di Elena Ferrara

Nell’agenda di Kim Jong Il, capo assoluto della Corea del Nord, sono due in questo momento i temi che dominano i rapporti di politica estera e le vicende legate alla stabilità interna. La prima questione, tutta in positivo, è il ripristino dei collegamenti ferroviari tra il Nord e il Sud con i convogli che da Munsan e Bondong arriveranno fino a Kaesong, il complesso industriale intercoreano situato nella parte Nord della penisola. La linea - che scavalca il muro del 38° parallelo - è di 25 chilometri ed è stata oggetto di serrate trattative nel corso di ben 50 anni ed ora - dopo la storica visita a Pyongyang del presidente sudcoreano Roh - prende avvio il normale traffico che avrà una cadenza quotidiana a partire dall’11 dicembre. Tutto questo vorrà dire che si attenueranno le tensioni di frontiera e che si stabilirà, di conseguenza, un interscambio di forza-lavoro. In pratica con questo convoglio della distensione prende il via un’eccezionale rete di propagazione e di contatti. In particolare, i venti vagoni impegnati nell’intera operazione - e che transiteranno su binari nuovi di zecca - andranno a sostituire quelle file di camion che trasportano le materie prime verso Kaesong per riportare i prodotti finiti verso il Sud. E cioè indumenti, orologi, utensili di ogni genere. A questa notizia in positivo ne fa seguito una che arriva d’oltreoceano e che è pur sempre tranquillizzante, nonostante il fatto che gli Usa insistono nel voler tenere la Corea del Nord sul banco degli imputati per la ormai annosa questione del nucleare. Questa volta sarà il capo dei negoziatori statunitensi Christopher Hill - Segretario di Stato aggiunto - ad arrivare a Pyongyang il 3 dicembre “per verificare se le autorità stanno smantellando le proprie installazioni del sito di Yongbyon, come previsto dall’accordo raggiunto con la comunità internazionale”. Durante la visita nella capitale nordcoreana l’esponente degli Usa dovrebbe incontrare il suo omologo locale Kim Kyegwan. Obiettivo dei colloqui sarà comunque non solo quello relativo alle questioni del disarmo nucleare, ma anche quello del rapporto generale tra Pyongyang e il mondo occidentale. E gli Usa, in questo contesto, avranno la preferenza.

Hill - secondo le informazioni che giungono dagli Stati Uniti - dovrebbe avviare trattative con diversi rappresentanti dell’esercito nordcoreano, che sono i veri responsabili del programma atomico di Pyongyang. Secondo alcuni analisti, la visita avrà come obiettivo quello di rendere effettivi gli accordi di smantellamento nucleare relativi al sito di Yongbyon. E segnerà, di conseguenza, la conferma della fornitura alla Corea del Nord di un milione di tonnellate di olio combustibile e lo scongelamento di quei 25 milioni di dollari di fondi che erano stati bloccati sul conto del Banco Delta Asia di Macao su richiesta degli Stati Uniti. E così la Corea del Nord compirà - prima del 31 dicembre - la disattivazione del reattore sperimentale di 5 mega-watt, del laboratorio chimico di irradiazione e della produzione di componenti per combustibili nucleari. Nel frattempo la parte americana guiderà la disattivazione offrendone i relativi fondi.

Sempre sul fronte della normalizzazione delle questioni nucleari c’è da segnalare che si va sviluppando in Europa una certa preoccupazione per un traffico di uranio arricchito che sarebbe stato scoperto dalle polizie della Slovacchia e dell’Ungheria. Dalle notizie che arrivano da Bratislava risulta, infatti, che sono stati effettuati degli arresti in merito ad un traffico di nucleare. Si parla di un chilo di uranio arricchito che doveva essere immesso nel mercato per un milione di dollari. Intanto l’Aiea rende noto che dal 1995 ad oggi ha registrato 1.250 casi di traffico di materiale radioattivo spesso proveniente dall’ex Unione Sovietica. E va ricordato che dodici anni fa ? Praga furono sequestrati 2,73 chili di uranio arricchito. La ?iù grossa ???r?zione avvenne ??l 1994 ? San Pietroburgo quando ne vennero trovati 2,97 ?hili. Ed ora, sempre con riferimento ai traffici del nucleare, il Sottosegretario Usa all'economia con delega al terrorismo, Stuart Levey, accusato l'Iran affermando ?h? il Govemo ? l? banche di Teheran sostengono “una politica attiva di finanziamento del terrorismo internazionale” ? che, di conseguenza, chi “fa affari con l’Iran deve essere consapevole dell'impossibilita di separare il ??m?? politico da quello economico”. In pratica si tratta di una nuova minaccia contro l’Iraq che gli americani continuano a considerare un paese dell’impero del male.

Risponde il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, che torna ad attaccare l’?? negoziatore sul nucleare iraniano, Hossein Musavian, vicino ai pragmatici ? ai moderati, (incarcerato ??r alcuni giorni nel maggio scorso) ?h? l? magistratura aveva detto di aver prosciolto dall'accusa di spionaggio. Ahmadinejad, chiede ora che siano pubblicati i “t?sti di conversazioni avuti da Musavian con parti straniere”, che ? suo avviso dimostrerebbero ??m? l'?? negoziatore abbia rivelato informazioni segrete ai suoi interlocutori.

Musavian - è noto - è considerato vicino all'ex presidente iraniano Akbar Hashemi Rafsanjani ? ha fatto parte della squadra dei negoziatori ai tempi della presidenza del riformista Mohammad ?hatami. Su tutta questa vicenda attuale Ahmadinejad incassa molte critiche da parte dei suoi oppositori. Il mondo del nucleare si fa così sempre più “politico”. Da Pyongyang a Teheran passando per i traffici europei. E come sempre l’America mette il suo zampino in questo grande gioco. E si sa che Bush non è un filantropo.

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