di Emanuela Pessina

BERLINO. Alla luce dell’enorme crisi che sta colpendo la centrale nucleare giapponese Fukushima Daichi (nord-est del Giappone), la Germania ha deciso di sospendere l'attività delle vecchie centrali atomiche presenti nel Paese. È quanto risulta dalle più recenti dichiarazioni di una perturbata Cancelliera Angela Merkel (CDU), che ha annunciato la decisione ieri durante un incontro con la stampa a Berlino.

All’inizio del 2010, il Governo di Angela Merkel (CDU) aveva deciso di mantenere in attività 17 centrali nucleari per una media di 10 anni oltre la chiusura prevista: l’abbandono del nucleare era stato deciso da Verdi e Socialdemocratici (SPD) nel 2000 per favorire la diffusione delle energie rinnovabili, un mercato costoso e impegnativo che difficilmente trova spazio se messo in concorrenza con gli incredibili rendimenti del nucleare. Più che una mossa per il bene comune dei cittadini tedeschi, tuttavia, il ritorno all’energia nucleare era stato visto da subito come chiaro favoritismo alle lobby dei grossi produttori energetici, da cui avrebbe guadagnato indirettamente anche il Governo di Berlino e l’economia tedesca.

L’incommensurabile catastrofe che ha colpito il Giappone, tuttavia, sembra aver fatto cambiare idea alla Cancelliera e al suo Governo. “Le condizioni di sicurezza di ogni impianto saranno analizzate da vicino senza nessun tabù”, ha rassicurato la Merkel annunciando, quasi a sorpresa, che il prolungamento dell’attività dei reattori su suolo tedesco verrà sospeso per tre mesi.

In un primo momento, in realtà, la Merkel aveva risposto alla crisi giapponese semplicemente prospettando maggiori controlli e promettendo di trarre tutti gli insegnamenti possibili dalla situazione in corso in Giappone. Anche se la Cancelliera non aveva convinto nessuno: la stampa ha subito notato una certa insicurezza, quasi fosse lei stessa la prima a non credere alle proprie parole. E il repentino cambio d’opinione sembra andare ora a comprovare tale sensazione.

La disgrazia che sta colpendo il Giappone ha risvegliato immediatamente anche l’anima del popolo tedesco, che non ha tardato a ribadire la propria opinione ed è sceso nuovamente in piazza contro il prolungamento delle centrali. Sabato scorso, quasi 60mila manifestanti hanno circondato una vecchia centrale nucleare presso Stoccarda (Sud- Ovest della Germania) per esprimere solidarietà al Giappone e protestare contro la politica del nucleare. In realtà, la Germania si era già espressa contro il prolungamento dell’attività dei reattori a novembre 2010, in occasione dell’arrivo di un carico di scorie radioattive a Gorleben (Germania del Nord): già allora 40mila persone avevano occupato i binari in una protesta che si era protratta per quasi una settimana.

Il motivo per cui Berlino abbia cambiato idea in maniera così repentina rimane di certo ancora poco chiaro. Qualcuno crede che cristiano- democratici, liberali e cristiano- sociali - le forze al Governo - abbiano cominiciato ad ascoltare i propri cittadini proprio alla luce della paura nata in seno alla catastrofe giapponese; ma si tratta di una minoranza.

L’opposizione sospetta piuttosto che la sospensione dell’attività nucleare sia solo temporanea in vista delle numerose elezioni regionali che aspettano la Germania nel 2011, ben sei di cui la prima avrà luogo domenica prossima in Sassonia-Anhalt: l’elettorato è sensibile a questo tipo di catastrofi, forse perché ha più rispetto nei confronti dei propri simili e, di sicuro, ha meno da guadagnare dagli affari dei potenti.

Rimane comunque positivo il segnale lanciato da Berlino: l’attenzione della politica è tutta per Fukushima e il Governo accetta di affrontarla apertamente per la sua gravità, senza nascondersi dietro inutili scuse. E, nonostante i dubbi sollevati dall’opposizione tedesca, rimane una posizione sicuramente più onesta di quella di certi altri Paesi, in cui la riflessione sulla drammaticità del momento corre il rischio di venire definita, in maniera arrogante e irrispettosa nei confronti di chi rischia la vita nell’incertezza della crisi in Giappone, "sciacallaggio politico a fini domestici".

Anche perché l’attuale catastrofe di Fukushima avviene 25 anni dopo Chernobyl, in un’epoca in cui gli esperti del nucleare predicano sicurezza assoluta e sembrano aver dimenticato i rischi veri, quei rischi che non derivano dalle mancanze umane, ma dall’imprevisto. L’imprevisto non ha manuale né regole e Fukushima dimostra una cosa sola: il nucleare era e rimane un esperimento non compiuto condotto sulla terra e sulla nostra pelle. Nessuna certezza e nessuna garanzia a fronte di un procedimento che arricchisce pochi a rischio di tutti..

 

 

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