di Alberto Mazzoni

Una delle scoperte neuroscientifiche recenti che più ha colpito l'immaginario culturale è quella dei neuroni-specchio, cioè neuroni che si attivano sia quando una scimmia compie un movimento sia quando vede altre scimmie compierlo. Le conseguenze di questa evidenza sperimentale sono ancora da appurare, ma l'idea di aver trovato un tassello neurofisiologico dell'identificazione tra sè e l'altro è suggestiva. I neuroni specchio sono stati rilevati con registrazioni di potenziale elettrico da elettrodi collocati nel cervello, un tipo di esperimento che solo raramente (durante operazioni chirurgiche) viene praticato sull'uomo, e questo fa sì  che ancora non ci sia prova diretta della presenza di neuroni specchio umani, anche se è ragionevole supporre che ve ne siano.

La maggior parte delle registrazioni dell'attività cerebrale umana deriva dall'elettroencefalogramma, cioè dal potenziale elettrico misurato attraverso il cranio, o dalla risonanza magnetica, che misura il livello di consumo di ossigeno del cervello e quindi il suo livello di attivazione. In entrambi i casi si tratta di misurazioni che riguardano aree del cervello, e non singoli neuroni. Tramite la risonanza magnetica si è scoperta un'area con proprietà empatiche, chiamata corteccia cingolare anteriore, che si attiva sia in corrispondenza del proprio dolore che in corrispondenza della vista del dolore altrui, come dimostrato da numerosi esperimenti. Nessuno aveva però mai avuto l'ardire di porsi la domanda alla base della ricerca che un gruppo di neuroscienziati cinesi ha pubblicato recentemente su Journal of Neuroscience: l'empatia dipende dall'etnia? Sono più sensibile se vedo soffrire una persone del mio stesso gruppo etnico?

Il test è stato svolto su 17 cinesi e 16 caucasici, di cui viene misurata l'empatia nei confronti di modelli cinesi e caucasici che, in un video, vengono toccati nella guancia con la punta di un cotton-fioc o con la punta di un ago. In nessun caso i modelli cambiano espressione, in maniera tale che l'esperimento sia indipendente dai codici facciali culturali, assai diversi tra Asia e Europa. Un primo test dimostra sulla base di un set di domande che i due gruppi di soggetti sono diversi come criteri morali (come da stereotipo, i cinesi sono più collettivisti e i caucasici più individualisti etc).

Il secondo test si basa sulle risposte dei partecipanti al test alle domande I) pensi che la persona stia provando dolore? II) questo ti fa star male? Il risultato è che, indipendentemente dall'etnia del soggetto che guarda e del soggetto ripreso, se si reputa che la persona stia provando dolore nel 90% dei casi si ritiene la vista del dolore sgradevole per sè stessi. O almeno si dice di ritenerla sgradevole. Il terzo test consiste nel misurare l'attività della corteccia cingolare anteriore tramite la risonanza magnetica. Il risultato è che per entrambe le etnie la corteccia cingolare anteriore aumenta la propria attività esclusivamente se il modello sofferente è della propria stessa etnia. Esclusivamente. Il fenomeno è simmetrico: la corteccia cingolare anteriore dei caucasici ignora la sofferenza dei cinesi e viceversa, quindi questo non dipende dalle differenze culturali evidenziate dal primo test.

Nessuno è così riduzionista da credere che la risonanza magnetica di una singola area sia una misura completa dell'empatia, ma resta il fatto che esiste almeno una zona del cervello che si attiva per il nostro dolore personale, per quello dei nostri simili, ma non per il dolore di chi è etnicamente diverso da noi. Del resto, come fanno notare gli autori, la maggiore empatia verso quelli che ci sono etnicamente affini ha probabilmente un vantaggio evoluzionistico in una società animale. Questo non elimina la presenza di una naturale empatia umano-umano, ma la rende differenziata, graduata in base alla somiglianza, all'appartenenza al medesimo ceppo etnico.

Le risposte al secondo test erano quindi false? Non necessariamente. Ci sono numerosi istinti che  negli esseri umani vengono superati dal ragionamento simbolico e dall'apprendimento sociale che conducono a comportamenti opposti a quelli istintivi. Un lavoro culturale è quindi necessario per compensare le influenze innate alla segregazione, e per farlo può essere utile conoscere il dato biologico di partenza.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy