Uno degli innumerevoli arbitri che il governo USA commette, è quello, proprio della sua ossessione, di accusare Cuba di sostenere il terrorismo. Si potrà osservare che l'accusa ricorre contro tutti i Paesi che non sono suoi vassalli ma, nel caso di Cuba, l'affronto è ancor maggiore. Accusare Cuba di essere patrocinatore del terrorismo è un paradosso vero, un insulto alla logica, uno sfregio alla verità. Rivela piuttosto l’astrusità fattuale e la funzione esclusivamente politico-propagandistica delle liste elaborate da Washington, che nel disegnarne la strumentalità politica ne indica la totale inaffidabilità sotto il profilo giuridico.

 

Cuba del terrorismo è vittima e non patrocinatore. Le centinaia di tentativi di assassinio del suo Leader storico e immortale, il Comandante Fidel Castro Ruz, sono state ampiamente raccontate e declassificate dagli archivi segreti della CIA, ma sono solo una parte del tutto. Verso Cuba il terrorismo USA ha utilizzato ogni mezzo: dall’invasione del suo territorio dalla contaminazione dei raccolti agricoli, dal sabotaggio delle falde acquifere alla diffusione di agenti patogeni virali, dalle bombe negli hotel al sequestro di aerei e imbarcazioni civili, dalle sventagliate di mitra sulle spiagge cubane al tentativo di bombardarla servendosi di aerei da turismo manovrati da terroristi al soldo delle organizzazioni anticubane residenti in Florida.

Genera dunque sconcerto e rabbia l’inclusione di Cuba in una lista che mai avrebbe dovuto vedere il suo nome, per verità e per decenza. Una lista senza valore probante, unilaterale, illegittima ed illegale sotto ogni profilo giuridico afferente il Diritto Internazionale: è solo l’esibizione disinvolta dell’arroganza imperiale che rovescia completamente la verità storica e politica, che invece spiega senza tema di smentita come nella relazione tra Cuba e Stati Uniti, il terrorista è Washington, la vittima è La Habana.

La storia parla chiaro e le accuse propagandistiche non possono invertirne il racconto e la stessa cronaca. Cuba non patrocina il terrorismo ma lotta contro di esso ritenendolo un nemico acerrimo. Non vi sono prove o anche solo documentazione minima che possano suffragare un’accusa così infamante, che corrisponde all’interesse esclusivo degli Stati Uniti; vi sono invece migliaia di documenti e di denunce che dimostrano come Cuba sia stata e sia tutt'ora la principale vittima del terrorismo promosso e indirizzato, finanziato e sostenuto dai governi statunitensi senza soluzione di continuità dal 1959 ad oggi.

Cuba non ha mai organizzato, finanziato, diretto, auspicato e nemmeno tollerato un’azione terroristica. E’ stata e continua ad essere, invece, bersaglio del terrorismo promosso dagli Stati Uniti, su iniziativa diretta delle bande terroristico-mafiose di Miami, composte dai fuoriusciti cubani e da altra marmaglia raccattata nelle everglades della Florida e ispirata e permessa dal governo degli Stati Uniti. Sul sistema di norme e regolamenti che sostiene il blocco contro Cuba, la Fondazione Nazionale Cubano-Americana e le altre organizzazioni ad essa collegate, realizzano corposi guadagni che vengono utilizzati anche per sostenere le campagne elettorali in Florida e New Jersey, costituendo così un poderoso voto di scambio tra interessi convergenti quanto opachi, illegali e immorali.

Indicare Cuba come patrocinatore del terrorismo è parte di una strategia dagli obiettivi politici ma anche dai risvolti amministrativi interni agli USA, dato che l’accusa consente di superare ostacoli di natura tecnico-amministrativa e di politica interna; il che, oltre a produrre una corruzione generalizzata e lauti ricavi per la lobby cubano-americana, serve per poter mantenere nei costi dei contribuenti statunitensi e ad onta della comunità internazionale, il criminale blocco genocida che era e resta l’unica politica statunitense verso l’isola.

Cuba è stata colpita ma mai domata, è stata minacciata, attaccata e aggredita ma non è stata mai sconfitta. Nemmeno il più lungo, anacronistico e criminale blocco che la storia moderna e contemporanea ricordi è servito allo scopo. La frustrazione per aver perso la loro sala da gioco e il loro postribolo nei Caraibi, assegnato alla mafia italoamericana nel più vomitevole patto tra uno Stato e la criminalità organizzata mai conosciuto, rimarrà tale. Non vi sono possibilità che Cuba sia presa militarmente, politicamente o per fame e sete. L’isola dell’orgoglio ha visto passare decine di presidenti statunitensi e di capi della CIA che si candidavano giurando di piegare Cuba e che finivano il loro mandato piegati e con Cuba in piedi. Moriranno di rabbia ma la storia non torna indietro.

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