di Alessandro Iacuelli

Sembra uno stillicidio di guasti, incidenti, errori. Ma quando uno stillicidio diventa continuo, significa che c'è qualcosa che non va nell'organizzazione dell'intero sistema. Ed il sistema in questione è quello della produzione energetica francese attraverso i reattori nucleari. Dopo la perdita di Uranio a Tricasin dell'8 luglio scorso, dieci giorni dopo è toccato all'impianto di fabbricazione di combustibili nucleari Fcbc a Romans sur Isere subire un incidente: la rottura di una canalizzazione sotterranea ha fatto fuoriuscire dei liquidi di scarto che contengono uranio. L'annuncio è stato dato dall'Agenzia di sicurezza nucleare (Asn), che ha naturalmente sottolineato, come succede sempre in questi casi, che non c'è "alcun impatto per l'ambiente". Strano, poiché gli stessi tecnici dell'Asn, dopo un sopralluogo, hanno riferito che "la rottura della canalizzazione sotterranea risalirebbe, secondo il gestore, a molti anni fa", mentre sono state prese "delle misure correttive destinate a proteggere la zona contro le eventuali intemperie".

di Alessandro Iacuelli


Dopo la Spagna, il nucleare fa ancora gravi danni. Stavolta in Francia, ad appena 40 Km da Avignone. La sera di martedì 8 luglio, l'agenzia per la sicurezza nucleare francese (Asn) ha comunicato che trenta metri cubi di una soluzione contenente 12 grammi d'uranio per litro si sono riversati in due fiumi, il La Gaffière e L'Auzon, dal sito nucleare di Tricastin a Bollene, nel dipartimento di Vaucluse. La fuoriuscita si è verificata durante le operazioni di pulitura di una cisterna della centrale: i trentamila litri di liquido fortemente contaminato da uranio, sono finiti al suolo e si sono riversati in un canale adiacente, che li ha poi riversati nei fiumi. In totale, con quei 30.000 litri, sono finiti nell'ambiente ben 360 chilogrammi di uranio. Troppi. Nonostante questo, secondo l'agenzia i rischi per la popolazione sono "minimi". Con la differenza che rispetto agli incidenti precedenti, qui è entrata in gioco una quantità di materiale radioattivo che non può affatto avere rischi minimi.

di Alessandro Iacuelli

Brutto momento per il nucleare iberico: quattro degli otto reattori nucleari spagnoli hanno registrato disfunzioni in meno di 72 ore, come scrive il quotidiano El Paìs. Per motivi differenti, e con conseguenze sulle quali nessuno si pronuncia in modo corretto, gli incidenti si sono prodotti tra sabato e martedì scorsi. Critiche le organizzazioni ambientaliste, secondo le quali è colpa della pessima cultura della sicurezza con la quale Iberdola e Endesa, proprietarie delle quattro centrali colpite, gestiscono gli impianti. A questo si aggiunga che il parco nucleare spagnolo è molto vecchio, come mette in guardia Greenpeace, in un comunicato. Il "Consejo de Seguridad Nuclear" (Csn), organismo che controlla la sicurezza atomica, attribuisce gli incidenti ad una "sfortunata casualità". I proprietari delle centrali hanno sminuito l'accaduto, sottolineando che la sicurezza delle installazioni non è stata colpita. Tre degli incidenti registrati sono avvenuti in tre reattori situati a Tarragona, nel nord-est della Spagna, gestiti dalla Associazione Nucleare Asco-Vandellos (Anav), i cui proprietari sono Iberdola e Endesa. Ancora una volta, si fa la corsa a dichiarare che non ci sono stati pericoli per le persone e per l'ambiente, ancora una volta è partita, come avviene ovunque nel mondo, la corsa alla minimizzazione.

di Alessandro Iacuelli

Le compagnie petrolifere Erg e Lukoil hanno raggiunto un accordo per un’importante partnership nella attività di raffinazione costiera, attraverso la creazione di una nuova compagnia, la Erg Med, che sarà controllata dal gruppo Erg. La nuova compagnia è stata creata appositamente per acquisire la Raffineria Isab di Priolo, in Sicilia, che ha una capacità complessiva di 320.000 barili al giorno, ma anche gli impianti termoelettrici siti presso gli stessi impianti isolani, per una capacità di 99 MW, oltre che un livello minimo operativo di stoccaggi di materiali grezzi e prodotti, per un ammontare pari a 800.000 tonnellate di stoccaggi tra greggi e materiali prodotti, di cui circa la metà non più necessari al mantenimento dell'operatività e quindi potenzialmente cedibili sul mercato. Così, con l'ingresso di Lukoil, la Russia riesce a comprare in pratica un pezzo di Sicilia, che è anche un pezzo importante: la raffineria di Priolo, che negli anni è stata sia il motore dell'economia del sud-est della Sicilia sia la principale industria avvelenatrice di quel territorio.

di Carlo Benedetti

Salta in aria un deposito di armi chimiche nascosto in una regione impervia della Cina sin dalla fine della seconda guerra mondiale. E? subito allarme rosso nella provincia di Chejlunzjan, a circa 300 chilometri dalla città di Charbin, nella parte nord-occidentale. L’emergenza tocca una popolazione di oltre 38 milioni di abitanti perché la nube tossica che si è formata potrebbe estendersi anche alla vicina Russia, lungo i fiumi Amur e Ussuri. La notizia di questa nuova catastrofe ecologica - che la tv di Mosca definisce come una Cernobyl che viene dalla Cina - è stata, in un primo momento, nascosta e poi minimizzata dalle autorità cinesi della regione. Poi sono cominciate a filtrare le prime notizie e le fonti russe stanno ora fornendo alcuni particolari sull’accaduto smentendo la tesi cinese di un’esplosione in un deposito di armi chimiche abbandonato in un’area di confine. Tutto - dicono le agenzie di Mosca - si è verificato nella fabbrica cinese di Zizinkar dove si lavora il fosgene, un gas incolore di odore soffocante, estremamente tossico. E le fonti russe, appunto, mettono in relazione l’attività della azienda con il deposito nascosto sin dai tempi della seconda guerra mondiale proprio per il fatto che il fosgene era adoperato dall’industria militare di quegli anni come aggressivo chimico.


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