di Elena Ferrara

Il “no” irlandese scotta ancora e subito si profila all’orizzonte un nuovo e possibile “no”. Piccolo, anzi piccolissimo, ma pur sempre un “no”. Viene da una regione quasi sconosciuta e precisamente dall’arcipelago delle isole Aland (6.500 abitanti tra scogli e isolotti nel cuore del mar Baltico, regione autonoma, demilitarizzata) che si prepara a non ratificare il testo di riforma delle istituzioni europee per protestare contro le istituzioni di Bruxelles. L’accusa che viene dagli isolani (quasi tutti di madrelingua svedese) può sembrare banale, ma è destinata - proprio in questo particolare momento - a cadere sull’Unione Europea come un macigno. Il fatto è che nell’arcipelago, ora interessato al referendum sull’Ue, la protesta è notevole: tutti sono contro le istituzioni di Bruxelles ritenute “irrispettose” degli interessi degli abitanti. Nessuna motivazione geopolitica o geostrategica, no. Il fatto è che a Brando, la “capitale” si stanno scatenando sempre più le ire delle popolazioni dell’intero arcipelago - Lemland, Sund e Geta - contro la decisione dell’Ue di vietare l’uso e il commercio dello “snus”. Si, lo snus che è, appunto, un tabacco umido in polvere (prodotto con un processo di fermentazione) da masticare e che la gente del nord consuma quotidianamente. Levare lo “snus” agli svedesi - dicono le genti del nord europeo - è come togliere la pizza agli italiani, il vino ai francesi o la vodka ai russi. Oltre a far parte della loro tradizione, il tabacco-snus “da bocca” è, tra l’altro, sorgente di grandi profitti per le isole Aland, che, grazie ad un regime fiscale agevolato, possono vendere lo “snus” senza tasse alla vicina Svezia che ne è il principale importatore.

Ed ecco, quindi, che esplode la crisi. Siamo, infatti, a soli 25 chilometri dalle coste finlandesi e qui l’arcipelago - che è parte della Finlandia - è amministrato da un governo autonomo e da un Parlamento regionale. Quello, appunto, che si dice pronto a non ratificare il nuovo trattato Ue. “È l’unico modo che abbiamo per far sentire la nostra voce a Bruxelles” spiega Harry Jansson, promotore di una petizione per far cambiare rotta a Bruxelles. Ribatte Peggy Heikkinen, consigliere del ministro finlandese agli Affari europei: “Legalmente Aland non può bloccare il Trattato perché la Finlandia ha già ratificato il testo indipendentemente dalla posizione di Aland”.

Ma non tutto è così semplice. Sono in ballo complesse radici storiche. Si ricorda così che nel 1921, dopo secoli di dominio svedese e occupazioni russe a più riprese, la Società delle Nazioni pose le isole dell’arcipelago sotto la sovranità finlandese. E fino ad oggi gli abitanti dell’isola hanno pacificamente convissuto con questa risoluzione (hanno uno statuto di “Libero associato” alla Finlandia). Helsinki li ha lasciati crescere numericamente, gestire la loro area anche con leggi autonome senza interferenze centrali. Ma ad Aland, i gruppi dirigenti locali, non hanno mai condiviso lo spirito europeista della Finlandia continentale. Tanto che il referendum che fissava per il 1995 l’ingresso della Finlandia nell’Ue, fu inizialmente rifiutato dagli isolani perché comprometteva i commerci duty-free sui traghetti da e per l’arcipelago. Il governo di Helsinki, allora, riuscì a negoziare per Aland una clausola di dissociazione dalle nuove direttive fiscali dell’Unione. E sulla scia del sì svedese, anche Aland, il 20 novembre 1994, approvò l’annessione all’Europa, con una maggioranza del 74%.

Ma ora tutto sta cambiando. Le parole d’ordine, in questo momento, sono: “Né finlandesi, né svedesi e tantomeno europei. Siamo Alandesi”. E quindi la linea comune è quella del “No” all’Ue. Ora, comunque, cominciano le trattative. Gli Alandesi sanno di poter scambiare il loro sì con il riconoscimento, da parte del governo finlandese, di una loro rappresentanza nel Parlamento europeo. Ma il nuovo Trattato porta il numero dei seggi spettanti alla Finlandia da sedici a tredici, il che rende ancora più improbabile che le loro richieste vengano accolte. Come potrebbe, infatti, la Finlandia sostenere la legittimità di rappresentare a livello europeo 26000 persone, quando attualmente la proporzione, in media, è di un deputato ogni 400.000 abitanti?

“La maggior parte di questi problemi potrebbe essere risolta se ci fosse, da parte del governo finlandese, la volontà di farlo” dicono nell’arcipelago. Ma tutti sanno che il “caso snus” non è solo un fatto di costume e di tradizioni calpestate. Tanto che la Commissione Europea ha minacciato di portare l’arcipelago davanti alla Corte Europea di Giustizia per la vendita illegale di questo prodotto a bordo dei traghetti che servono Aland. L’isola dovrebbe, infatti, pagare una multa di due milioni di Euro e predisporre nuove leggi che vietino la vendita dello “snus”.

Sarà possibile arrivare a questo? Per il momento la burocrazia europea - che ha sede a Bruxelles - si trova a fare i conti con questo “snus” che è venduto attualmente in piccole scatole cilindriche, ma anche in confezioni di carta pressata o plastica. Un mercato, questo, molto attivo in Svezia dove la richiesta è notevole. Si parla di 300 milioni di confezioni l’anno. E a nessuno è venuto in mente di porre sulle confezioni la fatale frase su un tabacco che “uccide”. Ma è anche vero che lo “snus” disturba la salute dell’Europa politica. Nessuna scritta - per ora - sui pacchetti di tabacco. Lo “snus” non “danneggia la salute”, si limita a minare l’Europa.

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