopo aver appoggiato Janukovich nel periodo delle ultime presidenziali, si muove ora con più cautela. Cerca di non dare spazio ad accuse d'interferenza nelle vicende di Kiev. Ma non può dimenticare che in Ucraina vivono oltre 10 milioni di russi (circa il 17% dell'intera popolazione). Situazione complessa, comunque. Anche perché Mosca è obbligata a tener conto degli avvenimenti dell'altra repubblica slava: la Bielorussia. Dove contro un Lukascenko filo-Cremlino vanno coalizzandosi formazioni filo-occidentali.

L'APPOGGIO AMERICANO. La Casa Bianca - come sempre - guarda all'Ucraina come arena per future conquiste. E così oltre all'aiuto economico fornito agli schieramenti anti-russi, ha dato il via ad una campagna di propaganda, palese e coperta: trasmissioni radio della "Voce dell'America" in ucraino, operazioni di contatti e pressioni sul mondo locale dei media e, in generale, dell'intellighentsija.

LE PREVISIONI. Dalle urne di domenica potrebbe uscire la vittoria del "Partito delle regioni" con una maggioranza relativa che rimetterebbe in discussione tutta la situazione. E un risultato a sorpresa potrebbe essere un ribaltone epocale: una alleanza tra i vecchi nemici - Janukovich e Jushenko - con l'obiettivo di contrastare la "pasionaria" Timoshenko. Potrebbero essere, questi, fenomeni di modeste proporzioni in confronto alla molteplicità dei conflitti presenti. Ma la geopolitica futura, sicuramente, risulterà modificata da domenica.

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