di Vincenzo Maddaloni

Anche in quell’estate del 1978 ci fu la mano dello Spirito Santo e lo dissero in entrambe le occasioni. Me ne ricordo ancora, perché in quell’anno ne dovetti scrivere e “saltai” la vacanza al mare. Infatti, il conclave si aprì il 10 di agosto e il 26 agosto fu nominato papa il patriarca di Venezia Albino Luciani, il quale col nome di Giovanni Paolo I  fu sovrano dello Stato Vaticano per trentatré giorni soltanto, poiché morì il 28 di settembre durando meno di una stagione estiva. Su quella morte inaspettata come lo sono state le dimissioni di Benedetto XVI, molto s’era detto e scritto, ma il portavoce Vaticano che al tempo era il numerario dell’Opus Dei,  Joaquín Navarro-Valls, rispondeva sempre che ogni azione è guidata dallo Spirito Santo. Sicché l’unica cosa certa su Giovanni Paolo I è che - a tutt’oggi - è l’ultimo papa di nazionalità italiana.

Del resto si annuncia denso di misteri anche questo conclave da poco inaugurato. Sarà breve o sarà lungo? Alcuno può saperlo. E’ annunciato come difficile, ma non è escluso che gli Eminentissimi Padri siano entrati nei locali della Sistina probabilmente con una soluzione già grosso modo presa  nei quattro giorni di lavoro delle varie Congregazioni Generali dei cardinali. Nell’occasione si erano esaminati i principali problemi della Chiesa e si era stabilito che il conclave avesse inizio martedì 12 marzo, con la messa Pro eligendo pontifice al mattino e l’ingresso nella Cappella Sistina, tradizionale sede dei lavori, nel pomeriggio.

Naturalmente quasi a smentire il “toto papa” che da giorni impazza su tutti i media o quasi, il portavoce vaticano, padre Lombardi non ha mancato occasione per ricordare come al momento del voto, la mano dei porporati sia sempre guidata dallo Spirito Santo. Sicché per allontanare ogni sorta di dubbio Angelo Scola, l’arcivescovo di Milano, papabile numero uno dei cardinali italiani ha invitato i fedeli a pregare «perché lo Spirito Santo offra alla sua chiesa l’uomo che possa condurla sulle orme segnate dai grandi pontefici degli ultimi centocinquanta  anni». Lo ha detto in chiusura della messa celebrata nella basilica dei Santi Apostoli a Roma, domenica scorsa. Insomma lo Spirito Santo pare sia l’unica ineluttabile certezza a sopravvivere ancora in mezzo ad un mare di incognite e di misteri sui quali naviga il primo conclave del Terzo millennio.

Dopotutto è la dottrina cattolica a stabilire che le decisioni del conclave sono protette dal dogma dell’infallibilità perché è lo Spirito Santo a guidare la scelta degli Eminentissimi Padri. Poi, lo Spirito Santo interviene soltanto negli altri due casi d’infallibilità dogmaticamente proclamata: quella del papa quando parla ex cathedra Petri e quella della canonizzazione dei santi.

Don Aldo Antonelli, parroco ad Antrosano in provincia dell’Aquila sembra non sia d’accordo, Spirito Santo a parte. Scrive nel suo blog sull’ Huffington Post: «La “città posta sul monte”, perché sia visibile a tutti e a tutti faccia luce, diventa un bunker sotterraneo più adatto ai topi che a persone libere e risorte. I “Pastori” che dovrebbero guidare il popolo in un cammino di crescita e di responsabilità vengono rinchiusi, chiavi stellati (“cum-clave” da cui la parola “Conclave”),  come scolaretti indisciplinati e incapaci, da tenere a bada». E ancora: «Oggi questa stessa struttura invece che assicurare libertà al collegio cardinalizio, tiene i cardinali sotto tutela, come fossero degli incapaci; li tiene prigionieri».

Noto come “Prete scomodo e Prete Rosso” don Antonelli che ha sempre destato attenzione dibattendo i temi scomodi come l’asservimento della religione alla politica del potere, non dice se lo Spirito Santo è nel “cum-clave” o se invece se ne sta in altro luogo appollaiato. Insomma non si pronuncia venendo così meno all’incoraggiamento alla schiettezza che il  Maestro predica: «Sia il vostro linguaggio: sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno» (Matteo 5,37). Ma in questo caso la prudenza è d’obbligo anche per un prete di “frontiera” come don Antonelli.

Si tenga a mente che per i cristiani cattolici lo Spirito Santo è la Terza Persona della Trinità. Un riconoscimento teologico che si è sviluppato nei secoli più recenti; per questa ragione le diversità tra le varie confessioni cristiane - con  le Chiese orientali ad esempio - in questo campo sono maggiori. E quindi, «lo Spirito Santo assiste la Chiesa di Roma». Non aveva dubbi Pio  XII quando - discorso Di gran cuore del 14 settembre 1956 - parlando della storia della Chiesa disse: «Si sono avvicendate vittoria e sconfitta, ascesa e discesa, eroica confessione con sacrificio dei beni e della vita, ma anche in alcuni suoi membri, caduta, tradimento e scissione. Una testimonianza della storia è univocamente chiara: portae inferi non praevalebunt (Matteo. 16, 18)».

Insomma la Chiesa – si sostiene tra i teologi - non si regge sul governo di un Santo Padre coadiuvato nell’opera dei Padri Eminentissimi, bensì sulla sua corrispondenza alla divina assistenza allo Spirito Santo. Che, beninteso agisce anche nella quotidianità, sicché  è sempre lo Spirito Santo  che ha infallibilmente illuminato Benedetto XVI, suggerendogli il “supremo sacrificio della rinunzia” al pontificato per salvare la Chiesa, come hanno spiegato tra i più autorevoli esponenti del clero.

Ma è dal quel 14 ottobre del 1978, il giorno in cui i 111 cardinali si riuniscono in conclave per eleggere il successore di Giovanni Paolo I che la Terza Persona della Trinità ha come una sorta di  rilancio. Infatti, comincia ad essere nominata anche sui giornali con una presenza a dir poco costante. Accade all’ottavo scrutinio del secondo giorno quando è fumata bianca, e il cardinale protodiacono Pericle Felici si affaccia per annunciare «Habemus papam», e  pronunciare il nome del neoeletto, il polacco Karol Wojtyla. Dopo una qualche mezz’ora di grande sorpresa sono in molti a pensare, e a scriverlo anche sui giornali dichiarati  laici,  che la sua nomina è opera dello  Spirito Santo. Molto vi aveva influito  il fatto che era il primo papa non italiano dopo 455 anni, cioè dai tempi di Adriano VI (1522 – 1523) e che del cardinale polacco Wojtyla poco si sapeva vivendo egli di là “della cortina di ferro”, che segnava a quel tempo il confine col mondo del socialismo reale.

Da allora comunque si continuò a scrivere e a dire della presenza costante dello Spirito Santo in quelle stanze, e questo servì a spiegare anche perché papa Wojty?a beatificò e canonizzò molte più persone di ogni altro pontefice. Infatti le persone da lui beatificate furono 1338 e quelle canonizzate 482, mentre i predecessori nell’arco dei quattro secoli precedenti avevano proclamato soltanto 300 santi. Si disse e si scrisse che senza la sua invocazione allo Spirito Santo i movimenti anticomunisti come il sindacato polacco Solidarnosc di Lech Walesa, nel 1980 non sarebbe mai nato. Fu quella invece una “guerra di religione” che non ha uguali nella Storia del ventesimo secolo, nemmeno con quella scoppiata un anno prima in Iran ad opera dell’ayatollah Ruhollah Mustafa Mosavi Khomeyni, e che non fu anch’essa cosa da poco. Michail Gorbacëv  dirà un decennio dopo che il crollo della Cortina di ferro sarebbe stato impossibile senza Giovanni Paolo II.

Ma negli anni Ottanta il nervosismo era grande. A Mosca ricordo i colleghi della Tass o della Novosti che a volte si lasciavano andare a qualche battuta masticata tra i denti secondo la quale Wojtyla era stato imposto da Cia, e a codicillo spiegavano che se nel mondo c’era in giro quella voce voleva dire che “una parte di verità c’è”. Ma quando incontrai qualche anno dopo per la prima volta e unico giornalista occidentale, il direttore dell’Istituto sovietico dell’ateismo scientifico, Víctor  Ivanovich  Gorodash già il clima era mutato. «La rivoluzione tecnico-scientifica ha formulato delle promesse obbligando a scegliere tra materialismo e spiritualità.

Ma se le promesse non si concretizzano, si creano degli stati di avvilimento che si traducono in pentimento per la scelta compiuta, e c’ è come reazione immediata il ritorno alla sfera spirituale. Ma direi di più: nella gente è cresciuta la coscienza storica: mentre cerca di immaginarsi il futuro cerca di ricordarsi il passato. Se noi pensiamo al passato, alla nostra storia passata, non possiamo non pensare alla chiesa e alla funzione svolta dalla chiesa nel corso dei secoli», ammise  Gorodash.

L’intervista, considerata l’autorevolezza del personaggio, definito all’epoca il “Ratzinger rosso”, fu ripresa da tutti i giornali del mondo. Per la prima volta la massima autorità per “la dottrina dell’ateismo”, denunciava l’esistenza di un problema religioso nelle Russie dei soviet, usando un approccio nuovo.

Due anni dopo (anno 1988) il cardinale Segretario di Stato Agostino Casaroli, grande elettore di Wojtyla, sbarcava a Mosca invitato dal Patriarcato che quell’anno celebrava i mille anni della Conversione della Rus’ di Kiev dopo che il principe Vladimir I accettò il battesimo.

Sicuramente in quell’occasione - lo si seppe dopo - si parlò dello Spirito Santo, poiché la fede ortodossa riconoscendo soltanto Dio Padre e Dio Figlio, sostiene che lo Spirito Santo non è altro che è una “derivazione” del Dio Padre. Sottigliezze per noi profani, ma per gli “addetti ai lavori” non di poco conto.  Infatti il cardinale non ne discusse con i giornalisti durante la conferenza stampa.

Agostino Casaroli passerà alla Storia come l’uomo del dialogo, l’inventore del “filo sottile dell’ Ostpolitik vaticana”. Per dire di un personaggio improntato a un’efficacia nella discrezione. Completamente all’opposto del Segretario di Stato Tarcisio Bertone  il cardinale più potente e controverso che rimarrà in carica fino alla fine del conclave, nonostante gli siano state attribuite grandi responsabilità nei fallimenti, nelle storie di corvi e delle lobby del Vaticano.

E dunque, alla vigilia di un conclave storico, con la comunità ecclesiastica in crisi, divisa tra gli scandali e una cattolicità sempre più multiforme, ecco però che rispunta lo Spirito Santo. Non a caso. Poiché nel Conclave spiega il cardinale Charles Journet,  «l’assistenza dello Spirito Santo significa che se anche l’elezione fosse il risultato di una cattiva scelta, si ha la certezza che lo Spirito Santo, che assiste la Chiesa volgendo al bene anche il male, permette che ciò avvenga per fini superiori e misteriosi».

Sicché poco vale scervellarsi con il “toto papa”, e tanto meno approfondire una domanda seria come quella che don Aldo Antonelli si pone: dal conclave uscirà «una Chiesa più attenta a lavare i piedi dell’umanità», oppure «preoccupata di curare le vesti che porta addosso»? Infatti comunque vada la risposta c’è. E’ quella che Journet (Ginevra, 26 gennaio 1891 - Friburgo, 15 aprile 1975) aveva indicato nel suo trattato sulla Chiesa che tanto piacque a Paolo VI da nominarlo cardinale.

www.vincenzomaddaloni.it











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