Le libertà digitali

a cura di Alessandro Iacuelli


di Dante Brioni


Il 16 luglio 2008, è stata resta nota la relazione annuale al Parlamento per il 2008 del Garante per la protezione dei dati personali. E' stata presentata da Francesco Pizzetti, presidente dell'Autorità garante, e principalmente sottolinea come il nostro Paese sia arretrato e inconsapevole, soprattutto per quanto attiene banche dati e social network. E' stata una relazione severa, nella quale il Garante da un lato evidenzia la necessità di sviluppo e di modernizzazione del Paese, dall'altro stigmatizza la "diffusa indifferenza per la protezione dei dati in settori delicatissimi quali credito, sanità, amministrazione finanziaria, strutture di servizio". Tanto è vero che in uno dei passaggi chiave della presentazione, Pizzetti ha dichiarato: "Un Paese che non conosce neppure quali e quante sono le sue banche dati e che non sa proteggerle è un Paese arretrato, che espone a gravi rischi non solo i cittadini ma anche gli operatori della giustizia, della sicurezza, dell'amministrazione finanziaria, solo per citare alcuni tra i settori più delicati nei quali in questi anni si sono verificati rilevanti furti o usi illeciti di dati". Pizzetta ha parlato di una necessaria semplificazione, evidenziando i passi già compiuti soprattutto in materia di informative e consensi e sottolineando come in una realtà complessa quale è quella italiana occorrano regole semplici, chiare, comprensibili per tutti. Come i lucchetti aperti e chiusi che indicheranno se i dati debbano essere trattati solo nei limiti ristretti delle finalità per le quali essi sono stati forniti o se possono essere utilizzati per finalità di altra natura. Ma la semplificazione auspicata dal Garante non deve prescindere dalla sicurezza. Pizzetta ha sottolineato come l'Authority incoraggi le iniziative che hanno l'obiettivo di facilitare a tutti l'accesso ai servizi on line, moltiplicando gli sportelli telematici, ma ha anche chiesto di essere interpellata per quanto atterrà alle modalità di attuazione. Collaborazione e vigilanza sono le due parole d'ordine.

Nel rispetto dei cittadini, il Garante ha sottolineato come le nuove forme di controllo, dall'installazione di videocamere alla rilevazione di dati biometrici, debbano "rispondere davvero a effettive necessità; che i dati raccolti devono essere conoscibili solo dai soggetti che ne hanno titolo; che devono essere protetti da accessi e utilizzazioni illecite; che devono essere conservati solo per il tempo strettamente necessario; che i cittadini devono essere informati delle garanzie sulle quali possono contare".

Ma se istituzioni e aziende devono adeguare il loro operato, anche i singoli cittadini non devono abbassare la guardia. Pizzetta parla di giovani "nativi di Internet" forse inconsapevoli dei rischi e della portata di certi comportamenti. Parla di Google e delle possibili derive di innovazioni senza dubbio utili come la localizzazione geo-satellitare, ma parla anche di social networks, da Youtube a Myspace, e Facebook, che "consentono a milioni e milioni di persone di scambiarsi notizie, informazioni, immagini, destinate poi a restare per sempre sulla rete. Il che può determinare in futuro, specie nel momento dell'accesso al lavoro, rischi anche gravi per giovani e giovanissimi, che spesso usano queste tecnologie con spensieratezza e inconsapevolezza". Pertanto calca la mano sulla necessità di un futuro più attento e informato.

Sulla questione delle intercettazioni, che periodicamente tiene banco anche sulla scena politica italiana, il Garante fa un "appello accorato" ai media: "Fermatevi e riflettete. Questa non è vera informazione, non è trasparenza, non è un servizio che si fa all'opinione pubblica e alla democrazia". Pizzetti punta l’indice contro la "società dello spettacolo" nella quale "si moltiplicano i talk show basati su fatti ed episodi della politica, della vita sociale, delle relazioni interpersonali, che mettono in piazza, nei moderni fori telematici, vicende spesso anche privatissime", dove "vengono esposte a una discussione inevitabilmente superficiale, informazioni raccolte in indagini giudiziarie, in attività mediche di cura e diagnosi, strettamente legate alle condizioni fisiche e psichiche delle persone. Cose che richiederebbero di essere valutate con cognizione dei fatti, nelle sedi opportune, da chi ha gli strumenti adatti per coglierne a pieno il significato".

Troppi processi mediatici, è la convinzione di Pizzetti, processi mediatici che provocano una pericolosa commistione tra realtà e reality. "Non è giusto, in nome di una trasparenza che diventa prima di tutto spettacolo, e talvolta persino morbosità, invocare la legittimità di ogni invasione nella sfera più intima e riservata delle persone". Di fronte a questo dilagare di informazioni private spettacolarizzate il Garante ha pochi strumenti a disposizione ma "non manca tuttavia di intervenire ogni volta che è necessario. Nella maggior parte delle occasioni con moniti e raccomandazioni; in casi estremi con provvedimenti di divieto o di blocco". Infine Pizzetti fa una richiesta politicamente
esplicita: "La tutela delle persone ci spinge anche a chiedere al Parlamento, e specificamente ai presidenti delle due Camere, misure opportune per evitare che nelle interrogazioni e nelle interpellanze pubblicate in rete dopo anni, siano riportati dati e fatti che, utili per il dibattito parlamentare di allora, possono però continuare a ledere gravemente le persone citate".

Altro tema scottante di questi mesi è quello relativo al prelievo delle impronte digitali. Su questo argomento, il Garante richiede moderazione, evitando criteri discriminatori e in particolare nel caso di minori "le cautele devono essere moltiplicate". Pizzetti si sofferma sulla necessità di regolamentare conservazione ed uso dei dati concernenti il Dna. L’utilizzo dei dati biometrici, "anche nella forma del prelievo delle impronte digitali, si va diffondendo a macchia d’olio, sia nel mondo del lavoro sia in altri ambiti. Il Garante non può che ripetere un fermo e chiaro invito alla moderazione nell’uso di questi strumenti, in quanto potenzialmente lesivi della dignità delle persone. È assolutamente necessario che si eviti di fare ricorso a queste tecniche secondo criteri discriminatori, specialmente di natura etnica o religiosa, che contrastino con la nostra Costituzione e con le Carte dei diritti fondamentali dell’uomo e del cittadino che il nostro Paese ha siglato".

Tornando ancora alle intercettazioni, Pizzetti lo definisce un fenomeno che nei modi e nella misura è "un'anomalia tutta italiana", e sottolineando che le intercettazioni "oltre che uno strumento di indagine", sono "anche una delle forme più invasive della nostra sfera personale". Un approccio a tutto tondo, quello dell'Authority, che sottolinea come i due punti caldi in tema di tutela della privacy siano da un lato la pubblicazione, dall'altro la diffusione delle intercettazioni; non solo i giornalisti, quindi, e la necessità di un richiamo forte alla deontologia professionale, ma anche un richiamo alla diffusione a monte, negli uffici giudiziari. Per questo Pizzetti rinnova "l'appello a che il disegno di legge sulle intercettazioni sia completato prevedendo l`obbligo di adottare specifiche misure tecniche rigorose di protezione, da definire anche in collaborazione col Garante". Chiede troppo?

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