di Carlo Musilli

Si apre oggi un mese decisivo per l'eurozona, chiamata a trovare una cura convincente per due malati terminali. L'Eurogruppo dell'8 ottobre e il Consiglio Ue del 18-19 decideranno il destino di Grecia e Spagna, che affannosamente cercano di portare a termine i loro compiti a casa. Atene sta varando l'ennesimo pacchetto d'austerità per ottenere la prossima tranche di aiuti internazionali, ma sa già che quei prestiti non basteranno.

Madrid invece ha dato il via libera a nuovi tagli di spesa e deve trovare il modo di accedere ai fondi europei senza che Bruxelles imponga provvedimenti ancor più pesanti. Intanto, in entrambi i Paesi vanno in scena le crisi sociali più drammatiche degli ultimi decenni, con scioperi e scontri di piazza all'ordine del giorno.

Ieri gli ispettori della Troika (Ue, Fmi e Bce) sono tornati nella capitale ellenica. Il loro compito è valutare gli interventi da 13,5 miliardi di euro sui quali il governo greco sembra finalmente aver raggiunto un accordo, come annunciato venerdì dal ministro delle Finanze Yannis Stournaras. Secondo fonti della stampa tedesca la Troika considera il programma insufficiente - si parla anche di un nuovo misterioso buco nel bilancio pubblico - ma alla Grecia sarà comunque consentito di incamerare la fetta d'aiuti da 31,5 miliardi congelata a maggio dopo la caduta del governo Papademos.

Atene chiede poi di rinviare dal 2014 al 2016 il termine per applicare le misure d'austerità, il che implicherebbe un costo aggiuntivo fra i 13 e i 15 miliardi. Anche se la proroga verrà concessa (l'opposizione della Germania su questo fronte sembra essersi attenuata) non è affatto detto che sarà sufficiente ad alleviare le sofferenze della popolazione. Il membro tedesco della Bce Joerg Asmussen ritiene anzi che la Grecia avrà bisogno di aiuti internazionali per almeno altri 20 miliardi, mentre l'Fmi invoca una nuova ristrutturazione del debito ellenico, stavolta a spese proprio dell'Eurotower, che detiene 28 miliardi di bond greci in scadenza nel 2016. Da Francoforte però hanno già escluso l'ipotesi.

La situazione spagnola è invece quella che tocca più da vicino l'Italia, al numero uno nella lista dei Paesi esposti al rischio contagio. La settimana scorsa Madrid ha dovuto correggere le sue valutazioni sui conti pubblici: il deficit del 2011, inizialmente previsto all'8,9% del Pil, è stato rivisto al 9,44%, mentre a fine 2012 arriverà al 7,4%, contro il 6,3% promesso all'Ue.

Il ministro del Bilancio, Cristobal Montoro, ha spiegato che l'aumento è legato agli aiuti pubblici concessi alle banche, aggiungendo poi con grande ottimismo che gli istituti restituiranno quel denaro e dunque l'obiettivo di deficit per quest'anno non può considerarsi sforato.

Quanto al debito pubblico, nel 2012 salirà all'85% del Pil, mentre l'anno prossimo arriverà al 90,5%. L'aumento, anche in questo caso maggiore del previsto, è legato principalmente all'impennata degli spread (nel 2013 gli interessi da pagare aumenteranno del 34%) e al piano europeo per il salvataggio delle banche spagnole, quantificato in 60 miliardi.

In questo scenario, mercoledì l'Esecutivo di Mariano Rajoy ha varato tagli di spesa e aumenti d'imposte per 40 miliardi, che si aggiungono alla stangata da 65 miliardi approvata solo cinque mesi fa con la finanziaria 2012.

Il governo continua però a rinviare la richiesta d'attivazione dello scudo antispread targato Bce. Con un differenziale ancora a quota 450, la maggior parte degli analisti ritiene che l'intervento dell'istituto centrale sia ormai una scelta obbligata. Perché allora Madrid temporeggia?

Per ottenere l'assistenza di Francoforte è necessario siglare prima un'intesa con l'Esm, il nuovo fondo salva Stati permanente che sarà inaugurato l'8 ottobre e capitalizzato il 22. I nodi cruciali che spaventano gli spagnoli sono due: lo status di creditore privilegiato del nuovo fondo (che avrebbe diritto ad essere rimborsato per primo, scoraggiando i prestiti degli altri investitori) e la possibilità che nel memorandum vengano imposte misure aggiuntive su pressione di Paesi come Germania, Finlandia e Olanda.

Questo secondo punto è un problema di capitale importanza anche per l'Italia. Se, come previsto, la Spagna chiederà aiuto all'Esm entro breve, è quasi scontato che gli speculatori si sposteranno in massa a scommettere contro il nostro Paese, che a quel punto potrebbe esser costretto a sua volta ad avviare le procedure per ottenere il soccorso internazionale. Ma a quali condizioni?

E' questa la domanda fondamentale a cui nelle prossime settimane bisognerà rispondere. L'Europa potrebbe richiedere nuove strette fiscali che aggraverebbero ulteriormente la recessione, con conseguenze inevitabili su consumi e occupazione. Quello che sta per accadere a Madrid dirà molto anche del nostro futuro.  

 

 

 

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