di Fabrizio Casari

Trent'anni fa, la storia dell'Argentina precipitò nel cono d'ombra. Prese il potere, con un colpo di Stato, la giunta militare guidata dai generali Videla (esercito), Agosti (aeronautica) e Massera (marina). Il primo era un pupillo di Kissinger, il secondo dell'oligarchia argentina, il terzo un iscritto alla loggia massonica P2 e raccomandato speciale di Licio Gelli. Insieme, formarono la triade assassina che fece sprofondare l'Argentina nel periodo più buio della sua storia. Se Isabelita Peron riuscì a lasciare la Casa Rosada a bordo di un elicottero, la sorte di una intera generazione venne gettata nell'immondezzaio della civiltà.
La governance dei militari si manifestò con tutta la barbarie possibile. Sciolti Parlamento e Governo, messi fuori legge partiti e sindacati, chiusi giornali e radio, il paese latinoamericano divenne una immensa dead-line fuori della quale passò solo chi riuscì a fuggire. Dentro, rimasero carceri, torture, voli della morte ed assassini a sangue freddo. Il prezzo che l'Argentina pagò alla "guerra alla sovversione comunista" fu di 32.000 morti. Diecimila vennero uccisi in combattimento o fucilati per le strade, mentre i 365 campi di sterminio, insediati in ogni dove della nazione, sequestrarono 10.000 persone. Un milione e mezzo riuscirono a percorrere la strada amara dell'esilio. Erano passati solo tre anni dal colpo di Stato che in Cile aveva chiuso a ferro e fuoco l'esperienza del governo democratico di Salvador Allende ed il copione si ripeteva. Come per il Cile, il Brasile, l'Uruguay e il Paraguay, anche i funzionari del terrore che presero in ostaggio l'Argentina, agivano in nome e per conto del governo degli Stati Uniti. Dalle scuole militari statunitensi provenivano i generali, così come i torturatori applicavano sul campo le tecniche che s'insegnavano alla Escuela de las Americas di Panama. Già l'Algeria aveva insegnato molto sulle tecniche utili a soffocare la resistenza popolare; tecniche decisive per una guerra contro una nazione intera, elevate a metodo di governo per conto d'interessi stranieri. A quegli anni terribili si deve l'ingresso del termine desaparecidos nel lessico degli orrori. Persone che venivano sequestrate, torturate, quindi fatte scomparire, gettate in fosse comuni o lanciate dagli elicotteri nel Rio de la Plata.

Il terrore arruolò diversi paesi negli anni 70 e 80 ed i militari argentini divennero degli autentici esperti del settore. Aiutarono infatti i loro colleghi torturatori in El Salvador, in Spagna e in Turchia, tutti paesi diretti da militari ansiosi di regolare i conti con i loro rispettivi popoli.
Ma l'Argentina fu forse il reparto d'eccellenza per il modello imperante, che consegnava a militari locali con la bava alla bocca un subcontinente intero, che tentava di smarcarsi dal dominio soffocante e saccheggiatore di Washington. Dietro il sangue versato a fiumi, arrivava il denaro, sprecato a fiumi. Se i militari si preoccupavano di eliminare gli argentini, le teorie economiche monetariste dei Chicago Boys, nipotini diligenti dell'economista Milton Friedman, s'incaricavano di eliminare l'Argentina. In questa nefasta sinergia distruttrice, che consegnò lutti e miseria ad una nazione intera, la contabilità tetra della dittatura produsse 43 miliardi di dollari di debito pubblico, saldo di fine macelleria.

Non furono soli, i barbari in uniforme. Ebbero la compiacenza delle gerarchie ecclesiastiche, in particolare di Monsignor Pio Laghi, che benediva i torturatori e cacciava le madri e le nonne di Plaza de Mayo, donne straordinarie che per 30 anni hanno rappresentato la nobiltà argentina. Ogni settimana infatti, per trenta lunghi anni, hanno sfilato chiedendo la riconsegna in vita dei loro figli e nipoti sequestrati, sfidando repressione e indifferenza, quando non addirittura ostilità frontale, come quella manifestata dal monsignore, che umiliava la sua tonaca e la sua fede pur di garantirsi un ruolo da comprimario nella "guerra al comunismo".
Quando gli assassini divennero superflui, perché la dottrina di sicurezza nazionale statunitense aveva assunto orientamenti diversi, la casta militare tentò di porre il suggello in divenire. Approfittando della debolezza politica dei governi che avviarono la transizione come quello di Alfonsin, e della malcelata nostalgia di quello presieduto da Menem, riuscirono ad imporre due leggi, una denominata Ley de la obediencia debida (legge dell'obbedienza dovuta) e l'altra Ley del punto final (legge del punto finale). Il principio ispiratore delle due amnistie mascherate da leggi era l'assoluta non colpevolezza e non responsabilità dei militari e dei poliziotti argentini per i crimini commessi, in quanto soggetti ad "ordini superiori". I criminali diventavano quindi non giudicabili e non perseguibili: un tentativo vergognoso di sbianchettare una tragedia immensa.
Chi non risponderà dei suoi crimini è proprio Monsignor Pio Laghi. La chiesa di Roma lo ha assolto e oggi, da pensionato, magari discetta sulla difesa cattolica del diritto alla vita. Il governo democratico di Nestor Kirschner si è incaricato di cancellare le due leggi dell'oblio e diversi sono i militari già arrestati e in attesa dei processi, mentre molti altri sono già stati condannati.
La settimana scorsa le madri e le nonne dei desaparecidos hanno dichiarato la fine delle manifestazioni. La loro supplenza è terminata.
Da qualche anno, la giustizia ha preso la cittadinanza argentina.

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