di Emanuela Pessina

BERLINO. Alla vigilia della decisione della Corte Costituzionale tedesca sulla legittimità del Meccanisco europeo di stabilità (ESM) e del Fiscal Compact, una risoluzione che potrebbe compromettere le sorti delle misure anticrisi approvate di recente dalla Banca centrale europea (Bce), Angela Merkel esprime le sue preoccupazioni per l’eventuale uscita della Grecia dalla zona euro, sostenendo in maniera implicita Mario Draghi ed esprimendosi, quasi a sorpresa, contro la maggioranza dei tedeschi stessi.

A riportare le preoccupazioni di Angela Merkel è Spiegelonline, il sito che fa capo all’autorevole settimanale tedesco Der Spiegel. L’uscita della Grecia dalla moneta unica potrebbe scatenare un effetto domino simile a quello causato dalla bancarotta di Lehmann Brothers nell’autunno 2008, avvertono gli esperti che stanno vicini alla Cancelliera tedesca, e in questo caso la sola Germania brucerebbe un importo pari a 62 miliardi di euro.

Anche i costi politici di una tal evoluzione della crisi del debito non sono da sottovalutare: nel caso in cui si producesse il suddetto effetto domino, la Germania dovrebbe intervenire a stabilizzare l’economia degli altri Stati problematici e difficilmente potrebbe evitare una misura per la comunione dei debiti.

Se le preoccupazioni espresse da Angela Merkel influenzaranno la decisione della Corte Costituzionale tedesca sulla legittimità del fondo di sostegno finanziario, lo si vedrà nella cui riunione prevista per mercoledì prossimo. Per ora le parole della Cancelliera non hanno che rafforzato l’impressione di un suo sostegno alle riforme anti-spread approvate settimana scorsa dalla Bce, misure in realtà poco simpatiche alla Germania tutta, istituzioni e popolo.

Il presidente Mario Draghi ha infatti annunciato l’intenzione di comprare i titoli di Stato dei Paesi che richiedono l’assistenza finanziaria dell’Europa, mettendo in gioco le sue risorse finanziarie. Agli acquisti non sono stati posti limiti. Certo il prezzo da pagare per gli interventi di supporto sono condizioni molto rigorose e, in assenza di eventuali riforme concordate, la Bce potrebbe decidere di interrompere i suoi acquisti.

Contrariamente a ogni aspettativa, la svolta ha da subito ottenuto il consenso implicito di Angela Merkel, che ha sottolineato - in maniera molto diplomatica - come la Bce agisca in modo indipendente proprio nel quadro del suo mandato. I timori per un’uscita della Grecia dall’euro non fanno altro che rafforzare l’idea di una Cancelliera ormai rassegnata alla sottomissione alle decisioni dell’Unione europea.

Secondo la stampa tedesca, infatti, la reazione positiva della Cancelliera, inaspettata e implicita, potrebbe segnalare la consapevolezza della Merkel di non essere più in grado di opporsi al cerchio di sostenitori di Draghi, indipendentemente da una vera e propria convinzione personale.

Ma Berlino, nonostante la titubanza della Merkel, continua a dire no. Un intervento di acquisti della Bce violerebbe le convenienze dirette della Germania: Berlino teme, in particolare, un aumento generale dell’inflazione, che non porterebbe svantaggi solo all’economia tedesca.

Un sondaggio di Infratest ha mostrato che più della metà dei tedeschi è contraria all’acquisto dei fondi da parte della Bce, mentre poco più del 10% è favorevole. Anche il Presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, rappresentane della Banca federale alla Bce, è contrario. Lo ha annunciato la Bundesbank stessa in una nota ufficiale, precisando che il piano della Bce potrebbe far slittare le riforme nei Paesi a rischio.

E ora i mercati non possono che aspettare impazienti il voto della Corte Costituzionale di mercoledì: un no significherebbe l’impossibilità per il presidente tedesco di firmare i decreti dei provvedimenti ESM e Fiscal Pact e metterebbe in discussione le riforme approvate di recente da Draghi. Alla creatività dei fanta- economisti le conseguenze di una tale risoluzione.

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