di Carlo Musilli 

Dopo il terremoto, per gli investitori è diventato quasi irrinunciabile scommettere contro il Giappone. Attualmente per assicurare contro il pericolo di default 10 milioni di dollari del debito pubblico nipponico sono necessari ben 125 mila dollari. Da venerdì ad oggi, l'aumento è stato del 24%. E' facile prevedere che sarà necessario mettere in campo diversi miliardi per finanziare la ricostruzione e questo renderà ancor più costoso il piazzamento dei titoli di stato.

L'economia giapponese da diversi anni vive una condizione di estrema fragilità. La recente catastrofe ha portato improvvisi quanto inaspettati guadagni ai molti investitori che, da tempo, scommettevano sul fatto che il Paese sarebbe stato trascinato a picco dai suoi problemi irrisolti. Negli anni molti profeti hanno vaticinato un'inevitabile crisi legata alla stagnazione economica, al calo demografico e soprattutto alla peggiore situazione fra i paesi industrializzati per quanto riguarda il debito pubblico, che supera il 200% del Pil annuo. Certo, a questi profeti il terremoto ha dato una bella mano.

Per anni, scommettere contro il Giappone non è stata una mossa vincente. Nonostante la questione del debito, i prezzi dei titoli di stato hanno continuato a salire, in parte perché la preoccupazione principale nel Sol Levante era la deflazione, non l'inflazione. Inoltre, la maggior parte del debito era nelle tasche di investitori giapponesi, poco propensi a vendere. Adesso però lo scenario cambia, soprattutto in vista dell'onerosa ricostruzione che attende il Paese.

Ma la speculazione in corso non si realizza solo sul piano del debito pubblico. Anzi, i Cds legati ai titoli di alcune aziende private sono diventati perfino più redditizi. Parliamo dei Credit-default swaps, strumenti derivati che possono essere utilizzati come polizza assicurativa o copertura per chi sottoscrive un'obbligazione. Tra i casi più eclatanti c'è quello della Tokyo Electric Power Corporation, proprietaria degli impianti nucleari danneggiati dal terremoto.

Il Commonwealth Opportunity Capital, un hedge fund da 90 milioni di dollari con sede a Los Angeles, ha realizzato, secondo il Wall Street Journal, profitti per diversi milioni di dollari investendone meno di 200 mila nei titoli della società nipponica. Se fino a venerdì scorso il costo annuale per proteggere 10 milioni di dollari del debito della Tokyo Electric Power Corporation era di 40,700 dollari, questa cifra è schizzata alle stelle dopo il terremoto e i problemi alle centrali, arrivando a toccare quota 240 mila dollari.

Diversi speculatori si sono concentrati su quelle società giapponesi che, gravemente indebitate, non hanno nelle esportazioni la loro attività principale. Il piano è semplice. All'aumentare del debito pubblico, lo yen sarà messo sotto pressione e dovrà necessariamente svalutarsi. Questo aiuterà gli esportatori, i cui prodotti diventeranno più competitivi sui mercati internazionali. Per le altre società, invece, ci saranno solo gravi problemi di accesso ai mercati finanziari.

La borsa di Tokyo ha fatto registrare martedì la terza peggior chiusura di sempre, con l'indice Nikkei in ribasso del 10,55% a causa dell'allarme radiazioni. In una situazione del genere il rischio speculativo più grande è quello delle vendite allo scoperto. In sostanza, si tratta di vendere all'attuale prezzo di mercato titoli di cui ancora non si è proprietari, impegnandosi ad acquistarli realmente da banche o intermediari finanziari entro un certo periodo di tempo, quando si prevede che il loro prezzo sarà calato.

Al momento, in Giappone, non si tratta di una previsione difficile. I titoli che rischiano di essere messi maggiormente sotto pressione sono gli energetici, le commodities e le auto. Il governo di Tokyo ha assicurato che contrasterà con forza ogni tentativo di speculazione e non tollererà vendite allo scoperto. La Banca del Giappone ieri ha iniettato nel sistema bancario la cifra record di 15mila miliardi di yen (pari a 131 miliardi di euro) e contemporaneamente ha raddoppiato da 5 a 10 mila miliardi di yen (87 miliardi di euro) il programma di acquisto di obbligazioni. L'obiettivo è di limitare l'impatto del terremoto sull'economia. Ma gli avvoltoi della speculazione non si spaventano per così poco.

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