di Mario Braconi

A dispetto della sua irrilevanza artistica, Lily Allen, stellina britannica del pop, ha ricevuto l'onore della cronaca quando, qualche settimana fa, si è schierata senza mezze misure a favore delle misure draconiane che il governo britannico sta studiando per contrastare il fenomeno del file sharing di musica e film. Il piagnisteo delle case discografiche e di quelle cinematografiche, riverberato sul governo britannico attraverso attività di lobby via via più pesanti, alla fine ha convinto Lord Mandelson, Ministro dell’Economia, a far la voce grossa, includendo il “taglio” della connessione internet tra le possibili misure da prendere nei confronti dei "colpevoli" recidivi.

La ventiquattrenne Allen, nota per le non immortali Smile, LDN, e per i tormentoni Not Fair e Fuck You (sic!), ha rilasciato una dichiarazione che riflette la malcelata invidia di un’artista mediocre più che un solido argomentare logico: “Ritengo che la pirateria musicale stia producendo effetti disastrosi sulla musica inglese, anche se alcuni artisti ricchi e famosi come Nick Manson dei Pink Floyd e Ed O’ Brien dei Radiohead non la pensano così”.

Il riferimento è alle posizioni assunte dalla FAC (Featured Artist Coalition, un’associazione di cantanti britannica che si batte per la riforma della regolamentazione del copyright), che, almeno inizialmente, ha deciso di non lanciare inutili anatemi al download illegale, considerato da alcuni dei suoi membri un’opportunità offerta agli artisti per far conoscere la propria arte e, paradossalmente, un metodo originale per promuovere la vendita regolare (provo gratis, mi piace, lo compro); in ogni caso, a Ed O’ Brien l’idea di punire i colpevoli di pirateria con il distacco dalle Rete è sembrata eccessiva e capace solo di far imbufalire i fan colpiti da questa misura, il cui profilo di legittimità, peraltro, è tutto da dimostrare (in fondo la connettività, almeno nelle democrazie occidentali, potrebbe essere considerata un diritto inalienabile).

Il risultato della boutade della Allen è stato apparentemente devastante: la tempesta di messaggi di protesta che le sono piovuti addosso come sassate la ha costretta a chiudere il suo blog; non prima, però di aver informato i fan che intende piantare la sua carriera musicale per dedicarsi a quella di attrice (dato che è figlia di un attore e di una produttrice cinematografica, c’è da ritenere che continueremo a sentir parlare di lei per un bel pezzo…). Eppure ha prodotto un piccolo miracolo: quello di “far metter la testa a posto” anche agli artisti “ribelli” della FAC, inizialmente più lungimiranti degli altri e comunque decisi a non piegarsi ai diktat governativi.

Infatti, in una dichiarazione del 24 settembre la Coalizione ha espresso solidarietà per la Allen e condannato la campagna “al vetriolo” che si è scatenata nei suoi confronti negli ultimi giorni. Inoltre, e qui viene l’elemento interessante, il FAC comunica che, a seguito di una votazione, è emerso che la larghissima maggioranza degli artisti della Coalizione sono favorevoli alla sanzione del “tre volte e poi sei fuori”, secondo cui, “coloro che reiteratamente scaricano file illegali riceveranno una prima lettera di avviso, poi una seconda comunicazione più decisa, ed infine verranno sanzionati con una restrizione della banda di un livello tale da rendere di fatto impossibile il file sharing pur consentendo le più elementari funzionalità di navigazione internet e posta elettronica”.

Un cambiamento epocale per i “libertari”, che sembravano far campagna per la “riduzione del danno” anziché per la proibizione armata: certo, la posizione del “tre volte e poi sei fuori” è meno forte di quella che vorrebbe Mandelson (taglio della connessione tout-court), ma, come nota la BBC, rappresenta pur sempre un’inversione ad U rispetto alle idee progressiste di cui la FAC si fregiava fino a qualche settimana fa. O’ Brien non crede che si sia consumata una capitolazione. “Sono tutti molto soddisfatti” ha dichiarato al Guardian: “Il risultato è del tutto coerente con l’approccio che abbiamo dato alle nostre discussioni interne; sono stati affrontati i temi che ci preoccupavano”.

Insomma, sembra che Lily Allen cada sempre in piedi: prima mette a segno 3 “numero 1” nella classifica britannica cantando (così così) della musica di bassissima qualità, e poi riesce a portare dalla sua parte anche i nemici giurati del file sharing illegale, tra cui si trovano personaggi che (a differenza di lei) hanno realmente fatto la storia della musica pop e rock.

Possiamo solo immaginare la grande soddisfazione che deve aver provato Lord Mandelson davanti alla apparente capitolazione della FAC. Tutti soddisfatti, dunque, a parte i ragazzini che riempiono i loro i-Pod di roba illegale? Non sembra: tra i grandi scontenti si annoverano le compagnie telefoniche, non proprio eccitatissime all’idea di sottoporre i propri clienti a controlli di tipo poliziesco. E questo non solo per motivi di ordine etico, di solito risolvibili, ma per più prosaiche questioni di costi: secondo John Petter, capo della divisione Privati della British Telecom, l’obbligo di sospendere la connessione a chi scarica illegalmente file musicali potrebbe costare ad ogni singolo fornitore di banda larga un milione di sterline al giorno (o 25 sterline al giorno per ogni cliente ADSL nel Paese). Se questi numeri sono corretti, possiamo stare tranquilli e continuare a servirci tranquillamente (e gratis) della musica che più ci piace.

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