di Carlo Musilli

Domani è una giornata decisiva per il futuro della finanza europea. Il Consiglio direttivo della Bce si riunirà per deliberare sulle "misure straordinarie" di cui Mario Draghi ha parlato la settimana scorsa. Gli interventi fondamentali da mettere in campo sono tre: lo scudo anti-spread, la centralizzazione della vigilanza bancaria e un nuovo taglio dei tassi (già al minimo storico dello 0,75%). L'ultimo punto è il meno controverso: la riduzione del costo del denaro non dispiace a nessuno, ma arriverà solo se le prospettive di crescita saranno peggiori del previsto - il che è probabile - e se le proiezioni sull'inflazione lo consentiranno.

Sulle prime due misure, invece, la Bce è impegnata in una guerra di posizione con la Bundesbank, la Banca centrale tedesca. Lo scontro è particolarmente acceso sul più importante dei provvedimenti in arrivo, quello scudo anti-spread che permetterà all'Eurotower di comprare i titoli di Stato dei Paesi in crisi (Spagna e Italia su tutti) per mettere un freno ai differenziali. Ieri da Roma, al termine dell'ennesimo bilaterale, il premier Mario Monti e il presidente francese François Hollande hanno confermato il loro appoggio al programma. Intanto, uno studio di Bankitalia ha ribadito che il nostro Paese dovrebbe avere uno spread "naturale" - cioè al netto della speculazione - di 200 punti base o poco più. Meno della metà di quello attuale.

Lunedì, in audizione al Parlamento europeo, Draghi ha sostenuto che l'acquisto di bond sovrani con scadenza fino a tre anni "non costituisce un finanziamento monetario agli Stati". Inoltre - ma su questo punto il banchiere italiano è stato molto più cauto - i trattati europei non subirebbero alcuna violazione, perché  "esistono interpretazioni conformi a questa attività".

Così Draghi ha risposto agli attacchi dei parlamentari tedeschi, disposti ad accettare gli acquisti solo su titoli con scadenza fino a un anno (quelli che meno incidono sullo spread, calcolato sui decennali). Il più agguerrito oppositore dello scudo è però Jens Weidmann, presidente della Bundesbank e quindi membro del board Bce, che è arrivato a minacciare le dimissioni pur di ostacolare il nuovo programma.

Perché mai tanta ostilità? Secondo il governatore tedesco, gli acquisti di bond sarebbero aiuti illegittimi, una "droga" che rischierebbe di trasformare gli Stati in "tossicodipendenti". Lo scudo introdurrebbe inoltre una "mutualizzazione del debito" che non è permessa dai trattati europei. "In questa crisi qualcuno vuole far credere che sia solo la Banca centrale a poter impedire un aumento dei tassi d'interesse  - ha detto il numero uno della Bundesbank -, ma il modo migliore per ridurre lo spread è l'applicazione delle promesse e degli accordi".

Il sospetto è che dietro questa opposizione granitica si nascondano ragioni molto meno accademiche. Con gli spread oltre la soglia di guardia, la Germania fa affari d'oro. Da mesi gli investitori puntano sui titoli di Stato tedeschi, i Bund, come veri beni-rifugio, consentendo a Berlino di rifinanziare il proprio debito a tassi ridicoli. Spesso i rendimenti sono scesi addirittura sotto lo zero e il Tesoro è riuscito a guadagnare denaro mentre ne chiedeva in prestito. Come se la banca dove accendiamo un mutuo, invece di chiederci gli interessi, fosse disposta a pagarceli per avere il privilegio di dare a noi i suoi soldi. Fantascienza.

Ma i vantaggi per la Germania non si esauriscono sul fronte dei conti pubblici. Il circolo che si è innescato fa sì che anche le banche private e le aziende tedesche siano in grado di raccogliere denaro pagando tassi bassissimi. Insomma, quello che per noi è un incubo, per la prima economia europea è manna dal cielo.

E' evidente che lo scudo anti-spread cambierebbe le carte in tavola, riducendo i guadagni nelle casse tedesche. Draghi lo sa e cerca di arrivare a un compromesso. Non è chiaro se sarà fissato un tetto ai differenziali oltre il quale far scattare l'intervento della Bce. E' però sicuro che gli acquisti non partiranno in modo automatico (come invece avrebbe voluto Monti). Per averne diritto i Paesi interessati dovranno avanzare una richiesta ufficiale e rispettare "condizioni molto severe - ha spiegato ancora Draghi - altrimenti si allenterebbe la tensione" riformatrice necessaria ad abbattere i deficit.  Questa concessione al rigorismo tedesco rischia di rendere molto più problematica l'attivazione dello scudo, limitando anche l'effetto deterrente sulla speculazione.

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