di Carlo Benedetti

MOSCA. Nella palazzina liberty situata nel vicolo moscovita Maly Rgevskij, dove ha sede l’ambasciata della Georgia è rimasta solo una targa d’ottone che ricorda l’esistenza della repubblica caucasica. All’interno dell’edificio non c’è più nessun diplomatico. E’ restato solo il vecchio centralinista che ora fa anche da portiere. Ma porte e finestre sono già sbarrate perchè la dirigenza di Tbilissi ha rotto le relazioni diplomatiche con Mosca “colpevole” di aver riconosciuto l’indipendenza dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia. Ed ora, dopo la guerra calda delle settimane scorse, è guerra fredda tra Tbilisi e Mosca, con l’avvio di questa nuova fase che ha trovato anche un palcoscenico ufficiale di rilievo mondiale. Perchè alla riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu il rappresentante russo, Vitaly Ciurkin, ha gettato il guanto di sfida al suo collega americano, l'ambasciatore aggiunto Alejandro Wolff. Tra i due sono volate parole dure e poco diplomatiche che hanno evidenziato una situazione di estrema tensione che da tempo non si registrava attorno al tavolo rotondo del Consiglio. "La Russia ha invaso la Georgia, la sta occupando e la sta smembrando" ha detto l’uomo di Bush denunciando poi che Mosca sta violando "la Carta delle Nazioni Unite e diverse risoluzioni del Consiglio di sicurezza". L'ambasciatore di Medvedev ha replicato rinfacciando allo statunitense di essere lui il rappresentante di una potenza che invade altri Paesi e ha fatto un preciso riferimento a quanto avvenuto nell’Iraq sostenendo che gli americani cercano sempre pretesti per iniziare guerre di aggressione tentando di coprirsi con riferimenti all’etica e alla democrazia. Ciurkin ha detto all’americano: "Ma vi rendete conto cosa avete fatto in Iraq? Avete cominciato dicendo che cercavate le armi di distruzione di massa. Ebbene: le avete trovate?”. E ancora con questo tono e con questo stile di attacco Ciurkin ha polemizzato con la Nato ricordando agli uomini del Consiglio l'intervento armato dell’Alleanza Atlantica nel 1999 in Serbia. "La Nato - ha detto - distrusse un'antenna televisiva a Belgrado perché non gradiva quello che diceva la televisione serba. La televisione georgiana continua a trasmettere propaganda antirussa, ma la Russia non ha bombardato antenne televisive".

Si è sancita così sul podio del Consiglio di Sicurezza la rottura tra Mosca e un certo Ovest allineato sulle posizioni americane. E mentre il rappresentante della diplomazia del Cremlino sparava a zero contro il delegato di Bush la Cnn diffondeva una intervista con Putin. Il leader russo ha avuto modo di illustrare un altro aspetto della guerra fredda attuale. Ha espresso, infatti, il sospetto "che qualcuno negli Stati Uniti abbia creato apposta questo conflitto, per aggravare la situazione e avvantaggiare uno dei candidati nella lotta per le elezioni presidenziali americane". Secondo Putin il problema "non sta solo nel fatto che l'amministrazione statunitense non abbia potuto trattenere i georgiani dal compiere quest'azione criminale. La parte americana ha armato e addestrato l'esercito georgiano". C’è quindi un coinvolgimento totale della geopolitica anche nelle questioni interne degli Usa.

E ancora. C’è un aspetto che si aggiunge al “dopo guerra”. Perchè ora cominciano a venir fuori i documenti e le informazioni dell’intelligence russa. Washington definisce tutto questo come “gesti irrazionali” che aggravano ulteriormente la situazione generale. Ma sul piatto della bilancia c’è il fatto che i militari russi hanno sequestrato ai georgiani degli Hummer, mezzi blindati statunitensi. Il comando russo sostiene inoltre che gli Stati Uniti avrebbero partecipato direttamente al conflitto non solo fornendo gli aerei per rimpatriare i militari georgiani dislocati in Iraq, ma anche fornendo alle forze di Tbilisi le coordinate di aerei nemici da abbattere. E su tutto piomba l’ulteriore richiesta georgiana di affrettare l'adesione del loro paese alla Nato, sollecitando di conseguenza gli europei a "non mostrarsi deboli".

Ma non tutti, all’Ovest, sembrano convinti. Perché nonostante l'unanime sostegno espresso dall'Unione Europea all'inviolabilità dell'integrità territoriale della Georgia, non mancano le critiche. In particolare, il ministro degli Esteri greco Dora Bakoyannis sottolinea che "non c'è una nuova guerra fredda" e che Saakasvili "ha commesso degli errori". Anche il ministro degli Esteri britannico David Miliband, che è stato tra i più duri esponenti europei nella condanna del riconoscimento russo dell'indipendenza di Abchazia e Ossezia del Sud, dichiara che "un conflitto con la Russia è escluso".

Problemi e crisi, comunque, continuano. E a Mosca ci si chiede “per chi suonano le campane”. Ci sono quelle dell’Ossezia del Sud, della Russia e della Georgia che annunciano le cerimonie funebri delle vittime della guerra. Ci sono quelle dell’Abkhazia che accompagnano i festeggiamenti per l’ottenuta indipendenza. Ma ci sono anche “campane” che annunciano altri e nuovi tsunami caucasici.

La Russia guarda ora con apprensione il vertice straordinario dell'Ue di lunedì, dove si dovrebbero affrontare due tesi: quella dura polacca, per sanzioni economiche e finanziarie, che avrebbe l'appoggio di gran parte dei nuovi entrati nell'Europa dell'Est e della Gran Bretagna; e la linea italiana, più morbida e sfumata, che incontrerebbe consensi in Germania, in Francia, in Grecia, e probabilmente in Spagna e in Austria, al di là delle differenze di toni. Mosca, comunque, getta acqua sul fuoco. Rassicura i suoi “clienti” occidentali in riferimento alle forniture di idrocarburi. Dice che queste continueranno normalmente e che non ci sarà alcuna forma di ricatto. Ci saranno invece novità nel Caucaso. Altre “campane”, infatti, annunciano che l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia hanno offerto i loro territori per basi militari russe. Ancora una volta la tensione - caratterizzata da una serie di nuove convulsioni interne - supererà i confini del Caucaso.

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