di Bianca Cerri

Allison Krause Il 30 aprile 1970, l'esercito americano si avventò come un bufalo impazzito sulla Cambogia, trasformando le sue campagne rigogliose in rovine disseminate di morte. Era la 149° intrusione degli Stati Uniti in un paese non belligerante. Villaggio dopo villaggio, il fuoco vischioso del napalm avvelenò il terreno rendendolo sterile per sempre e cancellò una civiltà antica sottraendola al resto del mondo. La decisione di "vietnamizzare" altri paesi, ampliando un conflitto già sufficientemente tragico era stata presa dal presidente Nixon che, pur avendo ereditato la questione dai suoi predecessori, l'aveva trasformata in un affare privato. Molti avevano accolto con fastidio l'insistente monologo con cui il presidente aveva annunciato alla nazione l'invasione della Cambogia, tentando di convincere il pubblico che l'America non avesse altro modo per risultare credibile se non quello di sommare una guerra all'altra. Per protesta contro l'arroganza di Nixon, gli studenti di Kent avevano occupato l'università alzando tende di fortuna sul grande prato antistante l'edificio principale. La zona esiste ancora e porta il nome di Blanket Hill, lo stesso del 4 maggio 1970, giorno in cui il governatore dell'Ohio decise di inviare a Kent la Guardia Nazionale. I primi incidenti tra i ragazzi di Kent e la polizia si erano verificati già la sera del primo maggio e per impedire ai dimostranti di raggiungere in corteo il centro della città la polizia aveva usato manganelli e lacrimogeni. La Casa Bianca era molto irritata per quel dissenso, soprattutto in un'università dove il movimento pacifista rappresentava soltanto un'esigua minoranza ed aveva affidato al governatore l'incarico di riportare le cose alla normalità usando la maniera forte.

Il pomeriggio del 4 maggio, sul campus di Kent spirava una leggera brezza, accompagnata da un sole smagliante che annunciava l'arrivo dell'estate. La Guardia Nazionale, che tutta la notte aveva sorvolato il complesso universitario con gli elicotteri, era entrata al suo interno appostandosi su un'altura in piena tenuta anti-sommossa. Per decidere cosa fare gli studenti avevano organizzato un'assemblea e si stavano avviando verso l'area detta Victory Bell, dove solitamente avvenivano le premiazioni dopo le gare sportive. Subito dopo l'inizio dell'assemblea, i poliziotti avevano ordinato ai ragazzi di sgomberare immediatamente l'università ma i ragazzi continuavano invece ad arrivare da tutte le parti, decisi a resistere fino all'ultimo.

Allison Krause, una delle più belle studentesse di Kent, si trovava a qualche metro di distanza dagli uomini armati quando il generale Canterbury aveva dato inizio all'attacco. Barry Levine, il suo ragazzo e altri amici le avevano sconsigliato di andare al sit-in ma lei non avrebbe rinunciato ad essere con gli altri per nessuna ragione al mondo. Detestava le politiche di Nixon e l'inerzia degli americani che continuavano a dargli fiducia.

Le raffiche di fuoco sparato a tradimento colpirono in pieno Allison Krause uccidendola e uccidendo altri tre studenti, Jeffrey Miller, Miller, Sandra Scheur e William Schroeder. L'inferno durato solo 13 secondi era stato sufficiente a spegnere le loro vite. Le mani pietose di uno studente avevano sollevato il corpo fragile di Allison per deporla sull'erba del campus dove erano già stati allineati i corpi degli altri. Prima di allontanarsi, il ragazzo le aveva riassettato i lunghi capelli neri intrisi di sangue scostandoli dal suo viso.


I costi della guerra che Allison e gli altri studenti di Kent contestavano furono altissimi: circa tre milioni di loro coetanei partirono per il fronte del sud est-asiatico e 58. 135 non tornarono più. Trecentomila le morti presunte, 2.500 i dispersi, 33.000 paralizzati per sempre e circa 200.000 i suicidi dei reduci. Ma sono numeri irrisori se paragonati alle ferite inferte al popolo vietnamita e a quello cambogiano. Un vero genocidio, costato quasi quattro milioni di vite.

A 36 anni di distanza, gli Stati Uniti e le sue succursali ONU e Nato continuano a servirsi del potere militare e i massacri continuano. Ma Kent ha mantenuto il suo posto nella storia. Se la gente va ancora nelle piazze e protesta contro la guerra è anche grazie al sacrificio di Allison e dei suoi compagni, entrati nell'immaginario collettivo come simbolo della lotta per la costruzione di un mondo più giusto e solidale.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy