di Alessandro Iacuelli

L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha deciso di estendere a Google Ireland Limited l'istruttoria per possibile abuso di posizione dominante, avviata nei confronti di Google Italia l'estate scorsa, alle condizioni imposte in Italia agli editori dei siti web nei contratti di intermediazione per la raccolta pubblicitaria online. A renderlo noto è stata la stessa Autorità antitrust in una nota ufficiale. "Sotto indagine", si legge nel comunicato, "le condizioni contrattuali imposte ai siti web per la raccolta pubblicitaria online". L'estensione istruttoria a Google Ireland è determinata dal fatto che la sociètà svolge il ruolo di capogruppo nella raccolta pubblicitaria.

In pratica, per l'Antitrust italiana "le condizioni contrattuali fissate da Google non consentono agli editori di siti web affiliati di conoscere in maniera chiara, dettagliata e verificabile, elementi rilevanti per la determinazione dei corrispettivi loro spettanti". Il documento conclude in maniera abbastanza dura: "Google determinerebbe i corrispettivi degli spazi pubblicitari venduti attraverso la sua rete a sua assoluta discrezione e senza spiegare come vengono calcolati".

Quel che si capisce è che ad essere sotto inchiesta, in particolare, è la rete AdSense, un programma di affiliazione attraverso il quale i proprietari di siti internet possono vendere spazi pubblicitari utilizzando Google come intermediario. In base al contratto standard, si legge nella nota, gli utenti del programma AdSense "ricevono come corrispettivo somme determinate da Google di volta in volta a sua assoluta discrezione. Google non assume alcun obbligo di comunicare come tale quota sia calcolata; i pagamenti sono calcolati esclusivamente sulla base dei registri tenuti da Google; Google può inoltre modificare in qualsiasi momento la struttura di determinazione dei prezzi e/o dei pagamenti a sua esclusiva discrezione".

C'è naturalmente da precisare che queste caratteristiche sono specificate nel contratto standard di Google AdSense, denominato “Termini e Condizioni Generali del programma AdsenseTM Online di Google”, acquisito dagli uffici Antitrust in sede ispettiva. Queste caratteristiche, che i proprietari dei siti web sottoscrivono per poter partecipare al programma AdSense, sono considerata "anomalie nei contratti di affiliazione" dall'Autorità. Nei prossimi mesi il garante cercherà di capire se il network pubblicitario di Google stia violando le regole, italiane e comunitarie, in materia di abuso di posizione dominante.

L'Antitrust conclude che le condizioni contrattuali fissate da Google non consentono agli editori di siti web affiliati di conoscere in maniera chiara, dettagliata e verificabile elementi rilevanti per la determinazione dei corrispettivi loro spettanti: "Ostacolando, ad esempio, la pianificazione dello sviluppo e del miglioramento dei propri siti web, nonché l'apprezzamento della convenienza di eventuali altre offerte provenienti da intermediari concorrenti".

Già nello scorso agosto l'Antitrust aveva aperto l'istruttoria contro Google Italia, estesa successivamente alla casa madre americana, per aver minacciato gli editori che lamentano l'uso improprio delle notizie prelevate dai siti web dal motore di ricerca, di ritorsioni. In particolare, l'oscuramento dei siti da parte del motore di ricerca. Quali editori, ci si potrebbe chiedere. L'attacco a Google è partito dal Gruppo Espresso, da Rcs Quotidiani e dalla Società editrice Il Tempo. L'Antitrus ha fatto le sue verifiche e la conclusione è stata l'apertura di una prima istruttoria nei confronti del colosso americano per la posizione dominante di Google News nel panorama dell'informazione on line. Oggi si tratta di un’estensione al mondo pubblicitario della stessa istruttoria.

Il colosso di Internet risponde, tramite un proprio portavoce: "Benché siamo contrariati a questa decisione, continueremo a collaborare costruttivamente con l'Autorità, nella convinzione che le nostre attività rispettino le normative in vigore sulla competizione nel mercato".

In realtà, quel che sta succedendo è qualcosa di più sottile. Innanzitutto nessuno obbliga gli editori a sottoscrivere il contratto di Google AdSense. Anzi, a dire il vero non sono obbligati neanche ad usare AdSense, e sono liberissimi di rivolgersi ad altri operatori pubblicitari, magari più tradizionali, per ottenere introiti di questo tipo. AdSense ha certamente dei grossi limiti ma, proprio grazie alle sue enormi potenzialità dovute alla capacità di produrre una pubblicità targhetizzata come mai avvenuto prima, attira milioni di euro di pubblicità che viene sottratta proprio ai giornali e ai gruppi editoriali (gli stessi che hanno denunciato Google all'Autority).

L'indagine dell'Antitrust sembra, a prima vista, voler difendere i piccoli siti web, i piccoli utenti "indifesi" che scrivono su blog e siti che, con l'aumentare della targhetizzazione e dell'uso consapevole di Internet degli utenti italiani, iniziano lentamente a non visitare più i soliti pochi siti dei grandi quotidiani, che si vedono così diminuire gli introiti pubblicitari.

In definitiva, l'impressione che salta agli occhi è che si tratti di un tentativo di colpo di mano di una lobby in difficoltà, quella della grande editoria, che cerca con tutti i mezzi di frenare un'innovazione che sfugge alla mentalità italiana, in quanto basata su un modello di business marcatamente anglosassone.

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