Nell’officiare il suo rituale narcisistico a Villa Pamphili, Giuseppe Conte ha spinto l’autocelebrazione oltre i confini del grottesco. Poche ore dopo aver testimoniato davanti a un magistrato sulla gestione dell’emergenza coronavirus, il Presidente del Consiglio ha aperto gli Stati Generali dell’economia con una serie di primizie tipo “siamo stati d’esempio” o “ci hanno riconosciuto di aver indirettamente salvato vite umane in Europa”.

Il tutto in un’atmosfera da reality show, la più congeniale a Rocco Casalino, gran maestro della cerimonia. Oltre la sacra soglia della Villa, giornalisti e fotografi non sono ammessi: il potentissimo capo della comunicazione di Palazzo Chigi - indimenticato concorrente del Grande Fratello 1 - detta legge distribuendo pizzini, foto e video confezionati nelle segrete stanze. L’unico obiettivo di tutta la pantomima, beninteso, è l’agiografia del capo attraverso la sua identificazione con la comunità nazionale. Un gioco vecchio come la Repubblica e che, di solito, non porta bene al comandante di turno.

Com’era ovvio, di ricette economiche concrete agli Stati Generali non si vede nemmeno l’ombra. Il senso dell’evento è tutto elettorale e politico: grazie alla sponda offerta da Bruxelles - “l’Italia s’è desta”, scandisce in video Ursula Von der Leyen, imbarazzante e imbarazzata - Conte spera di ridurre il Movimento 5 Stelle a più miti consigli sul Mes, così da disinnescare una delle mine che mettono in pericolo la tenuta della maggioranza. L’obiettivo del Presidente del Consiglio è portare in Parlamento il Fondo salva Stati entro fine luglio, in modo da sbloccare prima della pausa estiva i 36 miliardi di prestiti europei da investire nella sanità. Per evitare che i mercati usino l’operazione come spunto per un attacco speculativo, l’Italia potrebbe chiedere l’attivazione della linea di credito insieme ad altri Paesi, come Spagna, Portogallo e forse Belgio (uno dei pochi nordici ad avere problemi di debito).

Il problema è che prima del Mes c’è da risolvere la partita sul Recovery Fund, che forse Conte sta sottovalutando. Il Consiglio europeo di venerdì prossimo sarà interlocutorio e forse anche quello del 9-10 luglio. I vertici europei hanno già avvisato i governi che potrebbe essere necessaria un’ulteriore riunione nella terza settimana di luglio per convincere Austria, Olanda, Danimarca, Svezia e il gruppo di Visegrad ad accettare il piano da 750 miliardi (di cui 172 all’Italia). E non è nemmeno detto che basti: malgrado la determinazione di Angela Merkel a chiudere entro il mese prossimo, diverse capitali temono che uno slittamento a settembre sarà inevitabile.

In ogni caso - essendo collegati al prossimo bilancio Ue - i soldi del Recovery Fund non arriveranno mai prima del 2021, per cui l’Italia deve inventarsi delle alternative per fare cassa. Il ricorso al Mes e al Fondo Sure (una sorta di cassa integrazione europea) sarà obbligato, ma da soli questi due strumenti non basteranno, visto che a settembre c’è da rinnovare la cassa integrazione per salvare milioni di posti di lavoro. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, non è contrario a scavare ancora nella voragine del deficit, ma si oppone alle soluzioni estreme, tanto di destra (leggi condono) quanto di sinistra (leggi patrimoniale). Qualcuno è tornato a sussurrare le parole “voluntary disclosure” (che non è un condono, perché prevede il pagamento per intero dei debiti fiscali), ma Conte vorrebbe evitare di fare un ulteriore favore ai grandi evasori. Con una mossa del genere, in Europa, non saremmo l’impressione di essere cambiati. Nonostante tutte le promesse altisonanti degli Stati Generali.

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