di Mario Braconi 

A quanto pare l’agenzia di rating Standards & Poor’s (S&P’s) non riesce a tenersi lontano dai guai: alle 3:57 di ieri alcuni abbonati al servizio Global Rating Portal dell’agenzia di rating americana hanno ricevuto per e-mail un alert il cui titolo annunciava il downgrade della Francia; contemporaneamente, l’analisi relativa al debito sovrano francese è stata linkata nel settore del sito dal titolo “Downgrade”. Immediata la reazione dei mercati: il BTAN (BTP francese) a 10 anni ha visto aumentare il suo tasso di 27 centesimi, mentre lo spread verso il Bund ha toccato un nuovo record a 168 bp (1,68%).

Sono comunque diversi mesi che la “tripla A” francese é sotto pressione. Il governo e il Presidente, che ne sono consapevoli, stanno lottando in ogni modo contro lo spettro un possibile declassamento. In quest’ottica va letta la battaglia (persa) di Sarkozy per convincere la Merkel a mettere in conto al EFSF il possibile salvataggio delle banche francesi esposte verso la Grecia. Solo scaricando sul meccanismo di sicurezza europeo l’eventuale default si sarebbe potuto evitare al Governo d’Oltralpe di effettuare un salvataggio diretto degli istituti in difficoltà, deleterio per il rating.

La rabbia del governo francese per l’incredibile errore di S&P’s è palpabile, anche perché esso è coinciso con la dichiarazione dello scorso lunedì con cui il governo d’oltralpe ha annunciato un nuovo pacchetto di risparmi sul bilancio pubblico di circa 65 miliardi di euro tra tagli e nuove tasse. Ad aggiungere nervosismo, anche la mossa di Moody’s, il principale concorrente di S&P’s, che il 18 ottobre ha modificato l’outlook sul debito sovrano francese, cambiandolo da “stabile” a “negativo”, e definendo il Paese come “il più debole tra quelli forti”.

A stare alla ricostruzione del Wall Street Journal, il management di S&P’s non ha reagito in modo proprio fulmineo alla pubblicazione di dati errati sul suo portale, dal momento che l’annuncio di chiarimento è arrivato solo alle 5:40, esattamente due ore dopo l’incidente, quando ormai sui mercati si contavano morti e feriti. L’alert, hanno spiegato i rappresentati dell’agenzia, è la conseguenza di un errore tecnico su cui un’inchiesta interna dovrebbe far chiarezza in tempi brevi. La paura vera è che l’errore nasconda una possibile (vera) review in corso sul debito sovrano d’oltralpe.

La credibilità delle agenzie di rating ha raggiunto il minimo storico nel periodo della crisi finanziaria del 2008, quella scatenata dai cosiddetti mutui subprime. Ci si accorse in quel frangente dell’insipienza di questi attori di mercato, che avevano dato il massimo dei voti a prodotti di cui non avevano capito il funzionamento e che poi si sono rivelati un’autentica bomba atomica per il mercato finanziario e per i sistemi economici in generale. Senza contare che, per valutare (in modo a dir poco generoso) i citati Frankestein della finanza, le agenzie di rating ricevevano ricche commissioni, con l’evidente conflitto d’interessi che ne derivava.

Ma ai tempi della seconda crisi finanziaria globale in tre anni, la reputazione di S&P’s non è migliorata: quello dell’errore sul downgrade francese è il terzo episodio grave in cui è l’agenzia è inciampata nel solo 2011. A luglio di quest’anno S&P’s ha fatto saltare un’operazione finanziaria da 1,5 miliardi di dollari basata su mutui commerciali perché ha dichiarato di non essere in grado di valutarli; al di là del fatto che non forse è un bene che una simile trappola non sia in giro, resta il fatto che la reputazione di S&P’s è uscita da questo episodio con le ossa rotte.

Il tutto per non parlare del “piccolo” errore di calcolo di soli 2.000 miliardi di dollari USA nei conteggi relativi al bilancio dello stato americano, una delle motivazioni alla base dell’inedito quanto traumatizzante downgrade del debito sovrano americano. In quel caso, l’agenzia di rating, dimostrando una faccia tosta pari almeno all’incapacità dimostrata sul campo, sostenne che, anche in presenza di numeri (completamente e palesemente) sbagliati, il verdetto negativo non sarebbe cambiato.

Forse è davvero il caso che i finanzieri smettano di affidarsi ad interlocutori tanto poco professionali quanto arroganti: e per una volta si mettano a fare da soli la ricerca che troppo spesso affidano a terzi, cosa che peraltro, a loro modo di vedere, li solleva dalle enormi responsabilità che hanno non solo verso i loro datori di lavoro, ma anche verso la collettività.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy