Obama o Hillary? Non è ancora deciso chi guiderà il Partito Democratico statunitense alle prossime elezioni, come del resto nemmeno è stato deciso chi sarà il candidato repubblicano. Ma è proprio in questo momento, con la presidenza di George W. Bush ormai avviatasi verso il tramonto, costretta sempre più spesso a subire le bocciature del Congresso (a maggioranza democratica dalle elezioni di metà mandato) su temi fondamentali come la politica estera, è proprio adesso che le candidature prendono piede e iniziano a chiedersi come recuperare unità, coerenza e consenso di fronte agli americani e al resto del mondo. Tutte le ipotesi per le rispettive nominations sono valide e, in fondo, legittime, dal momento che le differenze tra i candidati sono spesso assai relative. Per il momento, quindi, solo ai chiromanti è dato sapere chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti. Per ora, quattro sono i nomi più noti: Hillary Clinton e Barack Obama tra i democratici da un lato, Rudy Giuliani e John McCain per i repubblicani, dall’altro.
Qualche piccolo ritratto anche degli altri candidati alla carica potrebbe essere illuminante circa quello che potrebbero attendersi gli elettori nordamericani dalla vittoria di una o uno di loro. Cominciando a leggere alla voce “finanziamenti” e ricordando che tutti gli aspiranti presidenti USA hanno l’obbligo di rivelare la ”fonte” degli stessi ricevuti in campagna elettorale, proviamo quindi a vedere tutto ciò che di solito non riusciamo a leggere sui giornali.
REPUBBLICANI O PARTITO DELL’ELEFANTE
Rudy Giuliani. Per ora la raccolta fondi è ferma a $2,093,992. Ha speso quasi 3.000 dollari per i gadgets da regalare agli elettori. Prende 100.000 dollari per ogni intervento in pubblico ed è titolare della “Giuliani Partners”, agenzia per la sicurezza. Non ha mai nascosto la passione per gli abiti da donna, ma il suo motto è “Devo tutto a mio padre” e questo la dice lunga sulla creatività dell’uomo. Si è sposato tre volte e per tre volte le mogli se ne sono andate di casa sbattendo la porta. Nel 1996, mentre era ancora sposato con la seconda moglie, si faceva vedere in pubblico assieme alla segretaria. Nel 1999 la segretaria era scomparsa e al suo posto era apparsa una signora divorziata dal conto in banca piuttosto imponente, divenuta poi la sua terza moglie. La terza moglie non compare più in pubblico ormai da anni.
John McCain. Ha già raccolto circa otto milioni di dollari. Ne ha spesi quattromila per comprarsi un portatile di ultima generazione. E’ nato a Panama nel 1936. E’ sposato con la figlia dell’industria Budweiser e con la di lei dote. I suoi lati positivi comprendono un certo atteggiamento “bipartisan” nei confronti della riforma elettorale e della legge sul fumo nei locali pubblici. Quelli negativi sono riferiti ai legami con alcuni personaggi poco raccomandabili che lo hanno portato ad essere messo sotto inchiesta per aver accettato inviti e regalie con conseguente violazione dell’etica politica. In particolare, è stato richiamato per i rapporti con il bancarottiere Charles Keating. Da Keating ebbe una somma pari a 120.000 collari circa per la campagna elettorale del 1980. Alle Bahmas, dove Keating aveva una villa, McCain era di casa. Keating verrà processato a breve per frode e concussione. McCain si vanta di aver combattuto in Vietnam ma i reduci di guerra non hanno alcuna simpatia nei suoi confronti. Afferma di essere rimasto quasi due in mano ai vietnamiti ma ci sono seri dubbi che la cosa sia mai avvenuta. Ci sono invece prove certe della sua amicizia con il mafioso Joe Bonano, detto Banana Joe. Si dice che Bush sosterrà la sua candidatura alle prossime presidenziali. John McCain è quello che si dice un uomo che predica bene ma razzola male. Fa il tifo per la riforma elettorale, invoca la trasparenza dei fondi per la campagna elettorale e, al tempo, stesso è sempre alla ricerca di una via per aggirare gli ostacoli.
Newt Ginrich. Raccolta fondi a 32 milioni di dollari circa per l’ex-portavoce del partito repubblicano. Nel 1998 abbandonò la corsa per il Senato. Invoca i valori della famiglia ma è straordinariamente simile a Bill Clinton nella pratica quotidiana. Sposatosi a 19 anni con una delle sue insegnanti ha poi cambiato partner molto spesso. Nel 1998, la sua storia d’amore con la segretaria Calista riempì le pagine dei giornali americani. Calista aveva 23 anni meno di Ginrich. I due non si nascondevano neppure. Ovviamente le uscite pubbliche non provavano l’esistenza di una relazione. Così i giornali iniziarono a chiamare Calista “la partner dell’ora di pranzo”. Intanto, il matrimonio con la legittima moglie Marianne stava andando a ramengo. Di lui si dice che le donne siano sempre state il grande problema della sua vita. Anne Manning, una donna sposata con cui Ginrich si vedeva spesso ha ammesso di averlo coinvolto in performances di sesso orale. In pratica, Ginrich ha inventato una specie di adulterio cristiano che lo fa stare in pace con la coscienza. Il suo ex-tesoriere racconta di aver portato le bambine dell’uomo politico ad una partita e di averlo sorpreso in macchina mentre una signora sperimentava su di lui la solita tecnica orale. La cosa era talmente chiara che non si poteva equivocare. Secondo l’ex-moglie Ginrich non possiede doti tali da poter aspirare alla presidenza. Si sa che ha usato fondi pubblici a fini elettorali.
DEMOCRATICI O PARTITO DELL’ASINELLO
Bill Richardson. Dopo essere stato governatore del New Mexico aspira a fare il grande salso ma la raccolta fondi è ferma sotto il mezzo milione di dollari, un po’ poco per fare il presidente. Ha collezionato più multe per superamento dei limiti di velocità al volante di qualsiasi altro cittadino americano. Una delle sue frasi ricorrenti è “Temo di aver spinto un po’ troppo l’acceleratore. Ma è stato un attimo di distrazione. In futuro starò ben attento”. La spesa per la benzina non lo spaventa visto che conta amici molto generosi nelle industrie petrolifere. Le male lingue lo definiscono un donnaiolo nello stile dell’amico Clinton. Nel 2004, Richardson è stato a capo della convention democratica. Gli spuntini se li paga di tasca propria.
Joe Biden. Raccolta fondi mica male visto che le elezioni sono lontane: $5,171,664. Ben 409 dollari se ne sono andati per la spedizione di fax. Ufficialmente, non ha grandi mezzi finanziari. Dicono di lui che abbia un un carattere allegro. Una delle sue frasi più celebri è “In Delaware non si possono fare due metri senza incontrare un pellerossa”. E’ fermamente contrario al ritiro delle truppe dall’Iraq. Ad una festa tra amici lo hanno visto camminare carponi sul pavimento. Nel 1988 gli elettori lo silurarono quando si venne a sapere che aveva copiato un discorso elettorale da quello di un politico inglese. Lo hanno accusato di parlare troppo e spesso a sproposito. All’università del Delaware, dove ha studiato, è stato uno degli allievi meno brillanti di tutti i tempi.
Barack Obama Raccolta fondi alle stelle: ben 192 milioni di dollari. Ne ha spesi 5.000 in addobbi floreali.
E’ Laureato in legge. Una delle sue frasi più popolari è “ammetto di aver commesso degli errori”. Compresi alcuni esperimenti con la cocaina. Rieletto al Senato il 4 gennaio 2007. Prima di darsi alla politica aveva raccontato la sua difficile gioventù in un libro. Su di lui si sono addensate pesanti nubi da quando si è scoperto che è amico di un uomo d’affari dalle attività non esattamente limpide. Tre anni fa, ha acquistato una casa del valore di due milioni di dollari. E’ attualmente accusato di aver chiesto una spinta politica agli industriali dell’Illinois in cambio di una raccomandazione al governatore. Iscritto all’associazione Veterani di Guerra, che ha promesso di sostenerlo. I media non sanno molto di lui ma continuano a parlarne.
Wesley Clark. La raccolta fondi è ferma a 29 milioni di dollari. 2.000 li ha spesi per farsi una pagina web.
Si è fatto la fama di coraggioso salvando due contractors americani dall’incendio dell’auto sulla quale stavano viaggiando con un carico di munizioni in Croazia. L’intervento in Kosovo gli ha fruttato un bel pò di stellette sulla giacca. Ha partecipato agli accordi di Dayoton per poi sabotarli come previsto. Nell’aprile del 1993 era presente a Waco, in Texas, quando la polizia assaltò la casa dove alloggiavano i membri della setta dei Davidiani uccidendo più di 80 persone. La setta era braccata da mesi. Per espugnare i suoi membri i poliziotti armati causarono una delle più grandi tragedie della storia del Texas. Gli autori non vennero processati né destituiti. E’ stato il più implacabile persecutore di Milosevic. Anticomunista acerrimo.
Hillary Clinton. Raccolta fondi: 37 milioni di dollari abbondanti. Spesa media per gli addobbi floreali ad ogni evento elettorale: 265-400 dollari. A parte lo scandalo Lewinsky, affare privato del marito Bill, gli scandali in cui è stata coinvolta sono talmente tanti che ognuno può scegliere quello che più gli aggrada. La cosa migliore è citarli in ordine sparso. 1978: fallimento di un impresa per la lavorazione del pollame messa su assieme ad un amico. 1983: coinvolta in una truffa di falsi prodotti dimagranti che promettevano miracoli senza realizzarli. 1992: Hillary non esitò a servirsi del proprio status per elargire onorificenze, diplomi, lauree ad honorem, ecc. a chiunque potesse rivelarsi utile alle sue ambizioni. Risulta che assieme a fratello e marito abbia lavorato nell’ombra segnalando i casi di individui danarosi pronti a pagare laute somme per ottenere il perdono presidenziale. Tra i nomi dei perdonati c’è anche quello del fratello dello stesso presidente. Nel 2000 si scoprì che affittava le camere da letto della Casa Bianca. A detta di tutti, Hillary è una calcolatrice storica. Frase prediletta: “Bill è un cane troppo feroce per lasciarlo sciolto”. Da oltre 15 anni sulla scena pubblica ma nessuno può dire di conoscerla veramente.
Dennis Kucinic. Raccolta forni attorno ai 15 milioni di dollari. Almeno 13.000 dollari li ha spesi in manifesti elettorali. Ultimo dei sette figli di un camionista. Frase preferita: “Strada facendo ho incontrato ostacoli politici ed economici ma soprattutto dubbi spirituali. Adesso il quadro inizia a farsi sempre più chiaro”. Personalità di gran lunga al di sopra delle righe. Ha scritto articoli sull’energia cosmica delle stelle ma è anche l’unico che ci ha capito qualcosa. E’ stato il sindaco di Cleveland e la città non si è ancora ripresa. Nel 1978 una folla di dimostranti si riunì sotto al Campidoglio per chiedere a gran voce la sua testa. Ma lui continuò a vedere la vita in rosa, Dopo aver sostenuto per molti anni le leggi pro-aborto oggi ha scoperto di essere contrario. Per alcuni è un’idealista, per altri un pessimista ormai cronico. Per diventare presidente dovrà almeno fare un corso di dizione.
John Edwards. Fraterni legami con l’Arabia Saudita. Genitori nell’industria tessile. Ha studiato legge. All’inizio della carriera di avvocato si occupava di casi di malasanità. Nel 2000, un arabo voleva comprare la bellissima casa di Edwards per tre milioni di dollari e la notizia fece inferocire l’opinione pubblica. L’aria da bravo ragazzo americano lo rende simpatico alla gente. Nel 2004 fece la campagna elettorale come vice di John Kerry, Frase preferita: “Io non ho mai ragione”. Non è sicuro se confermerà la propria candidatura perché la moglie è malata di cancro. Le possibilità di sopravvivenza non sono molte. Per ora ha rassicurato gli elettori che nonostante tutto lui ci sarà. Gli Edwards sono sposati da 30 anni. Per i medici, la forma tumorale di Elizabeth Edwards è una delle meno facili da vincere.
INDIPENDENTI
Ralph Nader. Un veterano della corsa alla Casa Bianca. Difficilmente tollera le critiche. La sua candidatura non è ancora ufficiale. Secondo alcuni, la cosa sarebbe superflua e servirebbe solo a gonfiare l’ego di Nader, come se ce ne fosse bisogno. I Verdi , dopo averlo candidato, gli sono ostili. Qualcuno mette in dubbio le sue battaglie contro il consumismo e contro le multinazionali. Resta il fatto che per le grandi case automobilistiche è ancora una bestia nera. Molti dei suoi amici si lamentano perché ha il vizio di telefonare dopo mezzanotte. Nel tempo libero coltiva fragole in giardino. Pare che non sia molto democratico con i dipendenti. Si ignora se abbia qualche piano per la raccolta fondi. Gli piace recitare la parte dello sfigato ma anche lui appartiene a quella categoria di snob laureati in legge che frequentano i ristoranti da duecento dollari a coperto. Detesta guidare e scrocca passaggi a tutti quelli che gli capitano a tiro. Una delle sue frasi predilette è “Non credo che i sindacati abbiano un ruolo nelle organizzazioni no-profit”. Non va volentieri a cena in case private perché ha paura dei germi.
Insomma non è vero che il degrado della politica parli solo l’italiano. Quanto all’aspetto finanziario della campagna elettorale, si deve poi ricordare che la legge vieta agli stranieri di versare fondi a favore dei candidati. Non è un caso, visto che con il denaro gli Stati Uniti hanno formato partiti, governi ed alleanze: nessuno meglio di loro sa dunque quale livello d’inquinamento politico può generarsi dall’ingerenza straniera negli affari interni di un paese.
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