di mazzetta

Proprio mentre in Europa si fanno più pressanti gli allarmi per lo “sfondamento” dei prodotti OGM a dispetto delle regole introdotte dall’Unione per limitarne la circolazione e sperimentazione, si è forze arrivati all’alba dell’abbandono delle tecnologie per la modificazione genetica di flora e fauna.
Un abbandono che ancora è lontano da venire ma che pare ineluttabile, vista la maturazione di una tecnologia alternativa per la produzione di specie di animali e piante economicamente più produttive. Dove i divieti e le precauzioni si sono dimostrate impotenti a fronte della pressione delle grandi multinazionali del settore ( e soprattutto fronte di una serie di trucchi più o meno sporchi per imporli), sembra che a mandare in soffitta gli OGM sarà il progresso tecnologico. La tecnica grazie alla quale probabilmente si otterrà questo risultato insperato è ormai matura, l’acronimo che l’identifica è MAS (marker assisted selection) e consiste nell’incrociare naturalmente piante ed animali tra loro, tecnica antichissima, in maniera molto più efficiente rispetto al passato perché grazie all’uso e all’osservazione dei marcatori genetici fondamentalmente si può sapere prima quali varietà incrociare e verificare in meno tempo se l’incrocio abbia prodotto il risultato sperato.

Anche la MAS è figlia della ricerca genetica, ma la tecnica è radicalmente diversa da quella OGM. Mentre la seconda importa nella cellula dell’organismo da modificare un gene che il più delle volte proviene d un’altra specie, se non da un altro genere, la MAS si limita ad assistere una selezione genetica intraspecifica. Per fare un esempio: se con l’approccio OGM per ottenere un pomodoro a lunga conservazione si introduce nella cellula del pomodoro una sequenza prelevata dal DNA di un pesce, con quello MAS si cercano varietà di pomodoro a lunga conservazione e le si incrociano con quelle più apprezzate per gusto e forma dai consumatori, fino a che non ne uscirà un pomodoro gradevole e resistente. Per inciso pomodori con queste caratteristiche sono già stati selezionati e sono già in vendita insieme a moltissime altre varietà vegetali selezionate attraverso la tecnica MAS.


Oltre a fugare i timori per effetti indesiderati sulla salute generati dagli OGM, la Mas pare inoltre innescare un ciclo virtuoso dal punto di vista ambientale. Prima di tutto i semi dei prodotti MAS non sono sterili, eliminando la strozzatura commerciale imposta dai produttori OGM artificialmente, ma è anche da rimarcare che la tecnica MAS basa il suo successo sulla possibilità di avere a disposizione un gran numero di varianti della stessa specie, quindi se da un lato abbiamo il potenziamento delle tradizionali tecniche di ibridazione agraria, dall’altro esiste la necessità di salvaguardare la biodiversità in quanto “nursery” genetica alla quale attingere per gli incroci. Non ultimo il fatto che l’avvento della MAS abbia innescato anche un processo di condivisione delle conoscenze sulle sequenze gnomiche tra i vari ricercatori, dopo anni di segreti e di informazioni custodite gelosamente dal sistema organizzato dalle multinazionali del settore.

La MAS non è altro che progresso tecnico applicato a una pratica antichissima, quella della selezione attraverso l’incrocio delle varietà; un progresso che permette prima di “vedere dentro” ai candidati all’incrocio se abbiano i geni richiesti e poi di vedere dentro alla generazione ottenuta senza dover attendere che questa cresca, se il gene è stato trasmesso. Per questo la condivisione delle librerie genetiche delle diverse varianti di specie che vengono di volta in volta mappate è fondamentale per gli studiosi ed i tecnici che praticano la MAS. L’introduzione della MAS equivale a mettere a disposizione di chi si occupa della selezione una microscopio molto più potente, aumenta la loro capacità di visione e di previsione, ma non cambia la natura di base della pratica. Ovviamente osservare i geni costa meno che manipolarli e quindi il ricorso alla MAS si rivela più economico e quindi alla portata di una platea di laboratori di ricerca più vasta. Il minor costo è sicuramente un’arma formidabile nel confronto tra due tecnologie concorrenti.

Le due tecniche effettivamente sono impostate su filosofie completamente diverse. Per risolvere la questione dei parassiti, ad esempio, il massimo successo ottenuto con gli OGM è stato quello del discusso mais BT. Il mais BT non resiste ai parassiti, ma resiste al Roundup, che è l’insetticida prodotto dalla stessa azienda che produce il BT. I risultati sconfortanti sono quelli per i quali usare il BT costa di più che usare mais con caratteristiche diverse, che si coprono comunque i campi con l’insetticida e che dopo un po’ l’evoluzione naturale ha schierato parassiti resistenti al Roundup riportando la competizione al blocco di partenza. Con l’approccio MAS al contrario, si procede cercando all’interno della specie delle varietà che a quei parassiti non piacciono e le si incrocia con altre fino a che non si ottiene una pianta dalle buone caratteristiche organolettiche che però al parassita non piace.

Discorsi simili si possono fare per caratteristiche quali la resistenza agli agenti atmosferici, il fabbisogno idrico e altro ancora. Nel nostro paese sono al lavoro con buoni risultati all'Università di Torino il gruppo di Sergio Lanteri, all'Università di Bologna il gruppo di Stefano Tartarini (apparso anche in una puntata di “Report” dedicata al tema), all'Istituto Sperimentale per la Cerealicoltura, nella sezione di Fiorenzuola d'Arda e all’Istituto Zootecnico e Caseario della Sardegna; ma le ricerche hanno ormai raggiunto la maturità in tutta Europa.

Non è facile capire se la MAS soppianterà del tutto la tecnologia OGM, ma un ottimo segnale in questo senso è che anche big dell’OGM come Sygenta stiano ormai investendo in MAS e abbandonando gli investimenti in OGM; questo senza considerare che la forte opposizione culturale agli OGM in gran parte del pianeta e i pessimi risultati commerciali cominciavano già ad aver ragione dell’inerzia di chi in passato ha investito cifre colossali nella promozione e sviluppo degli OGM. Quello che resta da evidenziare è che la MAS ha messo il turbo alle capacità di selezione agricola e zootecnica, aumentandone esponenzialmente le capacità ricombinanti (un aspetto che andrebbe indagato, anche se a prima vista non sembra potenzialmente foriero di particolari controindicazioni), ma al tempo stesso obbliga chi faccia ricerca in questo campo a procedere all’interno di un tracciato evolutivo “possibile” in natura riconducendo gli studi di genetici a una distanza più prudente dalla manipolazione sconsiderata dei patrimoni genetici.

Dal punto di vista del consumatore/convivente inconsapevole delle varietà vegetali e animali ricombinate dall’uomo, la tecnologia MAS sembra decisamente preferibile a quella OGM dal punto di vista della sicurezza intesa in senso ampio, ma anche il fatto che la ricerca sulla MAS non sia facilmente monopolizzabile dalle multinazionali dell’agroalimentare è un fattore del quale è bene aver presente l’importanza.

Forse è troppo presto per allentare la vigilanza sugli OGM o per darli per morti. Non bisogna dimenticare che alcune colture (la soia, ad esempio ) ricorrono ormai quasi esclusivamente a sementi transgeniche, ma tutto lascia credere che nel giro di pochi anni la produzione di OGM destinati all’alimentazione sia destinata a tramontare.


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