di Daniel John Angrisani

Un anno fa, il 7 ottobre 2006, la giornalista russa del giornale di opposizione Novaya Gazeta, Anna Politkovskaya, venne trovata uccisa nell'ascensore della sua casa di Mosca. L’evento ha avuto una forte ripercussione internazionale danneggiando non poco l’immagine del regime di Putin all’estero. A distanza di un anno, a Mosca si è ricordato questo avvenimento, sebbene fossero più i poliziotti presenti in tenuta antisommossa che i manifestanti. L'atmosfera tra i partecipanti è stata tale che gli stessi organizzatori l’hanno definita come "una veglia funebre non solo a ricordo di Anna Politkovskaya, ma anche di ciò che era la libertà e la democrazia in Russia". Nella capitale russa si è tenuta anche una esibizione fotografica in onore della giornalista uccisa, organizzata dal gruppo russo per la difesa dei diritti umani, Memorial, di cui fa parte anche Natalya Estemirova, una coraggiosa giornalista cecena che proprio ieri ha avuto il Premio Anna Politkovskaya per il suo lavoro nella travagliata repubblica del Caucaso del Nord. Sebbene anche in questo caso la partecipazione popolare abbia lasciato desiderare, di questi giorni il fatto stesso che si sia riuscita a tenere una tale esibizione è una notizia. E’ notizia degli ultimi giorni, infatti, che a Nizhny Novgorod è stato invece impossibile tenere una conferenza in ricordo di Anna Politkovskaya, in quanto il salone dove si doveva tenere l'evento era stato proditoriamente "allagato" ed i partecipanti, sia russi, che stranieri, sono stati poi detenuti per qualche ora dalla polizia locale per accertamenti e quindi multati per violazione delle regole di ingresso nella Federazione russa. Tutt'altra aria, ovviamente, nel resto del mondo: tra Berlino, Parigi e New York, un nutrito gruppo di appuntamenti è stato organizzato per ricordare colei che in Occidente viene considerata una martire per la libertà.

A Mosca, nel frattempo, le indagini ufficiali sulla morte della giornalista russa, proseguono in qualche modo, tra (pochi) passi avanti e (molti) passi indietro. Alcune persone, inizialmente iscritte nel registro degli indagati dalla Procura Generale Russa, sono state poi prosciolte dopo pochi giorni, senza alcuna accusa nei loro confronti. In altri casi invece è poco chiaro quali siano le accuse rivolte. In particolare non si capisce bene quale sia la posizione di Pavel Ryaguzov, l'ufficiale del FSB che secondo il procuratore generale Yuri Chaika avrebbe fatto parte del commando che ha ucciso Anna Politkovksaya. Al momento, infatti, Ryaguzov risulta essere sotto arresto, ma ancora non è chiara quale sia effettivamente l’accusa nei suoi confronti: da fonti dell’FSB si esclude completamente qualsiasi sua correlazione con l’omicidio Politkovskaya, ma la Procura non sembra di essere dello stesso avviso ed infatti ha emesso il mandato di cattura nei suoi confronti prorio per questo motivo.

Nel frattempo l’investigatore capo, Pyotr Garibyan, persona considerata di fiducia sia dalla famiglia Politkovskaya, sia dai colleghi della giornalista uccisa, è stato spostato ad altro incarico ed il suo posto è stato preso da un ufficiale della polizia di livello più alto.

A metà settembre, comunque, le indagini sulla morte di Anna Politkovskaya hanno visto alcuni progressi: è stato infatti arrestato, in tutta segretezza, Shamil Burayev, ex capo del distretto di Achkoi Martan in Cecenia, ed ex sfidante dell'attuale presidente ceceno Ramzan Kadyrov alle ultime "elezioni presidenziali", tenute in un clima di paura e brogli su larga scala. Burayev, accusato di essere l'organizzatore dell'omicidio, da allora si è sempre dichiarato innocente. Voci di stampa negli ultimi giorni parlano inoltre anche del coinvolgimento di un presunta mente che risiederebbe all'estero ed avrebbe misteriosi "agganci in Ucraina", ma nessun nome è trapelato sino ad ora. La famiglia e gli ex colleghi di Anna Politkovskaya, non fanno comunque mistero del proprio scetticismo riguardo alle indagini ufficiali.

Ilya Politkovsky, il figlio della giornalista uccisa, afferma di ritenere "poco probabile" che l'ordine dell'omicidio sia arrivato dal Cremlino, visto che alla fine ha danneggiato, e non di poco, l'immagine internazionale del regime di Putin: ma di ritenere altrettanto implausibile che la mente dell'attentato possa essere all'estero, come annunciato dal procuratore Chaika, che ha parlato di "personaggi con l'interesse di destabilizzare la situazione politica in Russia".

Anche a causa di queste "stranezze" riguardanti le indagini ufficiali, l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, ha approvato negli scorsi giorni un documento, con il voto contrario dei soli rappresentanti russi, che chiede l'apertura di una indagine internazionale sulla vicenda. Sempre negli ultimi giorni inoltre, oltre 60 personalità di tutto il mondo, hanno inoltre firmato una lettera aperta al presidente Putin chiedendo la verità sull'assassinio della giornalista russa.

La lettera, pubblicata sul giornale inglese The Times, porta la firma di personalità quali il premio Nobel per la pace, Desmond Tutu, l'attrice americana attivista per i diritti umani, Susan Sarandon, l'ex dissidente e attuale presidente ceco Vaclav Havel e Marina Litvinenko, la moglie dell'ex agente dell'FSB barbaramente ucciso con il polonio a Londra nel novembre dello scorso anno, a distanza di poco meno che un mese dall'uccisione di Anna Politkovskaya. "Chiediamo al governo russo di portare dinanzi alla giustizia, in piena conformità con gli standard internazionali, sia chi ha ucciso Anna Politkovskaya, sia chi ha ordinato la sua morte", si legge nel testo della lettera, che continua così: "E' un dovere per difendere la memoria di Anna, quello di proteggere quei pochi che ancora hanno il coraggio di parlare apertamente, nel nome delle tante vittime a cui nessuno presta attenzione".

A Mosca, però, di tutta questa indignazione, come abbiamo detto, non se ne vede traccia, se non sporadica. La città, nel pieno di un boom economico che sembra inarrestabile e che ha portato gli indici di popolarità del presidente Putin a livelli stellari (oltre l'80% dei russi lo appoggia, secondo gli ultimi sondaggi), prosegue la sua vita normale nell'attesa delle elezioni parlamentari di dicembre che, secondo tutti gli analisti, consacreranno definitivamente Vladimir Putin come l’"unico vero politico" della Russia.

L'opposizione è frantumata, con livelli di popolarità infimi, ed incapace completamente di garantire una alternativa al potere attuale. Un vero autunno, dunque, non solo dal punto di vista climatico, ma anche per quanto riguarda le speranze di coloro che credevano in un futuro democratico e liberale della Russia dopo decenni di dittatura. Ma l'"homo sovieticus" è ancora duro a morire: prima che anche a Mosca Anna Politkvoskaya verrà ricordata come merita una delle poche grandi giornaliste dei nostri tempi, ne passerà ancora del tempo.

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