di Carlo Musilli

"Prostituzione dei valori in cambio di qualche ingegnere". Parola di Vinod Koshla, venture capitalist dell'energia rinnovabile. E' suo il commento più sintetico ed efficace sulla nuova lobby creata negli Stati Uniti da Mark Zuckerberg. Con la solita presunzione, il papà di Facebook ha deciso di buttarsi in un nuovo campo di cui evidentemente conosce poco: la politica. Il buon Mark ha da poco creato un'associazione dal nome "Fwd.Us", nata per fare gli interessi dei colossi tecnologici made in Usa.

Una comitiva che raccoglie diversi big della Silicon Valley: dall'amministratore delegato di Yahoo Marissa Mayer al vicepresidente di Dropbox Aditya Agarwal, passando per il cofondatore di Linkedin, Reid Hoffman, e l'ex sovrano di Microsoft, Sua Maestà Bill Gates.

In cerca di consenso, Zuckerberg si è perfino prodotto in un editoriale sul Washington Post, sostenendo che lo scopo principale della lobby sarà "promuovere politiche che mantengano gli Stati Uniti e i loro cittadini competitivi in un'economia globale, comprese le riforme dell'immigrazione e dell'istruzione", senza dimenticare ovviamente un incentivo agli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica.

Com'è ovvio, ai businessman non interessa affatto il multiculturalismo. Vogliono cambiare le norme sull'immigrazione solo perché quelle oggi in vigore danneggiano indirettamente le loro aziende, ostacolando l'afflusso dei lavoratori stranieri qualificati, compresi i remunerativi genietti dell'informatica. Fin qui nulla di strano: è di tutta evidenza che il reale obiettivo di una lobby non sia il perseguimento dell'interesse pubblico, ma il profitto economico di chi appartiene all'accolita.

Meno ovvio è che l'attività di lobby debba esser portata avanti con tanta goffaggine e ipocrisia. Sono bastati pochi giorni perché la combriccola mettesse da parte tutti i suoi ideali progressisti e socialmente impegnati, cercando smaccatamente di blandire i poteri più conservatori e oscurantisti degli Stati Uniti.

Nelle ultime settimane, Fwd.Us ha speso cifre a sette zeri per finanziare due organizzazioni vicine alle grandi multinazionali petrolifere: la "Americans For A Conservative Direction", in mano ai veterani eco-scettici del Partito Repubblicano, e il "Council for American Job Growth", guidata dai Democratici.

I fondi sono serviti ad acquistare inserzioni televisive in diversi Stati. E gli spot mandati in onda non cercavano affatto di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla necessità di ripensare la politica delle frontiere, ma appoggiavano la realizzazione del Keystone XL - un maxioleodotto da 3.500 chilometri che metterebbe in comunicazione Canada e Texas - e le trivellazioni petrolifere nell'Arctic National Wildfile Refuge, un'area protetta in Alaska. Naturalmente gli ambientalisti d'America sono insorti in massa.

Purtroppo però non è finita. Altri video trasmessi con i soldi dei simpatici lobbisti hi-tech hanno esplicitamente attaccato la riforma dell'assistenza sanitaria varata dall'amministrazione Obama nel corso del primo mandato. Una legge azzoppata, ma che rimane comunque l'innovazione sociale più importante vista in America negli ultimi anni.

Mentre si auto-rappresentano come innovatori illuminati sul piano dell'immigrazione, dunque, gli affiliati al clan di Zuckerberg propongono ai poteri reazionari degli Stati Uniti - in primis le cosiddette "Big Oil" - un baratto pressoché esplicito, mettendo sull'altro piatto della bilancia la tutela dell'ambiente e il diritto dei cittadini alla salute. Valori di cui evidentemente si può fare a meno, quando l'unica meta a cui tendere è l'incremento degli utili trimestrali.

A onor del vero, il cinismo della nuova lobby si era manifestato ancora prima che l'associazione prendesse vita. Qualche tempo fa Joe Green, ex compagno di Zuckerberg ad Harvard e fondatore materiale di Fwd.Us, si è prodotto in una gaffe incredibile per un nerd super-informatico. Nell'intento di fare proseliti, ha inviato un'e-mail ai principali leader delle società tecnologiche americane. Purtroppo per lui il messaggio è finito nelle mani della stampa, che ha rivelato i suoi discutibili metodi di scouting.

Nel testo, Green cercava di convincere i suoi amichetti ad aderire al progetto spiegando i punti di forza della nascitura associazione: 1) "siamo una potenza politica perché controlliamo i canali di distribuzione di massa"; 2) "siamo popolari tra gli americani"; 3) "siamo ricchi anche a livello personale".

Come a dire: abbiamo i soldi, controlliamo i cervelli delle persone e godiamo perfino della loro stima. Perché non approfittarne?

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