di Alessandro Iacuelli

Non è piaciuta a molti la sessione di lavoro del Parlamento europeo a Straburgo della scorsa settimana, visto che è terminata con una risoluzione pro nucleare approvata in aula. Non è di sicuro una direttiva che impone l'espansione nucleare in Europa, si tratta infatti solo di un rapporto d'intenti, per ora senza conseguenze operative, ma è bastato a far suonare molti campanelli d'allarme. Tanto per cominciare, è un voto che contrasta con i precedenti indirizzi operativi europei, che prevedono obbligatoriamente i tre 20% di riduzione: delle emissioni, di risparmio energetico e di fonti non rinnovabili. All'improvviso, arriva come un fulmine a ciel sereno la relazione sulle fonti e le tecnologie energetiche presentata da Herbert Reul, popolare tedesco, e approvata a larghissima maggioranza dal Parlamento europeo: 509 sì, 153 no e 30 astenuti, senza accogliere una serie di emendamenti dei Verdi. Secondo la relazione l'energia nucleare "è indispensabile per garantire a medio termine il carico di base in Europa". Il rilancio della "indispensabilità" del nucleare copre, per ora, operazioni di acquisizione di vecchie centrali dell'Est fatte da paesi ricchi con soldi europei, ma è un rapporto di intenti insidioso, oltre che un pericoloso precedente. Pericoloso perchè si consacra il nucleare come tecnologia in grado di risolvere i problemi climatici, di approvvigionamento e di sicurezza energetica. Pericoloso perchè fa capire quanto la forza delle lobby del nucleare sia capace di condizionare la posizione di molti parlamentari dei maggiori gruppi e che rischia di rallentare proprio quel percorso virtuoso intrapreso dall'Unione Europea con la regola dei tre 20 per cento. Ancora una volta, viene spacciata una tecnologia piena di problemi per una "via di salvezza", quando non addirittura per una "via di sviluppo". Perchè il nucleare, come tecnologia, di problemi economici e climatici ne dà molti.

Il primo grande problema è l'uranio. Inteso dal punto di vista economico, prima ancora che ambientale. I sostenitori del nucleare insistono da circa 20 anni per convincere il mondo che il prezzo dell'uranio non è affatto un parametro importante per l'industria nucleare, in quanto è il costo degli impianti che conta. Questo è stato certamente vero per un ventennio della storia dell'industria nucleare, cioè negli anni '50 e '60, ma oggi il prezzo dell'uranio è in continuo aumento, a un livello tale da diventare un fattore predominante. Il motivo è estremamente semplice: a partire dagli anni '80, le centrali nucleari hanno consumato più uranio di quanto l'industria minerale non ne abbia prodotto. Non è un caso se proprio alla fine di quel decennio sono iniziate le dismissioni di molte centrali in tutto il modo: la causa è stata la scarsità di uranio ed il suo aumento di prezzo, e non certo l'incidente di Chernobyl o qualche manifestazione ambientalista. In pratica, si sta verificando per l'uranio lo stesso andamento di prezzi che c'è con il petrolio, dove i costi di estrazione sempre maggiori causano quello che viene chiamato il "picco del petrolio". Così, sembrerebbe che anche l'uranio sia vicino, o abbia già passato, il proprio picco di estrazione.

Il secondo grosso problema è quello dell'acqua: l'enorme fabbisogno idrico dei reattori per la produzione di vapore e per il raffreddamento, da sempre è in concorrenza con il fabbisogno di acqua della popolazione mondiale, in continua crescita. Valga per tutti il caso di un Paese occidentale, la Francia, che negli scorsi anni di siccità si è trovata di fronte alla seguente scelta: ridurre la potenza generata a causa della scarsa disponibilità dei corsi d'acqua utilizzati per raffreddare i reattori o tagliare l'acqua potabile per gli usi civili.

Un futuro nucleare implica quindi un futuro con scarsità d'acqua nei pressi delle centrali, un futuro dove i rubinetti restano a secco per dare da bere alla macchina generatrice di elettricità. Siamo certi che l'elettricità sia più importante dell'acqua? Soprattutto, siamo certi di volere elettricità con una tecnologia che vede come concorrenti coloro che bevono l’acqua?

L'energia nucleare non potrà mai essere né abbondante né a buon mercato; il Parlamento di Strasburgo, con l'approvazione del rapporto Reul, non ha voluto prenderne atto della grande illusione, o del grande imbroglio, che il nucleare possa risolvere per magia i suoi problemi energetici. Poteva essere una promessa negli anni '60 e lo è stata, fino ad essere disillusa negli anni '80. Dall'Unione Europea, ci si dovrebbe aspettare qualcosa di meglio che non la scommessa su una tecnologia del passato.

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